Il decreto contro le Ong – che punta a ridurre le possibilità di salvataggio dei naufraghi nel Mediterraneo – è da ieri all’esame della Camera. Il governo, per evitare guai e bloccare l’iniziativa dell’opposizione, ha posto la fiducia che ieri sera ha ottenuto. Il voto finale sul provvedimento sarà stamattina, ovviamente l’esito è scontato.

Il centrodestra riparte da qui, dopo il successo elettorale. Si sente più tranquillo e abbastanza forte da imporre al Parlamento una legge che viola la Costituzione, la carta dei diritti dell’uomo e il diritto del mare. Non c’è bisogno di un giurista per capire che una legge che limita le possibilità di soccorrere i naufraghi ha poco a che fare non solo col senso di umanità ma anche con la legalità. Il decreto anti-ong, come è stato ribattezzato, si propone l’obiettivo di limitare l’azione delle imbarcazioni dei volontari. Con due misure molto chiare.

La prima è quella che proibisce alle navi dei volontari di compiere più di un salvataggio. Cioè impone loro, dopo un salvataggio, di dirigersi immediatamente verso il porto che viene assegnato, vietandogli di salvare altri gruppi di naufraghi che dovessero incontrare nel loro viaggio. Spesso le navi delle Ong compiono più di un salvataggio, e dunque la nuova norma più o meno dimezzerebbe il numero dei naufraghi salvati, lasciando, evidentemente, una metà dei naufraghi in mezzo al mare.

L’altra misura capestro è quella dell’assegnazione di porti molto lontani dal luogo del salvataggio: Ravenna, La Spezia, Genova, Viareggio. Questo impone alle navi un lungo viaggio, di quattro o cinque giorni tra andata e ritorno (nel migliore dei casi) tenendole così molto tempo lontane dalle zone di mare dove naufragano i gommoni.

Il Consiglio di Europa ha chiesto al governo italiano di ritirare il decreto. La stessa richiesta è venuta da “Save the Children“, da moltissime organizzazioni umanitarie, e ieri anche da 65 parlamentari tedeschi. La risposta è stata lo sberleffo della fiducia.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.