Ci sono convergenze anche con il movimento Cinque stelle”, così Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana (agenzia ore 11:02).

Cosa sta facendo con i Cinque stelle?
Io non sto facendo niente, quello che ho fatto l’ho fatto pubblicamente. A lungo ho ribadito che di fronte a questa destra sarebbe stata necessaria una coalizione più larga possibile. Oggi non siamo in questa condizione e abbiamo scelto di costruire un’alleanza tecnico-elettorale col Pd e con altre forze disponibili. Scelta che ho fatto sulla base della convinzione che la destra estrema che abbiamo di fronte, egemonizzata dalla cultura dell’estrema destra di questo Paese e dell’estrema destra internazionale, va fermata. Certo, di fronte a questa destra sarebbe stata necessaria una proposta ancora più ampia.

Cioè con i 5s dentro?
Una proposta ampia, la più ampia possibile. Dopodiché oggi, di fronte a un dato di realtà di cui non posso non prendere atto, noi abbiamo scelto di collocarci laddove è più praticabile l’obiettivo di contrastare la destra nei collegi uninominali dove si vince con un voto in più. È una proposta più debole di prima? Si certo, ma resta l’unico strumento in grado di mettere in campo un elemento, seppur ridotto, di contendibilità.

Ma quando lei parla di convergenze con i 5 stelle Letta è d’accordo?
Il mondo non finisce il 25 settembre quando si vota. Vedremo quali proposte guadagnano o meno un consenso. Nel prossimo Parlamento chi vorrà produrre una legge sul salario minimo legale a tutela del lavoro povero dovrà costruire un’interlocuzione che peraltro non riguarda solo il M5s, il Pd, noi, ma anche altre forze. Nell’accordo stralciato da Calenda col Pd c’era il tema del salario minimo, poi ognuno di noi ha ricette diverse su come vada fatto.

Sì, ma lei parla di convergenze con i 5 stelle ora, mentre si sta trattando per alleanze elettorali.
Noi abbiamo stabilito un’intesa, stiamo dentro quel quadro. In questo momento però non si sta trattando, noi abbiamo siglato un’intesa.

Quindi le trattative sono chiuse?
Per quel che mi riguarda ho siglato a nome del mio partito e di Angelo Bonelli, Verdi-SI, un’intesa elettorale davanti agli italiani.

Si parla di un 15% di seggi per Sinistra italiana e Verdi. Come ripartite i collegi tra voi?
Tra noi non c’è problema di ripartizione. Andiamo d’amore e d’accordo.

Pensi a una persona di sinistra radicale che non va più a votare da tempo perché non si riconosce in nessuna delle forze politiche. La convinca a votare per lei.
La sinistra ha bisogno di liberarsi da un eccesso di aggettivazione. Il quadro mi sembra talmente problematico che mi accontenterei di avere la sinistra. Nel prossimo Parlamento è importante avere una presenza più forte possibile di parlamentari che possano garantire fin da ora che tra la pace e la guerra militano per la pace, che non votano per aumentare la spesa militare, persone in grado di occuparsi della disuguaglianza.

L’astensionista di sinistra le risponderebbe che lei ha siglato un accordo elettorale con il Pd, il partito della guerra.
La maggioranza dei cittadini che non vota l’ultima cosa a cui pensa sono le alleanze. La composizione sociale di quell’area enorme di astensionismo ci dice che chi non vota vive in condizione di grande sofferenza sociale. Non votano perché considerano la politica uno strumento irrilevante per rispondere ai loro problemi.

Cosa risponde a Bertinotti quando vi fa notare che vi presentate come portatori d’acqua di forze conservatrici rischiando così di perdendo credibilità? La possibilità di non farlo c’era. Perché non vi siete tirati fuori un giro?
Voglio molto bene a Fausto Bertinotti ma non sono d’accordo, la tesi del salto del giro alle elezioni è improponibile per chi decide di misurarsi con la dimensione della rappresentanza. È una tesi nobilissima, seria per chi pensa che in questa fase storica il terreno della battaglia politica sia un altro. Io penso che una delle ragioni della fragilità della sinistra politica in Italia negli ultimi anni abbia a che fare anche con la fragilità e la debolezza dei conflitti sociali. La Francia, ed è una grande differenza con l’Italia, è un Paese attraversato da anni da potenti conflitti sociali. Questo non è irrilevante. L’abbiamo visto anche nella nostra storia, quando i grandi movimenti entrano in campo anche la sinistra politica ne ha un vantaggio.

Come potete contribuire a creare un forte movimento sociale se passate per i portatori d’acqua del Pd?
La sinistra i movimenti non li crea, deve svolgere funzione di sostegno. Ogni volta che c’è un conflitto noi ci siamo, vorrei sapere chi c’è stato oltre a noi in questi anni, chi altro si è battuto attorno a questioni sociali esplosive. Il punto è che per svolgere questo ruolo bisogna esserci.

