Andrea Crisanti, il direttore di Microbiologia dell’Università di Padova, non molla la presa sulla sua proposta di lockdown a Natale per fare fronte all’emergenza Coronavirus, idea che il premier Giuseppe Conte ieri sera da Capri ha accolto non escludendola in toto ma scaricando la palla sulla responsabilità dei cittadini e delle Regioni.

In una nuova intervista a Il Messaggero Crisanti ha rimarcato ancora una vola che non c’è altra soluzione che resettare il sistema, recuperare il tempo perso per quanto possibile e “cercare di interrompere l’epidemia” con un nuovo lockdown di tre settimana a Natale.

Non solo. Crisanti parla a muso duro anche del sistema di tracciamento dei contagi, “fuori controllo, al collasso”. Parlando del contac tracing e delle 5mila persone in isolamento a fronte di oltre 7mila contagi, Crisanti usa come base la media di 20 contatti in cinque giorni per un singolo contagiato: “Avremmo dovuto mettere in isolamento 150 mila persone. Ne abbiamo isolate circa 5 mila, significa che abbiamo lasciato il 95% dei contatti liberi di andare dove vogliono”, denuncia il direttore di Microbiologia dell’Università di Padova.

Crisanti reputa ormai inutile anche l’app Immuni, scaricata ancora oggi da meno di 10 milioni di italiani: “Manca tutta la logistica a valle della app, o per lo meno sembra che non funzioni al 100%”, tutte cose che “si dovevano fare tre mesi fa. E già era tardi anche allora”.

La proposta è quella di un piano nazionale per mettere in piedi un sistema efficiente basato su tamponi, contact tracing e isolamento, ma soprattutto sono indispensabili per Crisanti investimenti in “personale, risorse e competenze, che hanno un impatto non dall’oggi al domani”.

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