Nel giorno in cui il Consiglio dei ministri dà il via libera alla manovra, il premier Mario Draghi si presenta in conferenza stampa con una promessa volta a rassicurare gli italiani scossi dalla guerra e dalle sue conseguenze. «Noi faremo tutto quel che è necessario per aiutare famiglie e imprese, all’interno di una cornice di equilibrio dei conti pubblici e disponibilità europea, ma la disponibilità del governo c’è ed è totale» ha detto Mario Draghi.

Il presidente del Consiglio però è consapevole che non può fare tutto da solo. Ed è per questo che manda un avviso ai naviganti. «Altrettanto importante – prosegue Draghi in conferenza stampa – è il messaggio che governo e maggioranza devono dare in termini di fiducia, un messaggio di unità che promana dal governo, dalla maggioranza e dal Parlamento». La guerra in Ucraina e l’inflazione «hanno offuscato le prospettive di fiducia, ma la fiducia dipende anche dalla capacità di esprimere un indirizzo. Questa è una strada che deve portarci ad affermare una governabilità» intesa come «unità di intenti: questo lo vogliono i cittadini. Se i cittadini devono scegliere tra le differenze dei partiti e l’unità di intenti del governo sono certo che scelgono la seconda» chiosa il premier. Che però fa professione di realismo. Per mettere davvero in difficoltà la Russia, e costringerla a scendere a patti e condizioni, serve la collaborazione di tutti. «Cosa preferiamo? La pace in Ucraina o stare tranquilli con il condizionatore accesso tutta l’estate? Vogliamo la pace in Ucraina e ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace», ha aggiunto amaro.

Ad ogni modo, la prospettiva di eventuali razionamenti non è alle viste, ha voluto rassicurare il premier. «Se dovessero cessare le forniture fino ad ottobre siamo coperti dalle riserve ed altre provvigioni. Le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno». L’embargo del gas dalla Russia, ad ogni modo, «non è un’ipotesi al momento oggetto di discussione ma la situazione si sta modificando davanti ai nostri occhi», ha commentato il presidente del Consiglio. «Non è sul tavolo e non so se lo sarà mai ma tanto più diventa orrenda questa guerra tanto più i Paesi alleati si chiedono che cosa si può fare per indebolire la Russia, in assenza di una nostra partecipazione diretta alla guerra. È una situazione in divenire». «Chiedo da tempo – ha aggiunto Mario Draghi – di mettere un tetto al prezzo del gas, sarebbe la cosa più razionale, a livello collettivo, europeo. La Ue ha un potere di mercato straordinario, è di fatto l’unico compratore e ha un forte potere di mercato, un potere che si può esercitare attraverso l’imposizione di un prezzo che sia remunerativo ma non stravagante come quello attuale».

Molte delle parole utilizzate da Draghi in conferenza stampa, risuoneranno molto probabilmente anche oggi all’incontro con i sindacati. «È importante perché intanto riprende il confronto che si era fermato all’inizio dell’anno per gli eventi che sono successi. Ma è importante anche perché l’Italia si trova attaccata da più fronti: inflazione, caro energia, mancanza delle materie prime. Poi c’è la guerra, la scelta di ‘in che campo stare’. È un quadro molto complesso e a me è venuto in mente che forse la cosa più naturale da fare è vedere se non si potesse stare tutti insieme: governo, sindacati e associazioni datoriali, devono discutere insieme e vedere se non si riesce a trovare una strada comune».

Un invito all’unità che risuona poco dopo nell’appello che il premier rivolge alle forze politiche, in vista dell’approvazione di importanti riforme come quella del Csm e del fisco. «Se mettere la fiducia lo stiamo valutando ora. Io ho promesso in Cdm di non mettere fiducia e spero di mantenere fede alla promessa. Spero che tutte le forze politiche prendano atto di questo segnale e si mostrino collaborative nel giungere a una soluzione per un compromesso che deve tuttavia essere ragionevole», fa sapere il presidente del Consiglio. Il nodo è sempre quello: scoraggiare i partiti da guerricciole di bandiera, per ammorbidire il più possibile gli effetti dirompenti della guerra.
«Ci sono diversità anche profonde di vedute ma queste battaglie a cosa portano? Al fatto che le istituzioni non rispondono ai bisogni dei cittadini, bisogni che in questo momento sono disperate, e io non penso che le forze politiche abbiano queste intenzioni, io penso che alla fine prevalga lo spirito comune. Vi parrò ingenuo – conclude Draghi – ma la penso così».

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