L’attrice pronta a nuove sfide
La rivelazione di Natalie Portman: “Sono stata influenzata da Elena Ferrante”
Nel mondo dei film tratti dai fumetti, i cosiddetti cinecomic, dove ormai le supereroine cominciano a farla da padrone, Natalie Portman non ci sta a tornare semplicemente a vestire i panni dell’astrofisica Jane Foster, ex amore del dio del tuono di Chris Hemsworth ed in Thor: love and thunder, dal 6 luglio al cinema, passa dall’essere “solo” una donna straordinaria ad avere poteri straordinari. L’attrice e regista israeliana, a Roma per presentare l’uscita di questo quarto capitolo dedicato a Thor e nuovo tassello dell’universo Marvel, conferma che la sua Jane acquisterà fisicità da supereroina e martello di Thor, combattendo al fianco di quest’ultimo un villain d’eccezione come Christian Bale nei panni di Gorr, il Macellatore di Dèi.
È dal 2011 che Natalie Portman veste i panni di Jane Foster e il suo personaggio, nei fumetti come al cinema, è in continua evoluzione. Chi mastica un po’ di mitologia nordica unita alla passione per i fumetti, saprà che in Love and Thunder, diretto nuovamente dal neozelandese Taika Waititi Jane diventerà Mighty Thor, l’unico essere umano degno di sollevare, brandire e usare il Mjolnir, il famosissimo martello del Dio del Tuono. Nell’incontro con la stampa, Natalie Portman parte dalla forza della sua Jane per aprirci le porte di questa nuova avventura supereroistica che la vede finalmente più protagonista.
Che può dirci di questo mix tra vulnerabilità e forza che caratterizza Jane Foster?
Devo dire che è quello che amo più di ogni altra cosa del personaggio. Personalmente trovo difficile rapportarmi con figure così dure e sempre così toste in ogni momento. Ammiro chi ha queste qualità ma non è una cosa che mi appartiene. Lei invece è più vera e anche più femminista se vogliamo, perché è una donna che ha paure, dubbi, sfide a cui far fronte e debolezze ma al tempo stesso è potente, dura, tosta e questo mi piace.
Che importanza ha che Jane prenda il martello di Thor e diventi una supereroina in questo particolare momento storico in cui il cinema finalmente riconosce il rilievo dei personaggi femminili?
È molto importante vedere come adesso le supereroine sono di più, anche se non basta ancora. Si sarebbe portati a dire che avere queste figure di donne come eroi abbia dell’incredibile ma invece non dovrebbe sorprenderci, perché questa dovrebbe essere la normalità. Certo, in questo film ho il piacere di avere, anche al mio fianco, il personaggio interpretato da Tessa Thompson e siamo una squadra al femminile. Questo è un messaggio importante anche per i giovani, i bambini, che devono potersi riconoscere in eroi e supereroi di qualunque genere. Vogliamo che si possano rapportare a questi personaggi per la loro personalità. Quando ero bambina c’era un solo riferimento per me nel panorama dei supereroi, invece ora ce ne sono tante.
Il personaggio di Jane Foster è stato introdotto 10 anni fa nel Marvel Cinematic Universe e ha subito un’evoluzione notevole. Come descriverebbe questo viaggio?
Devo dire che per me è stato un viaggio entusiasmante. Dieci anni fa, poter interpretare la parte di un astrofisica in un film di quelle dimensioni è stato straordinario, anche se il film non verteva su questo. Però, il fatto che ci sia stato questo personaggio, ha rappresentato una svolta, perché sappiamo che ancora adesso sono troppo poche le ragazze che scelgono di studiare scienza, tecnologia, ingegneria, matematica, le cosiddette discipline stem. Tra l’altro, la Marvel ha avviato un programma negli Usa per sostenere le giovani che decidono di intraprendere questo percorso. È stato un dono fare un personaggio che fosse al tempo stesso astrofisica e supereroe. Aggiungo anche, a titolo personale, che quando stavamo girando questo film ho festeggiato i miei 40 anni e trovo rivoluzionario il fatto che Taika e la Marvel abbiano avuto la fantasia di voler dare questo ruolo e potere ad una mamma di due bambini, ebrea, quarantenne, alta 1.60 cm che si trasforma in una supereroina bionda. Devo dire di essere stata particolarmente contenta.
Come si è approcciata a questa nuova versione di Jane e all’evoluzione a Mighty Thor?
Ho studiato molto, ho riflettuto molto su questo personaggio e le sfide che potevano essere affrontate e ho capito che tutto questo me lo dovevo lasciare alle spalle perché si è trattato di improvvisare parecchio. Questo è quello che voleva Taika. Io ero agitata all’inizio ma poi ho capito che bisogna lasciarsi andare, bisogna essere aperti di mentalità, questa la lezione. È stato un po’ un ritrovare il senso proprio del nostro lavoro come attore, il gioco che dà sfogo a una fantasia infantile. In fondo, girare le scene di battaglia, con armi finte contro un nemico invisibile, ha richiesto che ci ricordassimo come giocavamo a 5 anni.
Ha intenzione di continuare anche con la carriera di regista?
Spero di riuscire a tornare alla regia. Ho voglia di nuove sfide, questo è indubbio. Voglio continuare a poter esplorare diverse modalità di espressione come nel caso della regia. Sto già ovviamente lavorando su un progetto che è Lady in the lake, una serie Apple TV, e questo è un modo diverso di utilizzare la mia voce perché per 30 anni, tutto sommato, ho fatto sempre la stessa cosa, sono stata l’acqua in un contenitore. Io ora vorrei essere colei che crea il contenitore.
Cosa le interesserebbe raccontare?
A me interessa l’esperienza, il punto di vista delle donne. In tal senso sono stata influenzata da scrittrici italiane come Natalia Ginzburg e Elena Ferrante e mi interessa la prospettiva che hanno. Scrittrici come queste per me hanno rappresentato un momento di rivelazione.
Quali sono i temi più importanti esplorati nel film?
Taika Waititi in questo film ci tiene molto a esplorare l’amore in tutte le sue forme e questo, diciamo, è ciò che credo sia la cosa più bella per tutti noi. L’amore , ripeto, in tutte le sue forme, quello romantico, tra amici, tra genitori e figli, per il lavoro, per se stessi, sono il modo per dare senso alla propria esistenza.
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