Accordi e disaccordi
Il centrodestra vuole la crisi di governo ma non prima dell’estate

Il centrodestra è oggi come una di quelle navi da crociera in cantiere per il refitting: si tagliano, si allungano, si ristrutturano prima di tornare in mare aperto. Gli ingegneri sono al lavoro anche sul nuovo nome con cui immatricolare la barca al varo. “Prima l’Italia” sembra essere l’accordo trovato tra Salvini e Berlusconi per il nome della coalizione. Pli, in sigla. Un Pli 2.0, però. Gli ufficiali tra loro si guardano un po’ in cagnesco: al timone può andare solo chi garantisce una navigazione certa, lontano dagli scogli. La mappa che indica Scilla (la guerra) e Cariddi (la riforma del catasto) richiede mano ferma e vista lunga. La nave – proprio sulla riforma del catasto – più che i croceristi sembra aver imbarcato degli incursori pronti a sabotare il governo. A farlo saltare, persino. Dopo l’estate. Per adesso, al lavoro in cantiere, i saldatori riempiono i ponteggi.
Il ritorno di Berlusconi sulla scena ha rianimato anche gli animi più sopiti. E tanta è stata la delusione del suo elettorato che ieri sera lo aspettava in tv, ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica: il contatto con un positivo al Covid, la motivazione ufficiale, lo ha tenuto lontano dagli studi. Poco importa: al di là di qualche contagiato è l’attività politica ad essere tornata febbrile, complici le scadenze imminenti delle amministrative. All’appello mancano i candidati di città importanti, va chiuso tra gli altri l’accordo per Palermo. Ma la deadline sarebbe stata fissata in 48 ore, con una accelerazione impressa proprio dal Cavaliere, che ai suoi avrebbe suggerito di chiudere intanto l’accordo su Palermo e di occuparsi di regionali in un secondo momento. Lega, autonomisti e Udc lo seguono a ruota. I leader del centrodestra e quelli dei “cespugli” annessi e connessi si muovono sotto le raffiche di vento delle riforme che – sostengono – mettono mano alle tasche dei contribuenti.
La delega fiscale, con il ridisegno delle aliquote, e soprattutto la riforma del catasto toccano le corde profonde che uniscono il centrodestra. Serve il perno di una battaglia identitaria, al netto dei necessari distinguo tra asse Lega-Fi e la destra lepenista di Giorgia Meloni, che rafforzi la chiamata alle urne dei moderati e spinga lontano dalle secche della guerra. La posizione troppo amichevole verso Putin sta costando cara a Matteo Salvini. L’ultimo sondaggio di Antonio Noto lo inchioda al 17%, dopo Fratelli d’Italia data al 21% e prima di Forza Italia, al 7%. I tre partiti insieme arriverebbero al 45%, il punto più basso in tre anni di rilevamenti. Ecco che a Berlusconi avrebbero suggerito il ritorno della politica dei due forni: una Cdu all’italiana – “Prima l’Italia?” – e a destra Fdi con la sua specificità. Ma non solo: ecco che i cespugli possono diventare, sommati, l’albero maestro da issare sulla nave perché prenda il largo. Coraggio Italia, Noi con l’Italia, il Partito degli Europei e Liberali, Mastella possono mettere insieme un gruzzoletto del 6,5% che a questo punto diventerebbe decisivo per vincere.
Il segretario della Lega, incoronato proprio da Berlusconi leader della coalizione (parole pronunciate durante le “quasi nozze” dell’ex premier con Marta Fascina, che hanno provocato l’ira di Giorgia Meloni), ha ricambiato l’endorsement definendo Forza Italia “perno” di una coalizione sempre più a doppia motrice (Lega e, appunto, FI) con Fdi lasciata volutamente più indietro. “Berlusconi è un amico, è un grande italiano, un uomo generoso, un politico lungimirante. Ci sentiamo quasi tutti i giorni e concordiamo sostanzialmente su tutto”, ha spiegato Salvini. Aggiungendo: “Forza Italia è e sarà un perno del centrodestra, Berlusconi ha inventato il centrodestra – ha concluso – Quindi non ci saranno tentennamenti”. Giorgia Meloni guarda alla prova di forza della riforma del catasto, su cui il governo punta a chiedere la fiducia, come a un bivio esiziale che esorta i suoi compagni di strada ad inforcare. “La riforma del catasto nei documenti del governo si dice essere funzionale a un aumento delle tasse della casa richiesta dall’Ue. Credo sia indegno che per la prima volta nella storia della Repubblica il governo chieda o rischia di chiedere la fiducia su una legge delega, che è quella in cui il Parlamento delega il governo nell’ambito di una cornice a legiferare”.
La ragion di Stato e una certa prudenza adeguata ai tempi potrebbero oggi suggerire a Berlusconi di non cedere al canto delle sirene e turarsi il naso per non far cadere il governo Draghi. “Partiamo da un’evidenza: il classamento degli immobili attualmente in uso presenta diverse storture e molte zone d’ombra, come gli immobili non censiti o gli immobili abusivi o ancora quelli che non rispettano la destinazione d’uso e fra questi ultimi gli immobili di lusso che oggi non lo sono più”, concede Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia impegnata in una non facile opera di mediazione. “Stanti questi fatti, una riforma dell’impianto tecnico del catasto occorre, come già fatto nel recente passato, ma non è la riforma più urgente, ce ne sono ben altre da portare a casa e in fretta e, di certo, non serve confondere ulteriormente il mercato e gli operatori dell’immobiliare, già in fibrillazione. La casa – rimarca Mazzetti – è un caposaldo dell’Italia ed è stata fin troppo – e inutilmente – tartassata, al pari degli immobili strumentali, vittime di continui salassi. Il governo, dunque, deve impegnarsi sul fronte della tassazione impedendo ogni tipo di aumento, come lo stesso premier ha dichiarato”, conclude Mazzetti.
E’ sul convergere su questa posizione – e sul rifiuto della sfiducia a Draghi – che da Arcore arriverà la benedizione per l’operazione unitaria cui si sta lavorando. Insieme alla promozione di una nuova squadra al vertice. Il ritorno di Berlusconi sulla scena e l’approssimarsi del progetto di saldatura con la Lega punta a mettere in campo volti nuovi provenienti dall’una e dall’altra scuola. Andrea Ruggeri e Alessandro Battilocchio, Alessandro Cattaneo e Deborah Bergamini sono la generazione che prende le redini degli azzurri. Edoardo Rixi e Massimiliano Fedriga, insieme a Giacomo Cosentino si scaldano per il versante di Alberto da Giussano. “Prima l’Italia”. Ma poi c’è l’Europa, e la guerra. Silvio Berlusconi, guardando alle elezioni francesi, ha definito ieri Macron “europeista, moderato, uomo che guarda l’Occidente”. E un altro colpo alla Meloni, l’ha dato. Le sue parole, come nel dirsi “addolorato e deluso” verso Putin, non sono state scelte a caso.
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