L'omelia
L’appello di Papa Francesco: “Vi prego, risolvete il problema delle carceri”
Pubblichiamo un ampio estratto dell’omelia tenuta ieri mattina dal Papa. Perché la pubblichiamo? Perché il Papa? No, perché ogni tanto è anche giusto lasciare la parola a intellettuali lucidi come lui. Mica ce n’è tanti in giro…
Penso ad un problema grave che c’è in parecchie parti del mondo. Io vorrei che oggi pregassimo per il problema del sovraffollamento nelle carceri. Dove c’è un sovraffollamento – tanta gente lì – c’è il pericolo, in questa pandemia, che finisca in una calamità grave. Preghiamo per i responsabili, per coloro che devono prendere le decisioni in questo, perché trovino una strada giusta e creativa per risolvere il problema (…). I poveri: ce ne sono tanti, in gran parte sono nascosti e non li vediamo perché siamo indifferenti. Tanti poveri sono vittime delle politiche finanziarie e dell’ingiustizia strutturale dell’economia mondiale. Tanti poveri si vergognano di non avere mezzi e vanno alla Caritas di nascosto. I poveri li incontreremo nel giudizio finale: Gesù si identifica in loro. Saremo giudicati sul nostro rapporto con i poveri. (…) Vorrei oggi soffermarmi su una parola di Gesù. Sei giorni prima della Pasqua – siamo proprio alla porta della Passione (…).
«I poveri infatti li avete sempre con voi». I poveri ci sono. Ce ne sono tanti: c’è il povero che noi vediamo, ma questa è la minima parte; la grande quantità dei poveri sono coloro che noi non vediamo: i poveri nascosti. E noi non li vediamo perché entriamo in questa cultura dell’indifferenza che è negazionista e neghiamo: «No, no, non ce ne sono tanti, non si vedono; si, quel caso …», diminuendo sempre la realtà dei poveri. Ma ce ne sono tanti, tanti.
(…) O anche, se non entriamo in questa cultura dell’indifferenza, c’è un’abitudine di vedere i poveri come ornamenti di una città: sì, ci sono, come le statue; sì, ci sono, si vedono; sì, quella vecchietta che chiede l’elemosina, quell’altro … Ma come se fosse una cosa normale. È parte dell’ornamentazione della città avere dei poveri. Ma la grande maggioranza sono i poveri vittime delle politiche economiche, delle politiche finanziarie. Alcune recenti statistiche fanno il riassunto così: ci sono tanti soldi in mano a pochi e tanta povertà in tanti, in molti. E questa è la povertà di tanta gente vittima dell’ingiustizia strutturale dell’economia mondiale.
E ci sono tanti poveri che provano vergogna di far vedere che non arrivano a fine mese; tanti poveri del ceto medio, che vanno di nascosto alla Caritas e di nascosto chiedono e provano vergogna. I poveri sono molto più dei ricchi; molto, molto … E quello che dice Gesù è vero: «I poveri infatti li avete sempre con voi». Ma io li vedo? Io me ne accorgo di questa realtà? Soprattutto della realtà nascosta, coloro che provano vergogna di dire che non arrivano a fine mese. Ricordo che a Buenos Aires mi avevano detto che l’edificio di una fabbrica abbandonata, vuota da anni, era abitata da una quindicina di famiglie che erano arrivate in quegli ultimi mesi. Io sono andato lì. Erano famiglie con bambini e avevano preso ognuno una parte della fabbrica abbandonata per vivere. E, guardando, ho visto che ogni famiglia aveva dei mobili buoni, mobili che ha un ceto medio, avevano la televisione, ma sono andati lì perché non potevano pagare l’affitto. I nuovi poveri che devono lasciare la casa perché non possono pagarla, vanno lì.
È quell’ingiustizia dell’organizzazione economica o finanziaria che li porta così. E ce ne sono tanti, tanti, a tal punto che li incontreremo nel giudizio. La prima domanda che ci farà Gesù è: «Come vai con i poveri? Hai dato da mangiare? Quando era in carcere, lo hai visitato? In ospedale, lo hai visto? Hai assistito la vedova, l’orfano? Perché lì ero Io». (…) Quando Gesù dice: «I poveri li avete sempre con voi», vuol dire: «Io sarò sempre con voi nei poveri. Sarò presente lì». E questo non è fare il comunista, questo è il centro del Vangelo: noi saremo giudicati su questo.
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