Un fuoco di paglia
Luca Morisi, oltre la gogna il nulla: l’indagine verso l’archiviazione, resta lo ‘sputtanamento’
Dopo giorni di gogna, con chat sui costumi sessuali spiattellate in prima pagina o quasi, alla fine contro Luca Morisi non c’era nulla. A scriverlo è lo stesso giornale, il Corriere della Sera, che mercoledì nel tentativo di ‘scagionare’ l’ex guru dei social di Lega e Matteo Salvini ha reso di pubblico dominio i particolari più intimi della vita privata dello stesso Morisi.
Perché le conversazioni in chat tra l’ex responsabile dei social media di Salvini e i due escort rumeni che trascorsero con lui la mattina del 14 agosto scorso confermano che non fu Morisi a procurarsi il flacone di Ghb, la “droga dello stupro”, trovata nello zaino di uno dei due giovani.
Quando le analisi sul liquido sequestrato confermeranno la composizione della sostanza, i magistrati di Verona solleciteranno la chiusura del fascicolo e si andrà dunque verso l’archiviazione.
Avevano dunque ragione Morisi e il suo legale Fabio Pinelli, che dal primo momento in cui era uscita la notizia dell’inchiesta ai suoi danni avevano sempre ribadito che l’ex guru social non aveva ceduto alcuna sostanza illecita ai due escort, come contestato dalla Procura di Verona.
Fondamentale in tal senso è la chat in cui ‘Alexander‘, uno dei due ragazzi contattati da Morisi tramite Grindr, scrive che “ti portiamo anche G. Vedrai ti piacerà molto, ti assicuro“, mentre l’ex responsabile dei social media di Salvini rivela di avere a casa soltanto ‘C’, ovvero cocaina.
Una ammissione, quella fornita in chat da Alexander, che potrebbe portare proprio lui ad essere indagato per cessione di stupefacenti.
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