L’ammiraglio Vittorio Alessandro, ex portavoce della Guardia costiera, è entrato nel corpo nel 1981. Nel periodo del grande esodo verso Lampedusa durante la primavera araba nel 2011, un esodo di proporzioni simili a quello di questi giorni, era sull’isola. Informava sulle operazioni di soccorso e partecipava ai salvataggi. Faceva salire i giornalisti a bordo delle motovedette perché potessero raccontare. Di solito l’ammiraglio – ieri non lo faceva, gli pareva sconveniente farlo – di solito raccomanda sempre di non dimenticare che la Guardia costiera è sì un corpo della Marina militare con autonomia funzionale nella gestione del soccorso in mare per il quale ha come riferimento il ministero delle infrastrutture, ma lo status degli ufficiali è interamente dipendente da un altro ministero, da quello della Difesa.

Quindi concretamente i militari vengono promossi da commissioni la cui presidenza spetta a un ufficiale ammiraglio della Marina militare nominato dalla Difesa. Ciò vuol dire che se un comandante – facciamo un esempio, un nome a caso: il comandante Aloi della capitaneria di Crotone, una persona onesta e coraggiosa, l’unico del suo corpo a non essersi trincerarsi dietro formule vaghe dopo la strage di Cutro, l’unico a sollevare dubbi, a dare informazioni su quel naufragio evitabile – ecco: se un ufficiale fa qualcosa di sgradito alla Difesa può pure scordarsi di fare carriera. O perlomeno ha ragione di temere che questo accada.

Ammiraglio, il comunicato della Guardia costiera sulle ultime operazioni in mare del finesettimana è una raffica di accuse alle ong. Usa toni molto di parte. E’ mai successo prima d’ora che la Guardia costiera si schierasse così?
No, mai visto niente di simile. L’ho trovato improprio quel tono. Noto con piacere che è ripresa la attività di comunicazione sui soccorsi in mare, comunicazione interrotta da tanto tempo, una attività così importante del nostro corpo fatta passare in sordina per esigenze che nessuno ha mai spiegato, ha mai pubblicamente esplicitato. E’ segno di grande efficienza da parte della Guardia costiera aver salvato 3300 persone nelle ultime ore. Anche per questo è francamente imbarazzante quel comunicato per la lunga dissertazione con accuse alle ong. Innanzitutto tutte le centrali operative sono sottoposte a una pioggia di comunicazioni quando c’è una emergenza, ovvio: esistono per quello! Sono fatte in modo da poter ricevere segnalazioni da chiunque, meglio se tante, leggo che queste sovrapposizioni di informazioni avrebbero appesantito il lavoro, lo avrebbero addirittura intralciato. Non vedo come sia possibile. Oltre tutto chi riceve le informazioni non è la stessa persona che dà gli ordini e che segue poi le operazioni. Chi è addetto a ricevere le segnalazioni riceve tutte le informazioni, prende tutto che è utile sapere. Quel tono di accusa a chi le segnalazioni le ha fatte non è giustificabile. Chiamare un centro operazioni, chiamare anche più volte per informare, non è una azione sanzionabile. Quel comunicato è una denuncia pubblica, c’erano altri modi più efficaci se si voleva chiedere di comportarsi diversamente, non una denuncia pubblica. Sembra un diktat alle ong. Con le quali in altri tempi sovrapposizioni non c’erano perché istituzioni e volontari lavoravano in sinergia insieme. E’ sacrosanto dire non prendete iniziative che non siano coordinate da noi, questo è giusto, ma quel comunicato della Guardia costiera è sembrata un’altra occasione per dire che le ong sono elemento di disturbo e non di aiuto. Siamo in piena emergenza, le ong stanno salvando vite umane. Non va bene. Oltretutto non serve il decreto Piantedosi in questa storia. Se tu Guardia costiera sei responsabile del coordinamento dei soccorsi in mare e dai un ordine, dai un ordine che va eseguito punto e basta. Non serve il decreto Piantedosi per sanzionare il comportamento eventuale di chi non rispetta quell’ordine, ci sono articoli del codice della navigazione, sono previste sanzioni anche gravi per chi non rispetta gli ordini, tanto più se il non rispetto dell’azione di coordinamento può creare un pericolo.

