Il Governo Meloni e le Ong? Empatia zero. Il “Piano Mattei” per l’Africa? Ma non scherziamo. A parlare è Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), che rappresenta più di 500 organizzazioni non governative, interne e internazionali.

L’Italia ha consegnato nei giorni scorsi una nuova motovedetta alla Guardia costiera libica…
Lo ha fatto in pompa magna il ministro degli Esteri Tajani. Anche la forma è sostanza. E sia l’una che l’altra sono inquietanti.

Che messaggio c’è dietro tutto questo?
Si rafforza e si riafferma il fatto che l’esternalizzazione delle frontiere e il blocco dell’arrivo dei migranti è la prima preoccupazione di questo Governo e di conseguenza non lo sono i temi dei diritti umani. Non è che lo dicono le “solite” Ong che quelli in Libia sono campi di concentramento se va bene e che la violazione dei diritti umani è totale. Ad affermarlo sono le Nazioni Unite, a documentarlo sono le agenzie umanitarie, l’Unhcr. Se il percorso italiano viene non solo riconfermato ma addirittura enfatizzato, vuol dire che le politiche migratorie così come quelle di cooperazione – perché le motovedette regalate alla Libia sono un atto di cooperazione – sono strettamente collegate all’esternalizzazione delle nostre frontiere, alla limitazione delle entrate per quanto riguarda i migranti e ai respingimenti. Si tratta di una scelta politica chiara che poi si riflette nell’imbarazzo e nel nervosismo della presidente del Consiglio a Bruxelles.

Cosa c’è dietro il nervosismo di Giorgia Meloni nel summit europeo?
Quel nervosismo, come le bordate antifrancesi di Salvini, dimostrano che l’Italia non ha una strategia di politica estera che non sia strettamente collegata al respingimento dei migranti. Punto. A confermarlo, se ce ne fosse bisogno, sono gli accordi che facciamo in Nord Africa.

Vale a dire?
Gli accordi con l’Egitto, come quelli che sono in ballo con l’Algeria, sono accordi “targati” Eni, ispirati esclusivamente dagli interessi energetici. Così come quelli con la Libia sono motivati dal blocco delle migrazioni.

La presidente del Consiglio ha parlato a più riprese di un “Piano Mattei” per l’Africa.
Ma quale Africa. Il cosiddetto “Piano Mattei” è un piano per l’approvvigionamento energetico. Tant’è che è stata annunciata una missione governativa in Algeria. E il punto focale dell’agenda è sempre lo stesso: il piano energetico.

Cosa si aspetta per il futuro, nel campo della cooperazione internazionale?
Niente di buono. Mi aspetto che tutta la politica italiana, estera e di cooperazione, sia caratterizzata, in particolare con il Nord Africa, da questo tipo di accordi e di priorità di partenariato: l’approvvigionamento energetico, la sicurezza intesa come sicurezza per l’Italia che non arrivino migranti via mare, e quindi il sostegno a chi se li tiene in casa o li respinge qualunque sia la loro condizione.

C’è poi il Decreto Sicurezza, anti Ong.
Contro cui si è pronunciato anche il Consiglio d’Europa. Le misure del governo Meloni ostacolano le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, andando in contraddizione con gli obblighi dell’Italia ai sensi dei diritti umani, del diritto del mare e più complessivamente del diritto internazionale. Ancora una volta, come per il decreto emesso ai tempi del ministro dell’Interno Salvini, l’Europa ci dà ragione. Il decreto va ritirato e devono prontamente essere ripristinate le condizioni di agibilità perché le nostre organizzazioni possano tornare a realizzare la propria missione, salvare sempre e ovunque vite umane. Le Ong sono nuovamente sotto attacco per questo: dalla politica e dai media che continuano in una campagna diffamante che mescola strumentalmente l’opposizione al Decreto migranti al cosiddetto Qatargate.

In Europa la nostra presidente del Consiglio sembra essere bene accolta solo da quelli del Gruppo di Visegrad.
E’ così. Ritengo molto grave che in politica estera si sia determinato un distacco, anche un po’ arrogante, nei confronti di Francia e Germania. Questi due paesi si stanno ricollocando, al di là di come uno la pensi sulla guerra, in un dialogo con Zelensky che li pone come interlocutori primari. Questa è una constatazione oggettiva. Poi ci sarebbe da dire sulla guerra e la non iniziativa diplomatica dell’Europa.

Altro tema caldissimo.
Non è un fatto positivo che tutta la questione della guerra e di una soluzione del conflitto in Ucraina sia vista solo in termini di armi. Noi crediamo che tenere fuori le Nazioni Unite, il contesto internazionale, e avere i soliti due canali, quello della Nato e quello franco-tedesco per l’Europa, che discutono solamente di carri armati, missili a lunga e media gittata, tutto questo non porterà mai ad una situazione di pace. Sono appena tornata dall’Ucraina. I morti al fronte aumentano. L’energia elettrica manca per svariate ore. Le scuole sono chiuse perché non hanno l’energia elettrica. Il tutto peggiorato dalle condizioni climatiche, pioggia, neve, freddo. La guerra è in una situazione di stallo, con la preoccupazione, che abbiamo noi, che si sblocchi nel momento in cui c’è una escalation della gittata dei missili da parte dell’Ucraina. L’Europa che rinuncia ad esercitare un ruolo politico in questa guerra, l’Europa “fortezza” che finanzia muri anti-migranti, non è la nostra Europa, l’Europa dei padri fondatori. In tutto questo, la politica estera italiana non esiste. Non esiste da nessuna parte. Non esiste nemmeno nella tragica vicenda del terremoto in Turchia e in Siria.

Un accusa molto forte.
Lo so bene, ma la mia è una considerazione fattuale. Non abbiamo sentito mezza parola da parte del Governo italiano sugli aiuti. Su come si vuole impegnare. Giovedì scorso, le organizzazioni non governative di Aoi e di Cini, assieme alla Focsiv, come pure la Comunità di Sant’Egidio, hanno scritto ai parlamentari europei, ai vertici europei, al ministro degli Esteri Tajani, chiedendo la sospensione delle sanzioni alla Siria perché non stanno arrivando aiuti in tutto il territorio siriano, in particolare nel Nord-Ovest della Siria, quella più colpita dal sisma, dove peraltro è forte la presenza degli oppositori al regime di Assad. Si tratta di portare aiuto a bambini, donne e uomini che, da anni, sono vittime di una guerra che ha causato centinaia di migliaia di morti, distruzione e sfollamenti di massa. Non abbiamo avuto risposta. E’ la prima volta che accade. Si parla delle motovedette per la Libia, si parla dell’Eni in Egitto, ora della missione in Algeria, ma veline di politica estera che parlino di come l’Italia intenda affrontare l’emergenza umanitaria in Turchia e in Siria non ce ne sono. Eppure le Ong lì ci sono. Non vorrei che ci si accorgesse di questa catastrofe solo quando si dovrà fare i conti con i disperati che fuggono da quelle aree devastate. La guerra in Siria non ha insegnato niente.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.