La corsa alla segretaria dem. Il Riformista ne discute uno dei più autorevoli politologi italiani: Piero Ignazi.

Professore il “nuovo” Pd non rischia di nascere già vecchio?
Un “nuovo” Pd non c’è assolutamente. Al di là del fatto che non si è ben capito perché ci sarebbe dovuto essere un “nuovo Pd”. Questo è uno dei grandi misteri della politica italiana degli ultimi tempi. La ragione per cui il Pd si è cosparso il capo di cenere per un risultato elettorale nient’altro che uguale a quello di cinque anni prima. Ed era il secondo partito italiano. È il mistero di un secondo partito di un sistema multipartitico che decide che è un disastro, che è praticamente finito. Questa è una cosa che faccio molta fatica con le mie capacità analitiche a comprendere.

Si faranno di conseguenza le primarie.
Quando si è deciso di farle, si è eliminata ogni possibilità di discutere sui temi. Gli attuali dirigenti del Pd stanno inanellando una valanga di errori, senza soluzione di continuità, e così proseguendo rischiano di trascinare a fondo il partito.

Una delle parole più in voga a sinistra è “identità”.
È giusto ripensare le coordinate valoriali. Il Pd è nato per offrire un’alternativa al berlusconismo. In un momento in cui vi era una logica maggioritaria, c’era uno schieramento di destra abbastanza omogeneo e compatto, bisognava offrire un’alternativa in un sistema fondato su una logica maggioritaria. Adesso siamo in una logica ibrida e quindi tutto è ibrido. Il problema è stato che il Pd, investito dal ciclone renziano, non ha più saputo che cos’era. Quello renziano era un ciclone che si voleva di grande rinnovamento, solo che dietro la parola non c’era niente. O c’erano addirittura delle cose totalmente contraddittorie con l’essere una forza politica appartenente al Partito socialista europeo. Ciò ha creato spaesamento di un grande elettorato. Da qui la trasmigrazione fuori dal Pd di grandi masse di elettori popolari che sono andati nella stragrande maggioranza nell’astensione e il resto da altre parti, un po’ ovunque. Però c’è ancora una grande risorsa.

C’è poi da considerare che una parte dell’elettorato non vota più.
Quelli che non votano oggi non sono come quelli che non votavano settant’anni fa perché analfabeti o quasi. Qui è gente che in grande parte ha scelto di non votare. E molta parte delle persone che hanno scelto di non votare sono dei delusi della sinistra. Ma sono alla finestra. E aspettano qualcuno che li chiami giù a prendere il latte.

Le primarie. Da esterno, ma molto attento, chi la incuriosisce di più e chi invece la convince maggiormente?
La curiosità non può non essere attratta dall’”oggetto sconosciuto” , o relativamente sconosciuto, o comunque nuovo. In questo caso, il riferimento non può che essere Elly Schlein. Che è arrivata ad iscriversi al Pd per partecipare alle primarie. Il che dimostra peraltro la grande apertura di questo partito. Poi c’è Gianni Cuperlo. Lo considero una figura limpidissima. Sono un netto, convinto sostenitore di Cuperlo. Ma non siamo di fronte all’alternativa Bersani-Renzi, che erano due mondi totalmente diversi, in contrapposizione. Qui siamo di fronte a quattro declinazioni diverse che stanno tutte all’interno di un partito. Che vinca l’uno o l’altro, non succede niente di sconvolgente.

In questo scenario in movimento, c’è l’opa di Conte sul Pd.
I 5Stelle sono qualcosa di estremamente volatile. Oggi sono su, domani possono essere giù. Non hanno certo una struttura consolidata che può reggere il confronto con quella del Pd. Si dimentica una cosa di non poco conto, cioè che il Pd governa regioni, città, è un partito impiantato localmente più di ogni altro partito italiano. Questa idea di un’opa 5Stelle sul Pd fa francamente ridere. Non è nemmeno immaginabile una cosa del genere. I partiti possono sempre suicidarsi, per carità. Però il Pd è ancora un partito fortemente strutturato.

Quando si vuole fare un riferimento negativo, si dice o scrive: Il Pd rischia di fare la fine dei socialisti francesi.
Sul Partito socialista francese si dicono una serie di sciocchezze. Il Psf governa città, governa regioni, è tutt’altro che un partito dissolto. È un partito ancora molto solido, solo che in Francia c’è tutt’altro contesto che è quello presidenziale e questo cambia tutto. Vedremo quello che succederà. Certamente le prossime elezioni presidenziali saranno un altro tornate storico dopo quello di dieci anni fa. Può darsi che tutto cambi. Per tornare all’Italia, pensare che il Pd possa essere conquistato da un partito disarticolato e informe, come 5Stelle, con una classe dirigente, per essere generosi, alle prime armi, senza nessun ancoraggio locale, francamente mi pare una forzatura fantapolitica. Un grandissimo politologo norvegese, Stein Rokkan, scrisse un magnifico articolo che diceva i voti contano, le risorse decidono. Le risorse sono di vario tipo, simboliche, finanziarie, organizzative. E poi, il concetto di sinistra sarà pure sbiadito, ma non fino al punto di poter inglobare i 5Stelle o vedere in Conte il nuovo lider maximo.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.