«La scia di sangue che in questi giorni sta attraversando la città, procurando la morte a delle giovani vite e terrore e angoscia a interi quartieri, strade, famiglie, non può lasciarci indifferenti. Non possiamo sdraiarci supini in attesa che qualcosa cambi da sola e sederci, rassegnati e assuefatti, a veder morire Napoli». È il grido dell’arcivescovo di Napoli Don Mimmo Battaglia che, in una lunga lettera pubblicata sul sito ufficiale della sua Chiesa, ha voluto scuotere le coscienze ricordando come il sangue non possa essere cancellato con un colpo di spugna e dimenticato. Ha rotto il silenzio, l’arcivescovo, dopo i fatti dei giorni scorsi. E ha fatto bene se si pensa che, dal 26 settembre 2020 al 6 ottobre 2021, nel solo quartiere di Ponticelli si sono verificati una decina di agguati, tre dei quali mortali, e cinque esplosioni di ordigni. A Secondigliano, sabato scorso, un ragazzo di 19 anni ucciso è stato crivellato con dieci colpi di pistola. Stessa sorta è toccata neanche un mese fa a un cinquantenne, ammazzato a Piazza Mercato in un agguato di camorra. E la lista è tristemente lunga.

Perciò don Mimmo Battaglia ha deciso di non fare sconti alla politica: «Stanno uccidendo Napoli. La sta uccidendo la camorra e il malaffare. La sta uccidendo l’indifferenza di coloro che si voltano dall’altra parte, credendo di poter stare tranquilli. La sta uccidendo – rimarca Battaglia – la scarsa attenzione della politica, nazionale e locale, che pare essersi abituata al sangue versato in terra partenopea, considerandola alla stregua di un paese in guerra». Ed è esattamente così, sembra di essere in un film, mentre gli spari, i cadaveri e i raid sono tutti reali e hanno tutti il medesimo sfondo: Napoli. E tra i morti ammazzati, le guerre per il controllo delle piazze di spaccio e i ragazzini armati, è la politica il grande assente. «Sono grato al vescovo per aver scritto parole volte a scuotere le coscienze, ma trovo ingiusto dire che la politica si è abituata allo spargimento di sangue», replica l’assessore regionale alla sicurezza e alla legalità Mario Morcone. Che poi ammette: «È vero, la politica ha attraversato un momento particolare, distratta dalle elezioni amministrative a Napoli e in tutta la Campania e questo ha allentato la presa sui territori». Poi fa il punto sul lavoro della Regione. «Abbiamo aperto una serie di spazi dedicati lettura per i più piccoli – continua Morcone – Stiamo cercando di creare opportunità di lavoro, oltre a lavorare alla rigenerazione urbana delle periferie. Ma è importante che Chiesa, istituzioni e politica lavorino insieme».

Nella sua lettera don Mimmo Battaglia parla, infatti, di un «patto educativo per la città che va concretizzato al più presto». Ma come? Come si ferma questa spirale di sangue e violenza? «Dobbiamo ripartire dai bambini – afferma Paolo Siani, deputato del Partito democratico e componente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza – Sono necessari programmi di sostegno alla genitorialità che la comunità scientifica internazionale riconosce a pieno titolo utili ed efficaci e che possono invertire traiettorie di vita che sembrano in alcuni casi già segnate alla nascita». Soprattutto a Napoli e dintorni, dove i giovani che abbandonano precocemente la scuola ammontano al 22% del totale.

Siani si è battuto a lungo per portare il tema dell’infanzia e della dispersione scolastica all’attenzione della politica nazionale e afferma: «Ha ragione don Mimmo Battaglia, la politica si è abituata al sangue, ma spero che il nuovo sindaco inverta la rotta. Manfredi e io ci siamo già parlati e siamo d’accordo: serve una strategia che tenga insieme pubblico, privato e sociale con la regia del Comune». E proprio il primo cittadino di Napoli, ieri, sembra aver accolto l’appello del vescovo: «Se da una parte, metteremo in campo misure necessarie a garantire maggiore sicurezza e legalità – ha detto Manfredi – dall’altra abbiamo sin da subito promosso un patto educativo che veda coinvolti tutti i soggetti impegnati sul territorio in un’opera di prevenzione sociale e formazione delle nuove generazioni. In questo percorso, l’azione della Chiesa sarà fondamentale».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Affascinata dal potere delle parole ha deciso, non senza incidenti di percorso, che sarebbero diventate il suo lavoro. Segue con interesse i cambiamenti della città e i suoi protagonisti.