L'opinione del prof tifoso
Maradona ci dimostra che Napoli è l’habitat ideale per il genio

Qual è il possibile insegnamento, la possibile eredità di lungo termine che ci vengono consegnati dalla storia di Maradona e Napoli? Per esporre il mio punto di vista devo prima provare a rispondere a un’altra domanda: qual è l’essenza del rapporto fra Napoli e Maradona? Napoli è solo lo sfondo ideale per le magie di Diego, per celebrarlo con esaltazione o con isteria, facendo la gioia dei media di tutto il mondo? No, per me proprio non è così.
Veniamo ai fatti: Maradona vuole lasciare l’Argentina per consacrarsi come grande campione planetario; non fa la scelta conservativa di Pelè, cioè di rimanere a casa sua e segnare mille goal, ma vuole sfidare il mondo. Sceglie una città calda meteorologicamente e dal punto di vista della tifoseria, con una grande squadra come il Barcellona. Ma sorprendentemente non si trova bene, non resiste e dove decide di andare? In una città dal clima ancora migliore, con una tifoseria ancora più calda come quella del Napoli; poco importa che sia una squadra decisamente meno blasonata la quale, fino a quel momento, non ha mai vinto niente di importante. E, dopo questa scelta, rifiuterà persino i ricchi inviti dal Nord, finanche dal famoso presidente d’altri tempi, l’Avvocato.
Ecco, questo è il punto. Maradona sceglie Napoli per esaltare le sue doti. Napoli come città ideale per l’esaltazione del genio, della creatività, della fantasia di Diego. Come unico luogo possibile per avere un continuo sviluppo di adrenalina esaltante, dove sentire sempre l’amore degli altri quasi come contatto fisico, con atmosfera avvolgente di luce, colore, profumo, umanità per sviluppare la creatività. E ha creato, quanto ha creato. Il popolo che vive vicinissimo nei vicoli dei Quartieri Spagnoli e della Sanità che poi si fonde nel tifo allo stadio, la città dove l’azzurro del mare si fonde con quello del cielo, la città dell’abitante più colto e di quello più ignorante, della villa più bella e del basso più invivibile, potremmo forse dire la città del primo e degli ultimi, la città dove tutto si fonde, diventa l’habitat ideale per la creatività del Genio. Ed è vero solo per Maradona?
Assolutamente no, di esempi se ne potrebbero fare tanti. Il primo che mi viene in mente è quello di Caravaggio, un’altra genialità in un uomo dalla vita complicata, che a Napoli riesce a fare uno dei dipinti più densi e creativi della storia come le Sette Opere di Misericordia, un quadro che devi vedere e rivedere continuamente, apprezzando sempre nuovi dettagli, proprio come una cassetta delle meraviglie di Maradona. Tutta la misericordia nello spazio di una tela, forse ambientata in un vicolo, come tutta la storia del calcio è nei novanta minuti della sfida di Diego con l’Inghilterra, il più grande imbroglio e la più bella rete. O nei secondi finali della rete su punizione ai bianconeri, oppure nella rete con pallonetto di testa al Milan.
Ed ecco, allora, qual è un grande insegnamento della storia complessa fra Napoli e Maradona: Napoli può essere, e ha più volte dimostrato di esserlo, il luogo ideale per sviluppare la fantasia e la creatività estrema dei Geni, anche dei Geni controcorrente. Il luogo ideale dove venire per creare, nel calcio, nell’arte, nella letteratura, nella musica e perché no, nella tecnologie innovative, nella ricerca. Questa è, secondo me, la grande eredità che per sempre Diego lascia a Napoli. Io credo profondamente in questa idea. La città del futuro deve sviluppare spazi, organizzazione e adeguata ospitalità per i creativi fantasiosi di tutto il mondo e di tutti i campi. Hanno trovato e troveranno l’habitat ideale e verranno a creare, per loro stessi e per il benessere di Napoli, in molti campi.
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