Sono clamorosi i dati che arrivano da uno studio irlandese. Secondo i dati dati dall’inizio della pandemia su oltre 232mila casi di Covid-19 registrati nell’isola britannica solo 262, ovvero lo o,1% del totale, sono dovuti alle attività all’aperto. I numeri forniti dal Health Protection Surveillance Centre (HPSC) hanno elencato numeri ben precisi riguardanti i luoghi principalmente associati ad attività all’aperto ovvero, sport all’aria aperta, cantieri edili o focolai che menzionano specificamente nei registri che un luogo o un’attività all’aperto era coinvolto. All’interno del paese 42 focolai si sono creati da attività all’aperto tra cui 21 nei cantieri edili e 20 associati ad attività sportive. L’HSPC ha detto che è impossibile essere sicuri della partenza della trasmissione del virus. Il numero relativamente basso di casi derivanti dalla trasmissione all’aperto in Irlanda non è un caso raro ma in diversi studi internazionali si è scoperto che i numeri di focolai e casi di Covid-19 è basso per le attività all’aperto.

In Cina uno studio che ha analizzato più di mille casi ha rilevato che solo tre persone sono state infettate all’aperto ed è successo in quanto stavano parlando senza le mascherine. L’Università della California ha dichiarato che su cinque studi a livello globale sulla trasmissione del coronavirus, le possibilità di prendere il Covid-19 in un ambiente interno sono 19 volte maggiori rispetto a quelle all’aperto. Il professore Mike Weed, dell’Università di Canterbury ha analizzato 27mila casi di Covid-19 sulla base di 6mila dati diversi tra cui più di 7mila tra Cina e Giappone e il numero di casi associati alla trasmissione del virus in luoghi aperti era “così piccola da essere insignificante“. Il professore è arrivato alla conclusione che per molti settori dovrebbe essere possibile mettere in atto misure sicure accompagnate da un’adeguata gestione del rischio semplicemente basandosi sull’evidenza dei dati forniti e se le regole vengono osservate in anticipo le attività all’aperto non aumenteranno il rischio della trasmissione sporadica del Covid-19.

Ed Lavelle, professore di biochimica al Trinity College di Dublino, ha affermato che i risultati sono un’ottima notizia e convalidano molte delle tesi provenienti dall’America che dimostrano che le attività all’aperto sono sicure. “Fino ad ora non abbiamo avuto i numeri di ciò che è sicuro e di ciò che non lo è e di come si può controllarlo –  ha detto Ed Lavelle Andare in un bar all’aperto è molto sicuro. Per me, la cosa fondamentale è cosa succede dopo l’attività all’aperto”. Il professor Orla Hegarty, professore assistente presso la scuola di architettura dell’University College di Dublino, ha affermato che è difficile per l’HPSC avere dati ben precisi sulla trasmissione all’aperto poiché sia l’edilizia che lo sport sono due settori che si possono svolgere sia all’aperto che al chiuso. Inoltre aggiunge che il rischio di trasmissione è minore all’aria aperta solo ed esclusivamente se le persone mantengono un distanziamento sociale e fanno molta attenzione a tutte le norme anti-covid messe in atto.

Dopo aver ottenuto tutti questi studi favorevoli all’idea irlandese che all’aria aperta il rischio di contrarre il virus è minore, il governo ha autorizzato le attività sportive all’aperto dal 26 aprile e l’apertura di piazze e campi sportivi. Inoltre anche alcune attrazioni turistiche verranno presto riaperte e per alcuni negozi che hanno aree all’aperto potranno ricominciare le proprie attività dal cinque maggio. Il ministro del turismo Catherine Martin, insieme a Fáilte Ireland ovvero l’autorità nazionale per lo sviluppo del turismo in Irlanda, ha annunciato l’istituzione di un fondo di 17 milioni di euro per tutti i ristori i quali possono richiedere finanziamenti per ottenere più coperti all’aperto.

Avatar photo

Laureata in relazioni internazionali e politica globale al The American University of Rome nel 2018 con un master in Sistemi e tecnologie Elettroniche per la sicurezza la difesa e l'intelligence all'Università degli studi di roma "Tor Vergata". Appassionata di politica internazionale e tecnologia