“L’esplosione mi ha letteralmente spezzato il cuore in due, il dolore immenso che in questo momento provo è lacerante non per l’evento catastrofico in sé, ma perché è l’ennesima goccia in un mare di disastri che si susseguono ormai da più di un trentennio senza fine. E’ devastante tutto ciò che sta martoriando da mesi il mio Paese. In Libano c’è l’inferno, letteralmente”. Ad accompagnare questo toccante racconto sono le lacrime di Sara, una ragazza italo-libanese poco più che trentenne che tra rabbia e dolore prova a dare dignità ad un popolo che sta vivendo la fase più buia della sua storia. L’esplosione accaduta lo scorso 4 agosto a Beirut è stata devastante, un disastro forse senza precedenti. Il bilancio delle vittime e dei feriti continua a salire vertiginosamente, così come il numero dei dispersi e degli sfollati. Le persone assumono lo stesso stato d’animo di una città afflitta e distrutta. In poco tempo il mondo della rete si è riempito di immagini e video che mostrano gli attimi della deflagrazione, così come anche di ipotesi e spiegazioni alla causa di questo disastro. Non è chiaro, infatti, quale sia stata l’origine delle esplosioni. Fatto sta che questo terribile episodio giunge in un periodo delicato per il Libano, in preda ad una gravissima crisi economica e al forte malcontento popolare per cattiva gestione e corruzione da parte dell’élite al potere.

IL RACCONTO – La stessa Sara ci racconta che “il Libano sta vivendo il peggior periodo della sua storia; peggiore della guerra civile degli anni 80, peggiore della guerra del 2006, peggiore dei tanti attentati subiti dal popolo; peggiore di sempre”. Vissuta tra il Libano e l’Italia, Sara è molto addolorata per ciò che sta accadendo al suo Paese. Il richiamo delle origini la fa sprofondare in un sentimento di tristezza e dolore per ciò che il popolo della sua terra è costretta a subire. “Il popolo libanese è noto da sempre per essere un popolo allegro, ospitale, fiero, speranzoso e forte, in grado di alzarsi anche dopo la peggiore delle catastrofi”, racconta la ragazza preoccupata per la piega che sta prendendo la situazione nella Terra dei Cedri. La storia di Sara, infatti, spazia tra il territorio italiano e quello libanese, ed è lei stessa a voler descrivere “con orgoglio e fierezza” la sua storia. “Ho la fortuna di essere nata in una splendida famiglia multiculturale, mio padre italiano e mia madre libanese, si sono incontrati proprio in Libano durante gli anni bui della guerra civile – spiega Sara –  Io sono nata in Italia, ma ancora piccola ci siamo trasferiti in Libano e ho avuto un’altra grande fortuna: quella di studiare e crescere in Libano ed imparare a leggere e scrivere l’arabo, il francese, l’inglese e non solo. Nel frattempo, siamo rientrati in Italia e ho proseguito i miei studi secondari e l’università in Italia. Attualmente io e la mia famiglia viviamo a Roma, ma il mio cuore non ha mai lasciato il Libano”. 

Sara ripercorre le tappe della sua vita da “meticcia” con emozione, affermando di vivere questo mélange di culture “in maniera serena e fiera: quando ero in Libano, venivo chiamata “l’italiana” e spesso i miei coetanei erano curiosi della mia storia; lo stesso mi è successo quando sono tornata in Italia, nonostante parlassi perfettamente l’italiano, ero la “libanese”, e ne sono sempre andata fiera”. I parenti materni di Sara, infatti, vivono in Libano ma come lei spiega “vengono regolarmente da noi in Italia, e parlano tutti l’italiano in maniera impeccabile”. Nonostante siano originari di Sarba e Jounieh, a 15 chilometri da Beirut, hanno sentito il boato fortissimo dell’esplosione nella capitale e “sono saltati in piedi, spaventatissimi, ma nessun effetto collaterale stavolta per fortuna”. Già, stavolta. Perché come racconta Sara, “nella guerra del 2006 mio cugino più piccolo era rimasto traumatizzato dalle bombe e ogni volta che sentiva anche un semplice aereo sorvolare vicino casa correva a nascondersi sotto il letto“. Racconti che ci sembrano così distanti da noi, eppure così vicini.