A costo di essere di percepiti come subalterni a forze conservatrici?
Perché? Quell’accordo firmato implica forse che dobbiamo rinunciare a una di quelle battaglie? C’è scritto che per siglare quell’accordo io al prossimo giro devo votare a favore delle armi in Ucraina o dell’aumento della spesa militare? No. C’è scritto che devo votare a favore di una riforma del fisco regressiva invece di progressiva? No. Se ci fosse stato scritto non l’avrei firmato. Dopo l’accordo con Calenda ho detto che quello era l’accordo tra Calenda e Pd e non era per me vincolante. Perché se qualcuno mi proponesse di firmare un accordo che oggi vincola la mia proposta politica su questioni che ritengo fondamentali, io non lo firmerei. La politica non è pura autoreferenzialità sennò uno si allea solo con se stesso come Calenda. Poi, alla fine di questa giostra, vedremo pure se è vero che Calenda si allea solo con se stesso. La vicenda politica della sinistra italiana degli ultimi vent’anni dimostra che se immagini la tua collocazione soltanto come il terreno attorno a cui si costruisce la tua identità non fai mai un passo avanti. Io ho un’identità chiara, ho una storia che nessuno è in grado di contestarmi.

Voi al Pd siete utili a nascondere divisioni interne. Per Letta difendere l’alleanza con voi serve a lasciare in ombra il conflitto con la sinistra interna al suo partito.
Questo lo saprà Letta. Anche se è arrivato il momento di uscire da un racconto che è dentro alla dimensione del politicismo, la politica non è solo questo. Voglio dire a questo Paese che non è persa questa partita per cambiare in meglio.

Cosa risponde a chi vota Giorgia Meloni perché, dice, “io ho immigrati che mi pisciano davanti alla porta di casa, problema che Fratoianni non ha”?
A parte che non vivo certo in una villa, ma in un condominio, con accanto una casa dove c’è uno Sprar, migranti, persone normalissime. Ma vorrei provare a dirgli che il problema non è l’immigrato. Il problema è che o costruiamo una possibilità di riscatto sociale per lui e per chi gli sta accanto, reddito, diritti, servizi, welfare, oppure il destino irreversibile è lo scivolamento in una situazione in cui la solitudine produce un conflitto sempre più violento verso chi progressivamente diventa l’ultimo degli ultimi. Gli rispondo che Giorgia Meloni, così come Matteo Salvini, al netto della retorica sul popolo e sugli italiani, da un lato difende le élites dei grandi interessi industriali, dall’altro promette idiozie sul blocco navale che non producono nessun risultato concreto. Risponderei che Giorgia Meloni lo illude.

Giorgia Meloni difende in concreto le élites ma ha la furbizia di andare alla sagra della porchetta. Voi ci andate?
Alle sagre ci vado volentieri. La campagna elettorale là farò ovunque e francamente nelle due ultime amministrative l’ho fatta davanti a tutte le fabbriche in crisi di questo paese, l’ho girate tutte, non so chi altro l’ha fatto. Sono andato anche a prendermi gli insulti, a discutere, ad ascoltare. E non l’ho fatto per guadagnare quei voti, ma perché lì c’è un pezzo della crisi del Paese. E devo dire che non mi è ancora capitato, mi capiterà forse, di trovarmi in un luogo di crisi sociale, di sofferenza operaia, e di essere mandato via. Perché la costruzione di una sintonia è anche la ricerca di una relazione. Sono andato, tra i tanti posti, a discutere con i pescatori di Molfetta che di fronte alla crisi dei carburanti rischiavano di non poter continuare a lavorare. C’è una bella differenza con l’offerta politica della destra che è un’offerta pericolosa per tutti e innanzitutto per chi vive una condizione di difficoltà: perché non gli risolve nulla e lo ricaccia sempre più in basso.

Con il Pd di Letta un’intesa reale sul tema delle politiche per l’immigrazione ci può essere? Quale può essere?
Ad ogni giorno la sua pena. Intanto vinciamo le elezioni. Io penso che nonostante il tentativo della destra di costruire l’agenda politica attorno all’immigrazione, sia chiaro a tutti che il vero dramma di questo paese non è l’immigrazione ma è la disuguaglianza.

Calenda s’è sfilato. Ciò sposta davvero a sinistra l’asse del centrosinistra?
Ma di cosa parliamo? Ma siamo a un gioco da tavolo? Io non ho il problema di spostare a sinistra, io ho il problema di far guadagnare uno spazio a delle idee, a delle soluzioni contro la povertà e contro la disuguaglianza . Penso di essere in grado di costruire attorno a queste idee un consenso. Per la gente che non ce la fa più. In una delle tante manifestazioni di protesta sociale in Francia c’era un cartello bellissimo. Diceva: “Fine del mese fine del mondo”. Capito? È la stessa lotta.