La Russia prova a ripartire dopo il caos. Ma quanto accaduto il 24 giugno con la marcia della Wagner di Evgenij Prigozhin è ancora difficile da decifrare. E mentre si tenta di normalizzare il tutto, rimane il dubbio di come possano essere ricucite le ferite. La settimana è iniziata con un video del ministro della Difesa, Sergei Shoigu, apparso per la prima volta dopo il tentato golpe (in larga parte nei suoi confronti) mentre visita le truppe in Ucraina. Il ministero della Difesa ha rilasciato una dichiarazione secondo cui Shoigu «ha prestato particolare attenzione all’organizzazione degli aiuti alle truppe coinvolte nell’operazione militare speciale e alla creazione di condizioni per garantire il dispiegamento sicuro del personale».

E la scelta di apparire per pochi secondi serviva a rassicurare le truppe e dare una parvenza di normalità. Ma accanto a quest’immagine, le notizie su una possibile destituzione del ministro continuano. Alcuni media russi ritengono che possa essere sostituito dall’attuale governatore di Tula nonché ex viceministro della Difesa, Alexei Dyumin. Secondo molti osservatori, Dyumin potrebbe essere scelto perché in buoni rapporti con la Wagner ma anche perché da tempo visto come “delfino” di Putin.

Se nel momento in cui scriviamo non è ancora chiara la sorte di Shoigu, non lo è nemmeno quella del grande protagonista del caos: Prigozhin. Il fondatore della Wagner, sparito dopo la fine della rivolta, è ricomparso con un audio su Telegram in cui ha ammesso che quello realizzato sabato scorso dai suoi mercenari e su suo ordine «non era un golpe ma una protesta» perché «volevano sciogliere la Wagner il primo luglio».

Nessuna intenzione di rovesciare il potere in Russia, quindi, ma una sorta di manifestazione armata che aveva lo scopo di dimostrare la rabbia di Prigozhin e dei suoi uomini per la scelta del governo russo di costringere le compagnie private a firmare contratti con la Difesa, subordinandosi di fatto alle forze armate. E queste, va detto, sono sempre state il vero nemico dello “chef di Putin”, sia durante tutta la guerra che durante le concitate fasi della rivolta. Oltre a denunciare l’inadeguatezza della sicurezza mostrata durante la “protesta”, il capo dei contractors ha tuttavia anche sottolineato che «nelle città russe, i civili ci hanno accolti con bandiere russe e simboli di Wagner». Segno che, al netto dei risvolti per l’establishment militare,

Prigozhin ha voluto anche lanciare un segnale politico. Nell’audio, il capo della Wagner non specifica dove si trova. E anche l’assenza di una sua localizzazione è un ulteriore elemento di mistero intorno a quanto accaduto questo fine settimana in Russia. Da Mosca trapela il massimo riserbo. Alcuni media hanno parlato del possibile arrivo dello “chef ” a Minsk, capitale di quella Bielorussia il cui leader Aleksandr Lukashenko sembrerebbe avere avuto un ruolo di primo piano nel fermare la rivolta.