La nave Louise Michel è andata in soccorso a barche segnalate anche da un May day di Eagle1, l’aereo di Frontex. Se la Guardia costiera gli avesse comunicato via radio che quel salvataggio lo stavano facendo loro, di questa comunicazione ci deve esser traccia o no?
Sarebbe stato utile precisare se ha detto che quel salvataggio lo stavamo facendo noi, quando questo è stato detto alla nave della ong e anche farlo sapere all’opinione pubblica visto che la questione verte su una lamentata ridondanza di comunicazioni. Sarebbe stato necessario dire che alcuni comunicazioni necessarie tra la Guardia costiera e la nave interessata ci sono state e quali sono state.

Più che altro bisognerebbe capire se e quando la Guardia costiera ha detto alla Louise Michel: stiamo intervenendo noi. Lei ha capito se l’hanno detto?
Non si capisce, no. Anche le Ong potrebbero essere più chiare nel descrivere ex post i fatti visto che si interfacciano con una istituzione dello Stato che merita tutto il rispetto.

Ma la Louise Michel è stata chiarissima. Ha fatto una accusa precisa: “Due imbarcazioni le abbiamo soccorse, poi è la Guardia costiera che è rimasta a guardare mentre c’era gente in acqua e noi tentavamo di rianimare un bambino”
Questo è gravissimo. Questo è un punto decisivo ed è vero che non c’è stata risposta a quell’accusa. Basterebbe essere trasparenti, raccontare e dire cosa hai fatto. Traspare chiaro anche l’affanno, comprensibile in quest’emergenza, ma si deve informare.

La Ocean Viking chiama Roma in emergenza perché i libici le stanno sparando addosso. Poi esce un comunicato della Guardia costiera in cui si parla di “presunti spari”. Le pare normale?
Quel “presunti spari” parla chiaramente di un pregiudizio di diffidenza, è un omaggio alla linea governativa, non pare che l’obiettivo sia informare l’opinione pubblica, pare che il destinatario non sia l’opinione pubblica. Non si può sentir dire francamente nemmeno che a chi avvisava degli spari sia stato risposto “chiamate la Libia”. Ma che cos’è una scena di Prendi i soldi e scappa: per le rapine rivolgersi allo sportello accanto? Stiamo parlando della Libia in uno scenario che riguarda fortemente l’Italia, visti i rapporti e i contatti dell’Italia con la Libia, incluse le motovedette fornite dall’Italia. La Guardia costiera fa una scelta precisa sul piano della comunicazione, non fa giustizia del grande impegno che le singole persone stanno assumendo e che potrebbe essere invece rispettato e riconosciuto in altro modo. Si è scesi nell’agone politico e non va bene. Se non fosse stata una ong, fosse stata una nave qualsiasi, tutto ciò non sarebbe successo. Non si capisce perché per le navi delle ong debba valere un discorso a parte e non la normale attribuzione di responsabilità per cui è la guardia costiera che decide chi e come intervenire.

Cosa ne pensa di quanto dice Creazzo di Sos Mediterranée: “E’ strano che anche implicitamente si legittimi che una nave di un paese terzo finanziato dall’Europa possa minacciare un vascello europeo”?
Penso che nessuno debba usare questa grande confusione che si è creata per agitare le proprie bandiere e vedo invece che sta accadendo. Se io istituzione ho la possibilità di avvalermi di unità civili che si sono messe a disposizione, tutti devono concorrere a salvare. Poi è la Guardia costiera che comanda i soccorsi, assume le decisioni, l’ha sempre fatto, sa farlo.

Cosa ne pensa del possibile coinvolgimento costante in caso di soccorsi di navi militari che incrociano nell’area?
Le navi militari che incrociano si mettono a disposizione seguendo la filiera di comando.

Nel recente naufragio a 110 miglia dalla Libia, in acque internazionali, quando almeno 30 persone sono morte per un trasbordo fatto fare a un mercantile che aveva già dichiarato di non essere in grado di farlo, c’erano navi miliari nell’area e non sono intervenute perché nessuno gliel’ha chiesto.
Questo esula dalla Guardia costiera, sono indicazioni di segno governativo che devono dire come tutte le risorse devono essere spese, devono superare vincoli che all’osservatore esterno sembrano assurdi vincoli burocratici. Senza che si sovrappongono operazioni di polizia a visioni, come possiamo chiamarle, asfittiche, del tipo: la barca va lasciamola navigare quando si sa benissimo, non si può non saperlo, è insincero dire che non lo si sa, che quella barca ha un carico di migranti. Va soccorsa e basta. Avete notato che a Lampedusa stanno arrivando barchini tutti uguali?

Parla dei gusci di metallo?
Eh, quei gusci di metallo sono tutti uguali. Qualcuno si è messo a fabbricarli. C’è una industria avviata dietro l’esodo verso Lampedusa. Quella dovrebbero indagare. Non è impossibile.