Le scuse di Piantedosi a Giannini arrivano alle 18 di ieri. “Quel che è successo è un fatto oggettivamente molto grave, stiamo facendo accertamenti per capire cosa è successo”. Il Ministro dell’Interno si muoverà in prima persona assieme a Carlo Nordio per cercare di ricostruire quanto accaduto al giornalista editorialista di Repubblica, che due notti fa, alle quattro del mattino in un albergo di Milano ha sentito bussare alla porta quattro agenti delle forze dell’ordine per una notifica di querela.

Un fatto che fa fatica a trovare precedenti, e che Giannini ha raccontato nel corso della trasmissione Otto e Mezzo ospite di Lilli Gruber. “Siamo all’intimidazione”, ha detto il diretto interessato, facendo riferimento ad un fatto politico. Da parte dell’ex direttore de La Stampa arriva successivamente anche un ringraziamento al Ministro: “Il suo è un gesto doveroso, ma non scontato in questo clima politico nel quale viviamo e l’approccio arrogante e palesemente intimidatorio di governo e maggioranza verso la libera informazione”.

Costa: “Nemmeno fosse Tangentopoli”

Quella notte i poliziotti in divisa si sono rivolte al portiere dell’hotel che ha cercato di fermarli: “Il cliente parte alle 8, potete tornare più tardi”. Ma il dipendente della struttura si è sentito rispondere un secco “No,  dobbiamo farlo ora”.

Come ricordato da Costa, gli atti a sorpresa, come le perquisizioni, salvo ragioni specifiche, per legge non debbono essere eseguiti in ore notturne, ma tra le 7 e le 20, e ha poi aggiunto: “Figurarsi una notifica burocratica come questa. Devo risalire ai tempi di Tangentopoli quando è accaduto che alcune perquisizioni avvenissero alle 5. Ma era un caso del tutto diverso che a differenza di questo richiedeva certamente un’urgenza”. Anche Costa parla di una “forma di intimidazione in spregio alla presunzione di innocenza”, ora il caso diventa politico, e dal governo si attende una risposta concreta.

Redazione

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