Lotta alla camorra, difesa delle istituzioni «da ogni infiltrazione camorristica o velleità affaristica», impegno per i più deboli: bene ha fatto don Mimmo Battaglia a richiamare il tema della sicurezza in una Napoli sempre più allo sbando. Nel corso della celebrazione per San Gennaro, l’arcivescovo ha toccato temi che dovrebbero stare a cuore a tutti i napoletani. Peccato che, a giudicare dai sondaggi, sicurezza e legalità non siano esattamente in cima ai pensieri di chi vive e lavora all’ombra del Vesuvio.

Un’indagine condotta da Repubblica, infatti, evidenzia un’anomalia che nessuno si aspetterebbe a Napoli, dove non si contano gli episodi di piccola e grande criminalità che si verificano pure negli orari e nei luoghi più improbabili. Per più del 45% dei residenti la priorità della prossima amministrazione comunale dovrà essere il lavoro. Fin qui tutto normale, visto che la disoccupazione affligge la città e ormai da decenni. Per trovare la sicurezza, considerata prioritaria solo dal 31% delle persone, bisogna scorrere la classifica andando oltre la manutenzione delle strade (33,3%), il trasporto pubblico (32,9%) e la tutela dell’ambiente (32,6%) arrivando così al quinto posto della graduatoria. Strano, vero? Ancora di più se si fa un rapido confronto con la realtà di Milano, altro grande Comune che andrà al voto il 3 e il 4 ottobre. Qui la sicurezza è considerata la priorità assoluta da poco meno del 27% degli intervistati e occupa il vertice della classifica, mentre la viabilità e la manutenzione delle strade è l’interesse principale di circa il 20% dei residenti e si colloca pertanto al quinto posto in graduatoria.

Come si spiega questo “disinteresse” che una fetta consistente di napoletani dimostra verso temi cruciali come legalità e sicurezza? Le ipotesi sono due. La prima: l’escalation di criminalità alla quale da tempo si assiste nelle strade cittadine, soprattutto in periferia, è una mera elucubrazione di addetti ai lavori, associazioni e stampa. In questo caso, però, non si comprenderebbe l’impegno di tanti – non solo uomini delle forze dell’ordine, ma anche religiosi, insegnanti e volontari – che ogni giorni si battono per fare della città un luogo più sicuro, più vivibile e più inclusivo. La seconda ipotesi è quella più accreditata e, probabilmente, la peggiore: Napoli si sta progressivamente ma inesorabilmente abituando al clima di guerra che la criminalità è capace di alimentare.

È come se la maggior parte della popolazione considerasse la mancanza di sicurezza come un dato strutturale, o addirittura immutabile, per il quale non vale nemmeno la pena di sollecitare gli aspiranti sindaci. E invece no, la sicurezza è la precondizione della convivenza civile e dello sviluppo economico. E qui i napoletani non possono arretrare. Lo tengano presente i candidati sindaci che, a differenza dell’arcivescovo, su certi temi continuano a balbettare senza formulare uno straccio di proposta credibile.