Non sapremo mai cosa si sono detti, e soprattutto cosa si sono scritti nella primavera del 2020, Francesco Greco, l’ex capo della Procura di Milano, in pensione dallo scorso mese di novembre, e Giovanni Salvi, attuale pg della Cassazione e titolare dell’azione disciplinare. Perché? I due alti magistrati oggi non hanno più il cellulare che usavano all’epoca e, verosimilmente, non hanno mai fatto un backup perdendo così tutti i dati. La circostanza, alquanto sorprendente, è stata riportata da La Verità.

La Procura di Brescia, indagando sull’eventuale inerzia da parte della Procura di Milano nello svolgere le indagini sulle dichiarazioni dell’avvocato esterno dell’Eni Piero Amara sull’esistenza della Loggia Ungheria, aveva acquisito i tabulati telefonici di Greco. Il pm Paolo Storari, titolare del fascicolo su Amara, sentito dai pm bresciani aveva raccontato che dopo aver concluso gli interrogatori di Amara chiese ai suoi capi di poter effettuare le prime iscrizioni nel registro degli indagati e l’acquisizione dei tabulati telefonici a riscontro delle parole dell’avvocato siciliano. La risposta sarebbe stata un secco rifiuto. Il motivo, secondo Storari, sarebbe stato quello di “salvaguardare” Amara da possibili indagini per calunnia, perchè poteva tornare utile più avanti come teste nel processo sulla maxi tangente nel processo Eni-Nigeria. Storari, allora, aveva consegnato i verbali di Amara a Piercamillo Davigo, in quel periodo consigliere del Csm e con il quale era in rapporto di amicizia risalente nel tempo.

Davigo, a sua volta, ricevuti i verbali, aveva deciso di informare il vice presidente del Csm David Ermini, il procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, alcuni consiglieri togati di Palazzo di Marescialli, il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra. Ermini, in questa catena comunicativa senza fine, pare che avesse poi avvisato il capo dello Stato Sergio Mattarella. Ma torniamo ai tabulati del cellulare di Greco. Dalla loro lettura erano emersi numerosi contatti in quel periodo proprio con Salvi. In particolare un lungo messaggio del 7 maggio 2020. Ovviamente, trattandosi di tabulati appariva solo il giorno e l’ora del messaggio inviato e non il suo contenuto. Partendo da questo dato, sia Salvi che Greco erano stati interrogati dai colleghi bresciani per fornire chiarimenti su quanto accaduto. Salvi aveva detto di aver “sollecitato” Greco, sia di persona che telefonicamente, affinché le indagini su quanto riferito da Amara venissero condotte con un certo ritmo, parlando anche delle iscrizioni.

Scenario completamente diverso per Greco, secondo il quale il pg della Cassazione era solo interessato ad avere notizie su procedimenti a carico Marco Mancinetti, un consigliere del Csm della corrente di Luca Palamara, e se ci fossero state indagini alquanto delicate su altri magistrati. Nessun accenno, dunque, a Davigo e Storari e ad eventuali contrasti all’interno della Procura di Milano sulla gestione del caso Amara. Non avendo più, come detto, nessuno dei due magistrati il cellulare dell’epoca, verosimilmente perso o gettato, su questo aspetto non si hanno notizie precise, non sapremo mai chi fra Greco e Salvi ha detto la verità. E se almeno uno dei due l’ha detta. Peccato. Greco, dalla sua, ha comunque la testimonianza della propria vice Laura Pedio. Dopo le interlocuzioni con Salvi, l’ex procuratore di Milano si sarebbe infatti confidato con la sua stretta collaboratrice esprimendo preoccupazione per la tenuta del segreto.