Sarebbero almeno una quarantina, tra senatori e deputati, i parlamentari del Movimento 5 Stelle pronti a votare “no” alla fiducia dopo i malumori e le polemiche che hanno segnato la nascita del governo Draghi.

Ad aprire la strada è stato, qualche giorno fa, Alessandro Di Battista, seguito a ruota dalla senatrice Barbara Lezzi, dal senatore Emanuele Dessì, dal presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra e da altri onorevoli pentastellati.

Malumori dettati dai soli quattro ministeri ottenuti (di cui due senza portafoglio) in ruoli considerati non chiave e dal super ministero della Transizione ecologica che “avrebbe dovuto prevedere la fusione tra il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero dell’Ambiente” lamenta Lezzi, “oggetto del quesito” votato l’11 febbraio scorso sulla piattaforma Rousseau. “Chiediamo che venga immediatamente indetta nuova consultazione con un quesito in cui sia chiara l’effettiva portata del ministero e che riporti la composizione del Governo” scrive su Facebook l’ex ministra del Sud dei gialloverdi. Malumori anche perché il Movimento non avrà rappresentanze per il Mezzogiorno, nonostante il 47% delle preferenze arrivate nel 2018 dalla Sicilia.

Il “no” alla fiducia porterebbe, così come ribadito dal capo politico Vito Crimi, all’espulsione dal Movimento. Ancora poco chiari gli eventuali provvedimenti per chi deciderà invece di astenersi.

A provare a rasserenare gli animi Vito Crimi. Il capo politico del Movimento, nel corso di una assemblea online con i parlamentari ha spiegato che quello che è nato “è il governo di Draghi e del Quirinale. Abbiamo anche Forza Italia e Lega, possiamo dire quello che vogliamo ma lo sapevamo che ci sarebbero stati loro ministri”.

Crimi prova ad aizzare i suoi parlando del partito di Renzi, Italia Viva, “uscito a pezzi” dalla composizione del nuovo Governo. “Aveva 2 ministri ed esce solo con Bonetti”. Poi sulle polemiche relative ai ministeri ottenuti dal centrodestra: “Da Lega e Fi sicuramente io non mi aspettavo che proponessero Gandhi o Martin Luther King… questi sono i nomi”.

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Secondo Crimi “non ci sono state trattative sui ministeri. Ognuno può pensare quello che vuole ma trattative con Draghi non ci sono state. Draghi è un uomo abituato a sapere che un suo sopracciglio alzato fa girare i miliardi. Un senso di riservatezza a cui non eravamo abituati”.

Il capo politico del Movimento precisa di aver scambiato “messaggi con Zingaretti… anche Salvini mi ha chiesto informazioni. Alle 18.30 di venerdì ricevo una chiamata da Draghi, che mi ha comunicato quali erano i nostri ministri”.

 

Redazione

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