Se dipendesse solo da lui, le risorse stanziate per il comparto giustizia le destinerebbe per potenziare il Tribunale di Napoli Nord, la Corte d’Appello e l’ufficio gip di Napoli. Il presidente Giuseppe De Carolis da cinque anni è al vertice del distretto di Napoli, tra i più grandi d’Italia e anche tra i più complessi. In questi giorni si parla tanto di Nord e Sud, si confrontano i dati della giustizia nelle diverse regioni, le ministre Marta Cartabia e Mara Carfagna hanno istituito una Commissione che ha suscitato polemiche. De Carolis non entra nel merito di queste questioni: «Non conosco i criteri di questa Commissione, credo però che ci sia stato un fraintendimento: le best practices ci sono in molti uffici giudiziari del Nord come del Sud, e lo stesso vale per le criticità».

Per il presidente De Carolis i problemi della giustizia sono diffusi nel Paese a macchia di leopardo. L’importante, però, è non limitarsi ai soli dati numerici, perché valutare un Tribunale solo dai numeri dei processi definiti o dal tempo che impiega per definirli potrebbe essere riduttivo e comunque non fedele alla realtà. «Bisogna sempre considerare le specialità del territorio», spiega. Quello di Napoli è un territorio caratterizzato da un elevato tasso criminale e da un diffuso ricorso al contenzioso legale. Nel settore civile è a Ischia che si registra il più alto tasso di litigiosità, mentre sul fronte penale il numero dei processi di una sola sezione della Corte d’Appello di Napoli è pari ai processi di tutte le sezioni della Corte d’Appello di Milano; quanto ai maxi-processi, quelli del distretto di Napoli non hanno eguali: a Napoli se ne contano oltre cento, a Roma c’era Mafia Capitale e a Milano nessuno. Va da sé che, oltre il numero, va considerata anche la complessità dei procedimenti che ogni anno vengono iscritti o definiti.

Sul calcolo dei tempi della giustizia, inoltre, incidono altri fattori: «Il vero collo di bottiglia – spiega il presidente De Carolis – non è il singolo processo, ma sono i tempi di attesa. Circa l’80% del tempo lo si spende ad aspettare la fissazione del processo». I tempi della decisione sono, in genere, più rapidi. Ed è questo uno dei paradossi della nostra giustizia. Un altro paradosso è dato dal fatto che una gran parte dei contenziosi riguarda cittadini o imprese che si rivolgono ai giudici per inadempienze della pubblica amministrazione. «Pensiamo alle imprese che vantano crediti verso la pubblica amministrazione o ai tanti Comuni che dichiarano dissesto e non pagano i loro debiti: il danno sociale è enorme e il contenzioso aumenta notevolmente. Il problema – sottolinea il presidente – è che qui per tutto si finisce davanti ai giudici, per cui tutto ciò che non trova soluzione in altri canali viene portato al vaglio della giustizia. La giustizia invece dovrebbe essere ultima spiaggia, nel civile ma anche nel penale». Il risultato, di conseguenza, è una mole eccessiva di procedimenti, un sovraccarico che porta il sistema al collasso. «Non ci sono risorse sufficienti – spiega De Carolis – Occorrerebbe rivedere la pianta organica e le coperture del personale amministrativo oltre che dei magistrati, e bisognerebbe avere una visione sistemica per allocare le risorse dove effettivamente servono».

Il tribunale di Napoli Nord è una delle realtà più critiche del panorama giudiziario: «Si calcola un dipendente e mezzo per ogni magistrato quando la media è di almeno tre per ogni magistrato, quindi pari al doppio». Con gli organici ridotti all’osso i processi rallentano e gli arretrati aumentano. «Le pendenze di Napoli e Roma rappresentano un terzo delle pendenze a livello nazionale – ragiona De Carolis – per cui basterebbe potenziare questi due uffici per ridurre notevolmente il carico di arretrati nel Paese». Quando cinque anni fa assunse la presidenza della Corte d’Appello di Napoli, De Carolis si trovò davanti ad arretrati enormi, i numeri delle sentenze definitive da eseguire superava le 50mila: con esperienza, determinazione e ottimismo ha riorganizzato gli uffici riuscendo ad abbattere più della metà degli arretrati. E oggi con ottimismo dice: «Il Recovery Fund è un’occasione da non perdere. Speriamo sia la volta buona per accelerare davvero i tempi della giustizia».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).