Rai di regime? A guardare i fatti sembra piuttosto che Giorgia Meloni fatichi a imporre un modello degrillinizzato. Gli equilibri profondi e le intese nel Cda sanciscono l’ottimo stato di salute della maggioranza trasversale Cinque Stelle-Centrodestra. Quella “Pax Casalina” che tutti conoscono a viale Mazzini come a Saxa Rubra e che procede indisturbata. Di nomina in nomina, di intesa in intesa. Floridia ieri lo ha messo in chiaro, apponendo il sigillo reale di Giuseppe Conte sul Contratto di servizio di viale Mazzini. Il memorandum che regola il rapporto dell’emittenza pubblica con Governo e Parlamento viene rinnovato ogni tre anni, e ieri alla scadenza i grillini non hanno fatto mancare il loro supporto.

E che supporto: Barbara Floridia, l’ex prof di Lettere diventata improvvisamente Senatrice e oggi a capo della Vigilanza Rai, ieri ha dato parere favorevole al contratto di servizio. Floridia si fa così garante dell’accordo tra centrodestra e Cinque Stelle, pronta ad assicurare che la “pax Casalina” permanga indisturbata. L’opposizione si è spaccata sul testo messo a punto dal relatore di maggioranza, Maurizio Lupi. Così oltre ai voti della maggioranza il testo è stato approvato anche dai parlamentari del Movimento, con l’opposizione di Italia Viva e del Pd.
“Nonostante il lavoro apprezzabile dei relatori non è stato possibile trovare una sintesi finale. Nessuna delle proposte più qualificanti di Italia Viva è stata accolta”, ha detto Maria Elena Boschi, vicepresidente della vigilanza Rai, annunciando il voto contrario di Iv. “Non ha trovato una attenzione specifica la pluralità della nostra società così come la valorizzazione del ruolo delle donne, nulla sui principi di valorizzazione delle competenze interne all’azienda o sulla verifica dell’esecuzione degli obblighi contrattuali da parte della Rai e delle sanzioni laddove ci siano inadempienze” ha proseguito Boschi.

Ora la palla passa al ministero delle Imprese e del Made in Italy e alla Rai per il testo definitivo. La maggioranza ha messo ai voti il parere sul contratto di servizio dopo che è naufragata la possibilità di redigere un testo congiunto con il dem Antonio Nicita. Insufficienti, secondo il Pd, le modifiche accettate dalla maggioranza. Lupi ha, invece, sostenuto che la maggior parte degli emendamenti accolti sono dell’opposizione e che la maggioranza ha fatto evidenti passi indietro, proprio in un’ottica di mediazione. Da qui la scelta di votare sì del M5S, che ha difeso i risultati ottenuti in Commissione, a partire dalla lotta alla disinformazione fino alla valorizzazione del giornalismo d’inchiesta.

Sigfrido Ranucci viene chiamato a fare da scudo all’operazione: “Il nostro è stato un gesto di responsabilità a sostegno di trasmissioni come Report e PresaDiretta”, spiegano i parlamentari M5S. Una posizione non condivisa dagli esponenti Pd, secondo i quali “il tema del giornalismo d’inchiesta stava già nella bozza dei relatori a luglio e non era più un tema di discussione. C’erano oltre 200 emendamenti, molti anche dei 5S. Siamo colpiti. Non si era mai vista una forza politica votare con così tanta convinzione ed entusiasmo un atto che escludeva la maggior parte delle sue proposte”. Tra i banchi dell’opposizione il sospetto che circola è che il Movimento voglia stringere accordi con la maggioranza per strappare qualche poltrona in Rai, come ad esempio una vicedirezione della Tgr, nel solco delle accuse lanciate in occasione della scelta del consigliere Alessandro Di Majo di astenersi sulle nomine alle testate in primavera. Numerose le prebende che dimostrano la solidità dell’accordo 5Stelle-Centrodestra: l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, Guardasigilli nei primi due governi Conte, è uno dei due membri del consiglio di presidenza della Giustizia tributaria assieme a Carolina Lussana. Il Direttore di Rai Parlamento, sospinto dal Movimento, è Giuseppe Carboni. E a dirigere Radio 2 c’è Simona Sala, graditissima a Conte. Il ruolo di Alessandro Di Majo nel Cda Rai è evidente. Da oggi ancor di più quello della presidente della Vigilanza, Floridia.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.