Due operai, uno ucraino e uno russo, che sorreggono la stella dell’Ordine sovietico dell’amicizia dei popoli. Una struttura di ‘8 metri di metallo’ che la città di Kiev ha deciso di demolire.

L’immagine dell’operaio russo ‘decapitato’ è stata pubblicata oggi 26 aprile, 62esimo giorno di guerra, sui social del sindaco della capitale, l’ex pugile Vitaly Klitschko.

Via monumenti e targhe 

La statua di bronzo posta all’Arco dell’amicizia dei popoli era stata eretta dai sovietici nel 1982 nel centro della capitale ucraina, come simbolo di fratellanza fra russi e ucraini. “Questo posto non rappresenta più l’amicizia tra la Russia e l’Ucraina, la Russia ci sta attaccando. Qui sorgerà il monumento dedicato alla libertà dell’Ucraina“, ha dichiarato Klitschko.

Che ha poi aggiunto: “Lo smantellamento è iniziato oggi e prevediamo di portarlo a termine entro stanotte“, sottolineando come Mosca abbia dimostrato “un barbaro desiderio di distruggere il nostro Stato e i pacifici ucraini“.

Il sindaco di Kiev ha inoltre comunicato che saranno smantellati circa 60 monumenti legati alla Russia e all’Unione Sovietica. Verranno inoltre rimosse le targhe commemorative.

Rinominate anche le strade

Le autorità di Kiev si stanno preparando anche a rinominare le strade i cui nomi sono associati alla Russia e alla Bielorussia. Lo ha riferito il segretario del Consiglio comunale della capitale, Volodymyr Bondarenko, citato dal quotidiano Ukrayinska Pravda. Una decisione ribadita anche dal sindaco Vitaly Klitschko sul suo post.

Sono stati identificati 279 elementi legati al Paese aggressore e ai suoi alleati che devono essere rinominati. Ma potrebbero essercene di più. Attualmente siamo in attesa di suggerimenti dai residenti“, ha spiegato Bondarenko, evidenziando che i progetti per la modifica dei toponimi dovrebbero essere pronti entro il 9 maggio.

Il segretario ha dichiarato che un certo numero di toponimi dovrebbe essere rinominato in modo ‘inequivocabile’ (ad esempio ‘Moskovskaya Street’ o ‘Amurskaya Square’). Mentre su altri nomi, come ‘Belorusskaya Street’, il dibattito è ancora in corso: il Paese ospita infatti molti bielorussi fuggiti dal regime di Lukashenko, che stanno combattendo come volontari accanto agli ucraini. “Nessuno rimuoverà i libri dei classici russi dalle biblioteche, nessuno vieterà i concerti di Rachmaninoff, ma la questione delle strade e dei monumenti deve essere affrontata“, ha concluso.