Risultati che, finiti sul tavolo del segretario Pd Enrico Letta al Nazarano, hanno fatto scattare più di un campanello d’allarme in casa Dem, che dal day one della guerra in Ucraina ha indossato l’elmetto schierandosi accanto a Kiev e sostenendo la posizione più ‘atlantista’ del Parlamento.

I sondaggi di Ipsos sugli italiani e il ‘rapporto’ con il conflitto in Ucraina, giunto ormai al 44esimo giorno, evidenziano come la posizione del ‘popolo’ sulla guerra sia ben più sfaccettata rispetto a quanto emerso invece con i voti espressi dal Parlamento italiano nelle ultime settimane.

A darne conto è La Stampa, che evidenzia risultati che sono ben diversi dal sostegno chiarissimo mostrato dal presidente del Consiglio Mario Draghi nei confronti dell’Ucraina e del suo presidente Volodymyr Zelensky, come mostrato dal premier anche nel discorso tenuto in Parlamento in occasioni del videocollegamento del leader ucraino, dove Draghi aveva pronunciato parole ancor più dure di Zelensky nei confronti dell’invasione russa.

I risultati sono il segno evidente dello scollamento tra governo, Parlamento e opinione pubblica: secondo i dati di Ipsos solamente sei italiani su dieci (il 57%) sta apertamente con l’Ucraina, con il 5% degli intervistati che invece ammette apertamente di parteggiare per il Cremlino e un 38 per cento che non prende posizione scegliendo l’equidistanza tra aggredito e aggressore. Ma Ipsos nella sua analisi aggiunge anche che “esiste la percezione che i filorussi siano molti di più”, ma che non abbiano voglia di dichiararlo apertamente.

Tornando ai numeri, anche le sanzioni contro la Russia sono oggetto di divisioni. La voglia di neutralità si legge infatti in quel 32% degli intervistati che si dicono “poco o per niente d’accordo” con le sanzioni nei confronti di Mosca, una percentuale in crescita rispetto alle prime settimane di conflitto.

Gli italiani, insomma, vogliono restare fuori dal conflitto ucraino: metà degli intervistati (48%) preferirebbe evitare qualsiasi coinvolgimento astenendosi anche dall’inviare armi all’Ucraina, un’azione sostenuta solo dal 29% degli intervistati.

Risposte che sembrano essere dettate in particolare dei timori per l’economia nazionale, già duramente colpita dalle conseguenze di due anni di pandemia di Coronavirus. Ben l’85% degli intervistati si dice infatti “molto o abbastanza preoccupato” delle conseguenze economiche di questo conflitto.

Infine, la guerra per oltre il 50% resterà una questione tra Russia e Ucraina o, al massimo, si estenderà ad altri Paesi dell’Est Europa. Mentre per il 45% è poco o per niente probabile il ricorso ad armi nucleari.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia