«Per arginare i fenomeni criminali in città servono 2mila agenti di polizia, tante telecamere, ma soprattutto una “invasione culturale”: i giovani devono avvicinarsi alla cultura e avere opportunità di lavoro». Ne è convinto Mario Morcone, assessore regionale alla sicurezza, che commenta così l’ultimo “weekend di ordinaria follia” in cui Napoli ha registrato un 16 accoltellato, un 14enne preso a pugni, un immigrato colpito con un pugnale e un serbo trovato cadavere in una strada dell’hinterland.

Assessore, Napoli è reduce dall’ennesimo weekend di movida selvaggia. Che effetto le fa leggere di accoltellamenti, risse e rapine?
«Tutto questo determina l’angoscia in ciascuno di noi e anche la voglia di fare cose concrete per superare questo momento di difficoltà. Ed è un momento di difficoltà che investe soprattutto le fasce giovani. Naturalmente questi eventi mettono a nudo le nostre insufficienze e anche quelle dell’amministrazione della città di Napoli che non è stata particolarmente attenta ai quartieri meno fortunati, a quelli che offrono meno servizi e opportunità per i ragazzi».

Ora, però, non sono solo le periferie i luoghi dove vanno in scena i weekend violenti. Parliamo di Chiaia, del centro storico, insomma dei luoghi centrali della città.
«È mancata senz’altro l’attenzione. Il centro di Napoli, anche se ha visto una crescita del turismo e una penetrazione di persone perbene, rimane un territorio che nel lontano passato era preda assoluta della criminalità, non necessariamente organizzata, ma della criminalità. Credo, quindi, che sia molto importante una presenza più diffusa della polizia. Una città come Napoli con le complessità che la caratterizzano ha avuto un servizio di polizia assolutamente non all’altezza delle sue  esigenze, soprattutto sotto il profilo dei numeri e della presenza nelle strade degli agenti».

Assessore, a proposito di numeri, potrebbe essere più preciso e indicare quanti agenti mancano per far sì che ci sia un controllo capillare del territorio?
«Non voglio sostituirmi all’ex questore, ora assessore della giunta Manfredi, Antonio De Iesu, ma credo che manchino almeno 2mila agenti di polizia: sono assolutamente necessari per presidiare una città come Napoli».

Quindi manca un numero considerevole di agenti?
«Assolutamente sì. Siamo in sottorganico, ma di parecchio. Inoltre c’è anche la questione dei vigili urbani in scadenza».

Sì, è già stato rinnovato il contratto a 142 vigili urbani. Anzi, si sta pensando di considerarli come quarta forza della polizia. Cosa ne pensa?
«Non mi piace l’idea e non risponde allo spirito e al ruolo dei vigili urbani. Sono certamente un presidio di legalità a disposizione del sindaco e collaborano con le altre forze di polizia nel quadro di una sicurezza integrata. Napoli, però, ha bisogno di una polizia molto più strutturata e con numeri molto diversi da quelli attuali. Il numero ridotto di agenti di polizia non è l’unico problema da risolvere. L’intervento repressivo è un tema centrale, ma c’è anche un problema di effettività della pena: se vieni condannato, quella pena la devi scontare».

Lei parla di certezza della pena e siamo d’accordo: chi sbaglia deve pagare e, se questo vuol dire trascorrere un periodo in carcere, è giusto che lo faccia ma nel rispetto della Costituzione e delle leggi. Però, se osserviamo Poggioreale e Santa Maria Capua Vetere, vediamo che il carcere non assolve al suo compito rieducativo; anzi, quasi sempre è solo un luogo di punizione che alimenta l’indole criminale di chi vi entra. Non crede?
«Credo che ci siano anche molti pregiudizi nei confronti di chi esce da un carcere e magari vuole iniziare una nuova vita con presupposti diversi. Però mi faccia dire anche che ci sono degli esempi importanti e positivi. Io ho partecipato con don Gennaro Pagano, cappellano dell’istituto minorile di Nisida, ai percorsi che lì si avviamo per recuperare i ragazzi e offrire loro opportunità di lavoro. Gli stessi percorsi ci sono anche a Scampia con delle cooperative. Le opportunità di reinserimento ci sono ma è necessario crearne altre».

Sì, ci sono tante associazioni che si adoperano per il reinserimento in società di ex detenuti, ma qui si parla delle carceri. La loro funzione originale, cioè la rieducazione del detenuto, quasi sempre viene a mancare.
«Sicuramente sono strutture sovraffollate e che offrono relativamente poco. Credo, però, e torno a dire che bisogna lavorare sul ripristino dei servizi e garantire una qualità minima di vivibilità. Il tema è quello di offrire ai più giovani delle opportunità di crescita culturale. C’è un fortissimo problema legato all’abbandono scolastico, alla perdita di percorsi culturali che offrano poi opportunità di lavoro. In un momento di rilancio non solo della nostra città, ma anche della nostra regione e del Paese, c’è bisogno di avvicinare questi ragazzi a una “invasione culturale” per far sì che restino fuori dai circuiti criminali».

La Regione ha in programma di realizzare progetti in sinergia con il Comune di Napoli?
«Assolutamente sì. La Regione Campania ha già messo in campo dei progetti che contiamo di ampliare. Penso, per esempio, alla creazione di punti di lettura per i più piccoli. Adesso riparte una forte intesa con il Comune sulle necessità della città di Napoli e la Regione Campania farà la propria parte, mettendo a disposizione risorse economiche e umane».

Secondo l’ultima classifica stilata dal Sole 24 Ore, Napoli è al 14esimo posto per numero di crimini ma prima per rapine e furti con strappo. Come legge questo dato?
«Napoli ha sempre avuto il problema dei furti con strappo, cioè degli “scippi”. È un problema al quale non si è mai riusciti a dare una risposta incisiva come dovrebbe essere. Da qui la necessità di un rilancio forte della polizia e della sua presenza sui territori. Ma non serve solo questo. L’attività di repressione non è l’unica strada. Bisogna intervenire sulla povertà culturale. Il futuro è nella formazione e in un percorso culturale che porti mai a delle opportunità di lavoro. Poi resta il problema del rispetto delle regole: oggi tutto è ritenuto possibile e non è così».

L’ex prefetto di Napoli Marco Valentini annunciò anche l’installazione di centinaia di telecamere.
«Su questo stiamo lavorando molto. Abbiamo già installato le telecamere a Chiaia, a Ponticelli e tra poco a San Pietro a Patierno. C’è una serie di progetti in corso che contiamo di portare a termine».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.