La Procura di Bergamo ha chiuso l’indagine sulla gestione del covid. Risultano 17 indagati eccellenti. Tra questi l’ex Premier Conte, l’ex Ministro Speranza, il Presidente della Regione Fontana, l’ex assessore Gallera , il Presidente dell’ Istituto Superiore di Sanità Brusaferro, l’allora capo della Protezione Civile Borrelli e il Presidente del Consiglio Superiore di sanità Locatelli. Per l’ex Ministro Speranza e per l’ex Premier Conte , gli atti dovranno essere inviati al Tribunale dei ministri, per gli altri, la prospettiva è quella di una richiesta di rinvio a giudizio in quanto la chiusura indagini presuppone che, allo stato, la procura non intende richiedere l’ archiviazione.

Il ritornello che si sente è sempre lo stesso: la procura fa il suo lavoro. Che si sia trattato di un lavoro lungo ed articolato non c’ è dubbio, visti anche i tempi di durata dell’indagine. Ci si chiede però se tra i compiti della procura rientri anche una funzione di sindacato sull’operato della politica tipo: “hai fatto bene, hai fatto male, avresti potuto fare questo invece che quello”. Il giudizio importante non viene affidato agli elettori, ma ad un soggetto esterno che spesso si muove secondo parametri disomogenei e difficili da comprendere. Indipendentemente dall’appartenenza politica, in tutta sincerità, qualcuno può ipotizzare che tra gli indagati vi sia qualcuno che durante l’emergenza covid non abbia cercato di fare del suo meglio?

Non stiamo parlando di episodi corruttivi, ma di andare a sindacare nel merito decisioni prese in momenti delicatissimi a fronte di un emergenza del tutto nuova. Se si dovesse, parlo in generale, usare lo stesso approccio nel valutare l’operato dei magistrati… La magistratura non dovrebbe fare questo tipo di lavoro. Non è compito dei pm o dei giudici quello di fare i super periti rispetto ai politici. Prima di tutto, non hanno le competenze tecniche in quanto non hanno alcuna dimestichezza con l’attività politico/istituzionale. Inoltre, è troppo comodo fare le valutazioni con il senno del poi.

Nel nostro sistema, però, può capitare che le valutazioni dei magistrati entrino in un campo talmente discrezionale che le decisioni poi possano essere contrapposte ed imprevedibili. Insomma, la giustizia dei dadi.  L’ indagine di Bergamo non rende giustizia a nessuno. Poco importa che gli indagati siano di destra o di sinistra. Il tema dell’ “invasione di campo” dovrebbe essere affrontato in modo deciso dalla politica. La verità è che a certi politici giocare “alla giustizia dei dadi” fa comodo, sperano di avere una fortuna speciale, di sopravvivere e di far fuori anche gli avversari.