GLI HEZBOLLAH – “La mia famiglia è cristiana maronita, siamo originari di due quartieri che sono tradizionalmente cristiani, e anche da piccola non ho mai percepito o visto attriti tra musulmani e cristiani. Questa terra è magica anche perché è riuscita a creare una pacifica convivenza tra fedi così opposte e diverse“. Per una collocazione geopolitica ben definita della Terra dei Cedri, il tassello che Sara va ad incastrare nella scacchiera complessiva dei giochi di potere è fondamentale. Per riuscire ad avere un’idea ancora più chiara, lo zio di Sara, un avvocato cittadino libanese cristiano, afferma che per noi occidentali “è difficile comprendere quanto sia complicato creare un governo in Libano, poiché il paese è composto da metà cristiani e metà musulmani (sunniti e sciiti a loro volta). I musulmani sunniti e sciiti sono l’uno contro l’altro, attriti in cui l’Iran ricopre un ruolo importantissimo”. Il Libano in effetti è l’unico Paese nel Medio Oriente, insieme all’Iran, che ha un orientamento piuttosto europeo per la presenza di cristiani che ha un peso davvero rilevante. Ed è qui che si inseriscono i famigerati Hezbollah, i ministri sciiti ovvero filo iraniani finanziati direttamente da Teheran.

“I Hezbollah sono ben radicati nella società e nella politica libanese perché il loro obiettivo è quello di prendere il potere e soggiogare il libano. Aiutano e finanziano quei quartieri in cambio di combattenti che stiano dalla sua parte. “Aiutano il popolo” così come la mafia aiuta in Italia, per creare un paragone valido…”, spiega la ragazza. “I Hezbollah hanno rappresentanti al governo perché la popolazione delle regioni del sud del Libano li votano e vengono così sostenuti economicamente, inoltre chi si rifiuta di votarli o li contrasta vengono cacciati via e – aggiunge – dove ci sono grandi interessi i hezbollah aiutano solo la parte sciita per poter continuare ad avere un ruolo attivo nel governo libanese”. In poche parole, pagano il popolo Sud libanese per essere votati, costruiscono scuole, strade e cercano di aiutarli in questo modo in cambio di “mercenari” e di persone che li votano per poter rimanere al governo.
E in tutto questo, qual è il ruolo di Israele e degli Stati Uniti? “Sono alleati, sono contro l’Iran e di conseguenza contro i hezbollah. La situazione tragica che sta vivendo la mia terra è una conseguenza dei “duelli” fantasma tra America e Iran che fanno sfociare i loro scontri indirettamente, in Libano. Francia, Italia e Stati Uniti hanno classificato hezbollah come organizzazione terroristica”, conclude Sara.
LA SITUAZIONE IN LIBANO –  Attraverso i racconti di un’italo-libanese possiamo renderci conto di quanto sia dura vedere il proprio popolo in ginocchio. “I libanesi stavano già combattendo contro le ingiustizie politiche, contro una crisi finanziaria e la disoccupazione dovuta proprio a questi sporchi giochi politici, contro la fame, il caldo, la mancanza di elettricità, contro il cibo e l’acqua contaminati. Questa esplosione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Nella terra medio orientale, infatti, si portano avanti manifestazioni, per lo più assolutamente pacifiche, guidate da studenti e giovani con la voglia di avere un futuro nel proprio paese, contro un governo che continua a imporre tasse senza nessuno sguardo ai bisogni reali della popolazione.
Queste manifestazioni sono sfociate in un declino economico vertiginoso, gli enti finanziari hanno bloccato tutti i conti correnti, le società non avevano più liquidità e, non potendo più pagare i dipendenti sono state costrette a chiudere. La lira libanese è stata svalutata al punto che, al supermercato oggi 10.000 lire libanesi ne valgono 1.000. Senza soldi, senza lavoro, senza nessuna soluzione all’orizzonte il popolo inizia a deprimersi e a non vedere più la luce. Sara stessa ci descrive che “il tasso di suicidi è centuplicato, gli attacchi cardiaci con conseguente morte non si contano più. La gente è stanca di vivere una vita non più dignitosa. Le persone, ad oggi, non hanno elettricità, hanno i frigoriferi vuoti se non spenti, e mangiano e vivono alla giornata. Chi, qualche mese fa era un affermato professionista, oggi fa i conti con quanta farina ha come riserva e se riesce a cucinare abbastanza per poter sopravvivere al domani. Gli ospedali sono senza elettricità, ho visto immagini sconvolgenti di dottori e infermieri che operavano con la luce dei telefoni, niente più” – continua Sara – “Chi ha bisogno di cure, non può più curarsi perché l’assicurazione sanitaria costa molto e non si hanno più i soldi per potersela permettere. In Libano vige un sistema a stampo americano, la maggior parte delle strutture sono private e non ci sono i servizi pubblici essenziali come in Italia. Nel frattempo, l’epidemia di coronavirus, che sta dilagando in tutto il mondo, non ha di certo risparmiato il Libano. E così si aggiungono disastri su disastri”. 
L’auspicio di Sara è che questa situazione venga sottoposta quanto più possibile sotto i riflettori di tutto il mondo, compresa l’Italia: “Non possiamo permettere che questa splendida terra, così amata dagli italiani, così vicina a noi, possa morire dimenticata da tutti”.