Caro Riformista,
dopo le assoluzioni di Antonio Bassolino, di Nunzia De Girolamo e di Lorenzo Diana, quest’ultimo scagionato addirittura dal reato di concorso esterno in associazione camorristica, arriva quella dell’ex segretario della Cisl campana Lina Lucci, in origine accusata di appropriazione indebita insieme con la segretaria amministrativa Carmen Costagliola. Entrambe sono state assolte «perché il fatto non sussiste».

Ho conosciuto la Lucci nella seconda metà del decennio scorso, quando ero assessore provinciale alla Formazione e lei già dirigente sindacale. La Cisl era partner dell’ente che rappresentavo in una serie di iniziative e progetti formativi. Già allora ebbi modo di apprezzare la limpidezza assoluta e il rigore dei suoi comportamenti e da allora mi pregio della sua amicizia. Lina, personalità unanimamente stimata, ha nel corso degli anni preso parte, da protagonista, al dibattito pubblico intervenendo su temi di interesse strategico con grande competenza: dal ruolo del porto di Napoli, nel quadro del rilancio produttivo della città e della Regione, al potenziamento delle politiche formative per i giovani, passando per il consolidamento delle misure a sostegno delle fasce deboli della popolazione.

Nel corso degli anni era diventata un tale punto di riferimento da essere da più parti indicata come possibile candidata a ruoli istituzionali di grande prestigio: sindaco di Napoli e presidente della Regione. Fino a quel triste gennaio 2017, quando, le crollò il mondo addosso. Difficile sottrarsi al dubbio che proprio la centralità che Lina ha acquisito nel tempo, il suo ruolo di acuta osservatrice della realtà socio-economica campana e il peso crescente che mostrava nelle relazioni sindacali abbiano creato malanimo e insofferenza nei sui confronti, all’interno del suo stesso mondo.

Mi preme sottolineare una circostanza: l’autore del “dossier” contro Lina, il funzionario amministrativo Salvatore Denza, a carico del quale si ipotizzava un’appropriazione indebita di 172mila euro (più di quanto erroneamente si imputatava alla Lucci) è uscito dal processo su richiesta della Cisl campana che, ritirando la querela, lo ha salvato. Superfluo ogni commento. I pm erano giunti a chiedere per la dirigente sindacale uno sproposito: un anno e otto mesi di carcere. Credo che quest’ulteriore, grave abbaglio giudiziario meriti una riflessione: abbiamo bisogno, a Napoli più che altrove, di una giustizia equa, attenta, con tempi celeri, che eviti i teoremi e si attenga ai fatti, ai riscontri effettivi e si mostri rispettosa delle garanzie costituzionali.

Oggi Lina Lucci può sentirsi risollevata e dichiarare: «È un giorno straordinario, è finito un incubo, una tortura». In questi anni non solo è stata inflitta una “tortura” a una persona perbene, ma si è sottratta alla nostra comunità una risorsa preziosa in termini d’intelligenza, competenza, sensibilità sociale e rigore istituzionale. C’è da augurarsi che quest’ennesima triste pagina serva da monito per il futuro.

Avvocato e già assessore al Patrimonio del Comune di Napoli.