Il governo Draghi? Reggerà fino al 2023. La guerra in Ucraina? Meglio i toni di Macron che quelli di Biden, per evitare un “protagonismo europeo che si limita a fare ciò che dice la Polonia, che contestavamo appena tre mesi fa”.

Sono le posizioni di Matteo Renzi sui due temi di maggiore attualità in Italia, ovvero le fibrillazioni all’interno della maggioranza a sostegno del premier Mario Draghi e il conflitto in corso in Ucraina, ormai giunto al suo 55esimo giorno.

Per il leader di Italia Viva, intervistato dal Corriere della Sera, Draghi arriverà al 2023 se i partiti saranno uniti, come spiegato dallo stesso presidente del Consiglio recentemente in una intervista concessa sempre al Corsera. Secondo Renzi infatti “la credibilità di Draghi è il valore aggiunto dell’Italia in questa fase” e la maggioranza “reggerà fino al 2023”. L’ex premier non manca poi di far sentire una stoccata al ‘nemico’ grillino: “Tutti ormai riconoscono che abbiamo fatto bene a mandare a casa Conte. Quel passaggio della campanella è stato una benedizione per l’Italia, lo dice anche chi non mi ama”.

Draghi che domenica aveva chiarito di non aver intenzione di candidarsi in politica nel 2023, parole che per Renzi vanno prese con cautela: “Manca ancora un anno e in politica un anno è un’era geologica. Ne parleremo. Draghi può ancora fare tutto, ora lasciamolo lavorare“.

Sulla giustizia, tema che ha posto Italia Viva in posizione differente dal governo con l’annunciata astensione sulla riforma Cartabia, Renzi difende la “serietà” dei suoi parlamentari: “Sulla giustizia noi pensiamo che la riforma sia inutile. Non dannosa come lo era quella di Bonafede: semplicemente inutile. E dunque ci asteniamo”. Il senatore di IV sottolinea infatti che se fosse stata posta la questione di fiducia sul provvedimento, “avremmo votato a favore, in nome di un superiore interesse politico. Ma senza fiducia ci asteniamo, perché questa riforma cambia poco: il potere delle correnti rimane tale e quale, purtroppo”.

Quindi la questione ucraina, che pone Renzi in una posizione particolare. Ricordando come “Putin è il colpevole di questa vicenda, è l’aggressore, chi lo giustifica sbaglia”, il leader di IV ricorda anche come il numero uno del Cremlino “non è Hitler: non è un animale pazzo come affermano alcuni politici italiani. E lo dico io che ho portato i fiori alle vittime del regime prima di andare al Cremlino o che gli ho detto ciò che pensavo, in faccia, al Forum di San Pietroburgo”.

Una posizione dunque diversa da quella espressa da Joe Biden e Renzi lo sa. I suoi toni, sottolinea, “sono più simili a quelli di Macron che a quelli di Biden. L’Europa non può diventare spettatrice dello scontro tra Usa e Cina, nella cui orbita fatalmente finirà la Russia se continua questo conflitto. Non voglio passare dal G20 al G2”.

Quindi l’attacco a certe posizioni europee: “Voglio un protagonismo europeo che non si limiti a fare ciò che dice la Polonia (che contestavamo appena tre mesi fa), ma che aggiunga alle sanzioni e alle armi una iniziativa diplomatica. Possiamo anche smettere di comprare il gas russo, lo prenderanno gli indiani e i cinesi. Ma nel nuovo ordine mondiale che ruolo gioca l’Europa? Siamo in campo da protagonisti o siamo in tribuna a fare il tifo? Questa è la vicenda di cui nessuno parla”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.