L’unanimità dura lo spazio di un batter d’ali. E va in frantumi appena incassato il via libera all’invio di armi italiane all’Ucraina. Chi pensava – o sperava – che la sporca guerra in Ucraina avrebbe distratto il governo dall’agenda del Pnrr e spinto Draghi a più miti mediazioni, ha sbagliato i conti. E a proposito di “governo più debole o più forte dopo il Quirinale”, e ora anche nel mezzo di una guerra, si ritrova un governo che arriva a minacciare la crisi se la Commissione Finanze della Camera non procede con le votazioni sul ddl fiscale che all’articolo 6 contengono l’odiatissima, dal centrodestra, riforma del catasto.

Lo ha detto ieri in Commissione Finanze la sottosegretaria al Mef Cecilia Guerra (Leu): “Se l’articolo 6 del disegno di legge sulla delega fiscale non viene approvato, si considera conclusa l’esperienza di governo”. Guerra è persona decisa ma mite. Se ha osato così tanto, è chiaro che ha avuto un mandato specifico. Dal Mef e da palazzo Chigi. Alle “minacce” della Cecilia Guerra sono seguite quelle -opposte – di Fratelli d’Italia e quindi Lega e poi Forza Italia. Tutto il blocco del centrodestra in realtà non minaccia da ieri ma, peggio, fa melina da mesi. Almeno dal 29 ottobre quando la delega fiscale fu approvata in Consiglio dei ministri e da allora è in Commissione Finanze alla Camera a prendere polvere nei cassetti perché non è mai stato trovato il modo di sciogliere il nodo della riforma del catasto. In ottobre il Consiglio dei ministri, proprio per venire incontro alle richieste del centrodestra, aveva approvato una versione assai edulcorata: la riforma del catasto infatti è diventata una mappatura del patrimonio edilizio esistente con il rinvio tassativo al 2026 per eventuali variazioni sulle rendite catastali e quindi sul valore degli immobili.

Dunque nessuna stangata e nessuna patrimoniale alle viste. Bensì uno strategico rinvio. Intanto, fu spiegato, si fa la fotografia dell’esistente, si rendono noti i cosiddetti immobili fantasma, le baracche per gli attrezzi diventate villini di campagna e i capanni per la pesca diventati residenze estive vista mare. E tute le variazioni possibili su questo genere che possono essere, come sappiamo, moltissime. Ci mettiamo in pari, fu il ragionamento, con le richieste del Pnrr e di Bruxelles e poi sarà tema di chi sarà al governo nel 2026 decidere come procedere. Magari, nel 2026 uno potrà anche decidere di annullare tutto, riforma e catasto. Ma sarà appunto un problema di chi sarà a palazzo Chigi nel 2026. Ed è proprio questo il punto: poiché il centrodestra è convinto di vincere le prossime politiche e di andare a governare, non ne vuole proprio sapere di trovarsi questa grana tra i piedi.

Va detto, a onor del vero, che la Lega a ottobre non ha votato la delega in Consiglio dei ministri. E, come spiega oggi Alberto Gusmeroli, vicepresidente della Commissione Finanze in quota Lega, “nel Documento Camera/Senato sulla riforma del fisco approvata quasi all’unanimità dalle commissioni Finanze Camera e Senato A giugno fu deciso di escludere la riforma del catasto. Dunque, da parte nostra c’è sempre stata massima coerenza”. Secondo Gusmeroli, commercialista ed esperto di contabilità pubblica, la riforma del catasto “non serve perché funziona bene così com’è. Gli immobili fantasma possono esser accatastati già con le norme attuali e i Comuni che non hanno fatto le micro zone le possono fare ed è chiaro che fare una mappatura catastale a valore di mercato oggi vorrebbe dire aumentare il valore catastale domani. E dopo la pandemia e nel mezzo di una guerra, con l’inflazione al 5% , le bollette triplicate non è proprio il caso di dare una stangata al mercato immobiliare e alle famiglie italiane che hanno nella casa il bene rifugio”.

