Le rocambolesche ricostruzioni (fake)
La profezia di san Malachia e il destino dell’ultimo Papa: le teorie del complotto in attesa del Conclave
Prosegue il confronto tra i porporati: l’obiettivo è eleggere in breve tempo un Papa che non sia divisivo. Focus sulla centralità della liturgia e sull’eredità di Francesco. Dibattito serrato sulla secolarizzazione

Riprendono le congregazioni dopo la sosta del Primo Maggio, che è stata anche l’occasione per confronti interni tra i porporati. Del resto, le luci accese fino a tarda notte nelle dimore dei cardinali della Curia intorno alla Santa Sede sono la prova di quel lavorio necessario non solo per capire su quale profilo andare, ma anche per amalgamare un collegio cardinalizio rinforzato dalle nomine fatte da Papa Francesco e che ha visto l’ingresso di cardinali totalmente estranei alla Curia romana.
Incognite e i due assenti
Sistemate l’incognita Becciu e i vulnus giuridici sui cardinali in eccesso, le congregazioni entrano nel vivo e iniziano ad affrontare i temi centrali nel governo della Chiesa, di natura spirituale e temporale, partendo proprio dall’eredità del pontificato di Papa Francesco. Intanto la sala stampa vaticana fa sapere che non parteciperanno al Conclave due cardinali elettori “che ne hanno dato informazione al collegio”: il cardinale Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo metropolita emerito di Valencia, e il cardinale John Njue, arcivescovo metropolita emerito di Nairobi (Kenya).
Le priorità della Chiesa
Sono stati esaminati le questioni “finanziarie” e gli scandali, tra cui quelli di natura sessuale: affrontati – sottolinea Matteo Bruni, direttore della sala stampa vaticana – come “una ferita aperta” che tale deve restare per mantenere alta l’attenzione e individuare i percorsi di guarigione. I “principi della Chiesa” hanno poi posto l’accento sulla liturgia e sulla sua centralità, analizzando anche i tre ultimi pontificati (quello di San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco), caratterizzati dal serrato confronto con la secolarizzazione imperante che ha devastato l’Occidente cristiano e contro cui Benedetto XVI si era scagliato già dai tempi in cui guidava la Congregazione per la dottrina della fede. L’errore – forse l’unico – di Giovanni Paolo II fu quello di pensare che la secolarizzazione nella sua fase acuta fosse superata. Ma alla secolarizzazione di matrice ateistico-comunista si è sostituita quella strisciante e opulenta insita nella civiltà occidentale.
Il pontificato di Francesco sul rapporto con la secolarizzazione è apparso molto più arrendevole – soprattutto in Europa – spostando il centro dell’azione ecumenica e dell’universalismo cristiano su quello che è stato definito il Sud del mondo. Scegliendo de facto di abbandonare l’Europa quasi fosse ormai “una pecorella smarrita”, data per persa. Una visione contestata da quegli ambienti cosiddetti “conservatori” che, forti del Vangelo, non hanno alcuna intenzione di cedere.
La Chiesa non ha e non potrebbe avere gli orizzonti semplici, umani e brevi di qualsiasi altro organo laico. Evangelizzare è il compito chiaro, segnato proprio dalle parole di Cristo, ereditato dal compito affidato da Gesù agli apostoli: “Andate e ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Questo vuol dire non solo estendere la cristianità, ma difenderne anche il cuore pulsante quando è minacciato. I cardinali sondati all’uscita dall’ottava congregazione sono sicuri di giungere presto ad un nome ampiamente condiviso e che garantisca unità alla Chiesa.
Papabili e teorie del complotto
Ovviamente il Conclave e le incertezze sul futuro della Chiesa sono anche l’occasione per alimentare teorie del complotto e risvegliare antiche profezie. Del resto, l’uso esponenziale dei social e la creduloneria generale rendono facile alimentare dubbi fondati sulle falsità assolute, abusando proprio delle debolezze interpretative degli utenti che si lanciano in rocambolesche ricostruzioni. Nulla come la Chiesa, con la sua millenaria storia, è il terreno adatto per inondare la Rete e conquistare like e condivisioni. Su tutte domina la celebre profezia attribuita a San Malachia, vissuto nel XII secolo, che con i suoi 112 motti avrebbe profetizzato il destino di molti Pontefici, tra cui l’ultimo Papa, il celeberrimo Pietro Romano.
Secondo la profezia, “pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine”. Un Papa assumerà il nome di Pietro II oppure si chiamerà Pietro “Petrus” come nome di battesimo? In questo Conclave uno dei favoriti è proprio Pietro Parolin, che dunque ha fornito già oggi l’occasione per alimentare la follia social. Peccato però che la profezia sia un falso storico acclarato, scritto intorno al 1590, quindi non nel XII secolo.
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