Il trojan, il terribile virus informatico che trasforma il cellulare in un microfono sempre acceso, è fuori controllo. I casi di abuso, dopo che nel 2019 l’ex ministro della Giustizia Bonafede (M5s) l’ha esteso anche ai reati contro la Pa, sono ormai all’ordine del giorno. Il Palamaragate, dove venne fatto ampio utilizzo di tale strumento da parte del Gico della Guardia di finanza su mandato della Procura di Perugia, è stato certamente uno dei più noti: funzionamento ‘a singhiozzo’, registrazioni audio sparite, programmazioni cancellate a posteriori.

Per cercare di capire cosa accade nelle Procure, la Commissione giustizia del Senato procederà nelle prossime settimane con una ‘indagine conoscitiva’ sulle intercettazioni e, in particolare, quelle a mezzo trojan. Come annunciato dalla presidente della Commissione Giulia Bongiorno (Lega), l’attenzione si concentrerà sui “presupposti e le forme di autorizzazione”, “le fattispecie di reato interessate”, “i costi”, “l’autorità giudiziaria richiedente”, “il numero di indagati”, “il numero di proroghe” e “l’esito dei procedimenti”. Il senatore Pierantonio Zanettin (FI) ha già fatto sapere che nei primi giorni del prossimo anno verranno ascoltati a Palazzo Madama il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo e l’avvocato Luigi Panella, difensore del giudice ed ex parlamentare di Italia viva Cosimo Ferri, il primo a sollevare nel Palamaragate la questione del ‘malfunzionamento’ dei trojan.

“Abbiamo chiesto di sentire anche i tecnici informatici che in varie inchieste hanno evidenziato le anomalie dell’uso, oltre ai tecnici della società Rcs, che ha inoculato il telefonino di Palamara”, ha dichiarato ieri Zanettin. E sempre ieri il vice presidente del Csm David Ermini ha risposto al ministro della Giustizia Carlo Nordio che aveva criticato in settimana la gestione dell’organo di autogoverno delle toghe. “Il ministro – ha affermato – non conosce il lavoro svolto per rinnovare il Csm”. Come esempio Ermini ha citato “le prassi virtuose” utilizzate per le nomine. Dimenticandosi, però, la valanga di ricorsi al giudice amministrativo contro tali decisioni.