Il fatto che l’eventuale ipotetica stangata – e non si vede perché visto che il catasto “funzione bene così com’è” – arriverebbe semmai nel 2026 è un tema che non lo riguarda. Con queste posizioni in campo e le antenne di Bruxelles puntate sui 51 obiettivi/riforme che il governo deve concludere entro giugno 2022 per accedere alla seconda tranche di 24 miliardi, martedì sera conclusa la difficile maratona sull’Ucraina, il governo ha convocato una riunione di maggioranza in commissione Finanze alla Camera per dire che il tempo era scaduto. Che l’indomani, cioè ieri, si doveva procedere col voto. E che le votazioni dovevano iniziare proprio dall’articolo 6. Apriti cielo. A Marco Osnato, l’uomo forte di Fratelli d’Italia in Commissione, sono brillati gli occhi per il fatto di poter subito chiudere la parentesi rosa del voto unanime sull’Ucraina e tornare sulle rassicuranti e poco impegnative barricate dell’opposizione: “Non accettiamo che il governo imponga l’agenda, diciamo no ad una nuova patrimoniale, il centrodestra ci segua in questa battaglia”. A Salvini è andato tutto di traverso: “Ma come, siamo stati noi a non votare la norma in consiglio dei ministri, cosa vuole Fratelli d’Italia…”. Ieri mattina il segretario della Lega ha smorzato i toni: “Se ne occupa il Parlamento, dico solo che trovo surreale che mentre il mondo fibrilla per la minaccia nucleare, il governo possa fibrillare per la riforma del catasto”. Non è il momento. E quando mai lo è per certe riforme che sanno di trasparenza e legalità.

Il botto succede ieri all’ora di pranzo. Quando la sottosegretaria Cecilia Guerra si presenta in Commissione per l’annunciata votazione del ddl fiscale, si trova il muro del centrodestra e pronuncia la fatidica frase: “O si va avanti o si ritiene conclusa l’esperienza di governo”.
Fratelli d’Italia torna alla carica. “In commissione Finanze si è consumato l’ennesimo atto di arroganza e protervia del governo”, dicono Osnato, Bignami e Albano. “Troviamo surreale, per quanto allettante, la minaccia di far cadere il governo qualora la riforma del catasto non venisse approvata così com’è. Se la maggioranza si volesse prestare a questo ricatto, Fratelli d’Italia sicuramente non ci sarà. La riforma del catasto va stralciata subito”. Il governo chiede anche che si inizi a votare proprio dall’articolo 6, giusto per levarsi il pensiero. La Commissione stoppa i lavori. Il presidente Luigi Marattin (Iv) vola a palazzo Chigi in cerca di uno spazio di mediazione. Se ne fa carico Forza Italia che chiede 24 ore per trovare una soluzione. Marattin in serata sembra più possibilista: “Sto lavorando da giorni affinché si possa superare lo stallo”.

Fonti di palazzo Chigi fanno sapere che sulla mappatura non ci saranno passi indietro. Che si sicuro non esiste che la norma in questione “possa essere stralciata” perché, come fu già assicurato nella conferenza stampa di ottobre, “la mappatura, disponibile dal primo gennaio 2026, non sarà usata per determinare nuove tasse. Non avrà finalità fiscali”. Diverso è per gli immobili fantasma: una volta emersi, ci sarà da pagare le tasse mai pagate finora. Ma questa si chiama evasione fiscale. Il centrodestra vuole essere complice? Ecco che la mediazione a cui sta lavorando Forza Italia e anche il ministro Garavaglia (Lega) potrebbe riguardare il fatto che “eventuali novità sul fronte fiscale dovranno per forza passare da un voto in Parlamento”. La mappatura – è scritto nella relazione tecnica che accompagna la delega – potrebbe “interessare circa 39 milioni di persone fisiche e circa 1,5 milioni di persone giuridiche intestatarie di immobili urbani”.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.