Al presidente di Confindustria che ha bollato l’Italia come un paese dove, tra pandemia e guerra in Ucraina, è “difficile”, addirittura “non conveniente” fare impresa, Mario Draghi aveva risposto, circa una settimana fa, che “non è vero”. Che, certo, la situazione è “difficile” e “si sbaglia di meno ad essere pessimisti che ottimisti”. Ma l’Italia è un paese che nonostante tutto “può crescere e può fare quelle riforme attese da decenni”. Serve anche “un po’ di fiducia” osservò, e “autostima”. Potremmo aggiungere piangersi meno addosso e lamentarsi. “Compito di questo governo – aggiunse – è anche questo: dare fiducia”.

È cominciata quella sera l’Operazione Fiducia. Era mercoledì della scorsa settimana, durante la conferenza stampa di presentazione del Documento di economia e finanza con numeri assai più avari di quelli previsti nella legge di bilancio a dicembre. Chiarito che le forze di maggioranza “non hanno intenzione di provocare una crisi di governo” (così Salvini e Conte dopo il tormentone catasto, fisco e spese militari), mettendo in conto le consuete fibrillazioni figlie di un forte protagonismo legato al consenso elettorale, palazzo Chigi si concentra sulle “tante cose da fare”. E – questa è la novità – ha deciso di comunicarle in maniera organica per far vedere che l’Italia, a Bruxelles piacendo e nonostante Putin, sa guardare comunque avanti. La prossima settimana (20 e 21 aprile) Draghi volerà prima in Angola e poi in Congo per proseguire l’operazione “diversificazione” nell’approvvigionamento di gas e petrolio. Dopo la missione ad Algeri (9 miliardi di mc di gas in più entro il 2023, che sommati ai 10 miliardi già erogati significa sostituire un terzo dell’import dalla Russia da cui importiamo ogni anno 30 miliardi di mc di gas), a Luanda e Brazzaville firmerà altri contratti che allenteranno la dipendenza da Mosca.

Nel frattempo il decreto Pnrr1, approvato l’altro giorno alla Camera, ha affidato ad Arera (l’autorità di controllo su reti ed energia) l’obbligo di monitorare e dare trasparenza ai prezzi di mercato di gas e elettricità presso i vari fornitori. Il primo effetto è che le aste sul gas cominciano a lavorare, cioè a stoccare (prima andavano deserte perché le compagnie non compravano a prezzi molto alti e destinati e scendere). Poi c’è tutto il resto, cioè l’azione ordinaria di governo, gli obiettivi del Pnrr, le riforme e l’attuazione dei progetti. Bruxelles ha staccato due giorni fa il secondo assegno da 21 miliardi (il primo di 24 miliardi era arrivato a fine anno) grazie ai 51 obiettivi raggiunti a fine 2021. Entro giugno devono essere raggiunti altri 51 obiettivi. Valgono un terzo assegno da 24 miliardi. La macchina quindi non deve rallentare. Il sottosegretario alla Presidenza Roberto Garofoli, delegato all’attuazione, ha aggiornato in queste ore la relazione sul “Monitoraggio dei provvedimenti attuativi” (consultabile sul sito del governo). In poco più di un anno di attività il governo ha “smaltito” 955 provvedimenti attuativi previsti dalle leggi approvate nella XVII e XVIII legislatura, ovverosia i governi Renzi-Gentiloni (XVII legislatura) e, soprattutto, Conte 1 e Conte 2 (XVIII legislatura).

I “provvedimenti attuativi” sono quei provvedimenti che fanno camminare una legge. Che, altrimenti, resta lettera morta. Come se non fosse mai stata approvata. È una delle diavoleria dell’amministrazione. Si fa presto a dire “la legge è approvata” e con lei i soldi destinati. Poi servono i “provvedimenti” che spesso e volentieri restano impigliati nei cassetti e sulle scrivanie. I 955 provvedimenti attuativi del Governo in carica costituiscono, si legge nella relazione, “quasi il triplo degli atti smaltiti nello stesso periodo di tempo (i primi 13 mesi e mezzo di attività) dal primo e secondo Governo della XVIII legislatura” (Conte 1 e 2). E questo “nonostante il concomitante e aggiuntivo impegno” sul fronte del Pnrr. L’esecutivo Gentiloni produsse- in un analogo periodo di 13 mesi – 404 provvedimenti. Il governo Renzi 751. All’epoca era Maria Elena Boschi il ministro incaricato di mandare avanti i provvedimenti. Di colmare l’oceano di distanza che in Italia si calcola tra l’approvare e il fare.

Nella relazione si legge anche che nel primo trimestre 2022 l’andamento mensile dei provvedimenti adottati è stato di “62 nel mese di gennaio (62% dei target), 80 (80% dei target) e 85 (89,5% dei target) nel mese di febbraio e marzo 2022”. Nel trimestre gennaio-marzo 2022 sono stati smaltiti quindi 227 provvedimenti. Basti pensare che solo la legge di bilancio per il 2022 rinvia a 153 decreti attuativi (il più alto mai contenuto in una legge di bilancio). Al 31 marzo 2022 ne sono stati adottati 49 che hanno reso disponibili risorse pari a circa 1,3 miliardi. I ministeri hanno definito un programma di smaltimento idoneo a consentire la completa attuazione della legge di bilancio nel corso dell’anno. Vedremo. Di sicuro si può affermare che la capacità attuativa del governo è migliorata. Non è perfetta e non performa al 100%. Ma è senza dubbio migliorata, ci sono ministeri più in ritardo e altri più efficaci. La media è al 77%. Mai così alta prima d’ora. Nonostante pandemia e guerra, due eventi esterni, due cigni neri che avrebbero potuto mandare in tilt una macchina pesante e affaticata come quella della burocrazia italiana.

Quello che sicuramente sta marciando è il Pnrr. Aver incassato i due assegni da Bruxelles ne è la prova. Certo, non è tutto rose e fiori. Anche qui le difficoltà per mettere a terra i progetti ci sono. Soprattutto nelle regioni e nei comuni del sud. Ministeri ed enti locali denunciano “criticità” soprattutto col personale. Si può anche tentare una classifica dei più virtuosi e capaci, a livello locale e nei ministeri. La media resta alta. Per consentire a tutti i cittadini di poter seguire l’andamento dei progetti, il governo ha deciso di attivare una newsletter dedicata al Pnrr. Si chiama ItaliaDomani #inFatti. Avrà cadenza quindicinale e raccoglie informazioni su bandi, avvisi e scadenze. Racconta le principali iniziative della Presidenza del Consiglio sul tema, aggiorna sui dati e sull’avanzamento del Piano. Ogni cittadino la può ricevere. Per iscriversi basta andare al link https://www.governo.it/it/italia-domani-infatti. Oppure sulla home page del sito del governo. Poi sicuramente poteva andare meglio. Ma l’Italia è e resta un paese dove fare impresa.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.