Chissà se la prossima volta l’on. Giovanni Donzelli ci verrà a dire che avrebbe potuto trasformare l’aula di Montecitorio in un bivacco dei suoi manipoli. Se Giorgia Meloni non troverà il modo per fermarlo, l’ipotesi non è affatto da escludere. Probabilmente Donzelli non ha un gran controllo sulle parole che dice in Tv o nell’aula parlamentare. Giorni fa, incalzato dalla Boschi, scaricò suo fratello (implicato, molto probabilmente da innocente, in una vicenda giudiziaria) sostenendo che suo fratello è di sinistra.
Molto discutibile lo stile, ma niente di scandaloso: ciascuno è padrone dei suoi comportamenti. Ieri è andato molto oltre: ha accusato esplicitamente quattro parlamentari del Pd di essere dalla parte del terrorismo e della mafia. E di essere contro lo Stato. Provocando la rabbia e l’indignazione di tutta l’opposizione (per la prima volta compatta, dal 25 settembre ) e di buona parte della stessa maggioranza. Soprattutto Forza Italia si è dissociata in modo netto, ma è abbastanza probabile che anche nella Lega e in settori ragionevoli di Fratelli d’Italia il dissenso e l’irritazione siano molto forti. Solo Salvini ha espresso solidarietà a Donzelli, ma c’è da pensare che lo abbia fatto più per amore della spettacolarità che per convinzione vera.
Il Pd dalla parte di mafia e terrorismo? Il partito erede di La Torre e Mattarella, di Moro e Guido Rossa? Beata ignoranza. Ora la questione è semplice. Il Parlamento è una istituzione molto seria e appartiene al paese. Non a un gruppetto di estremisti. Non sarà facile per nessuno aprirlo come una scatola di tonno. E anche palazzo Chigi è una istituzione fondamentale della democrazia, da lì si governa il paese e si risponde al paese. Non è San Babila, dove si organizzavano 50 anni fa le squadre fasciste milanesi. Onorevole Meloni: dia una strigliata i suoi, gli spieghi a quale compito siete stati chiamati e dica loro che i tempi della goliardia son finiti.
© Riproduzione riservata