L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato condannato a sei anni di reclusione nell’ambito dell’inchiesta che lo vede coinvolto in uno dei filoni dell’indagine sul ‘Mondo di mezzo’. Alemanno si è visto quindi confermare in Appello la condanna avuto in primo grado il 25 febbraio 2019 per corruzione e finanziamento illecito

Il procuratore generale Pietro Catalani nel corso del processo di Appello aveva chiesto una condanna minore, a 3 anni e mezzo. Stando all’accusa Alemanno, tra il 2012 e il 2014, tramite l’ex amministratore delegato di Ama (azienda rifiuti di Roma) Franco Panzironi avrebbe ricevuto, attraverso la fondazione Nuova Italia, oltre 223mila euro per compiere atti contrari ai doveri di ufficio. Soldi che per la Procura erano arrivati da Salvatore Buzzi in accordo con Massimo Carminati.

L’ex sindaco della Capitale, difeso dagli avvocati Pietro Pomanti e Filippo Dinacci, ha definito “sconcertante” la sentenza di condanna in Appello che “pur di condannarmi smentisce una decisione della Cassazione secondo cui i miei coimputati sono stati riconosciuti colpevoli di traffico di influenza”. “A questo punto io sono un corrotto senza corruttore, evidentemente mi sono corrotto da solo. Proclamo la mia innocenza come ho fatto sin dal primo giorno. Ricorrerò in Cassazione”, ha concluso Alemanno, che era presente in aula alla lettura del dispositivo della sentenza.

In aula l’avvocato Pomanti ha ricordato che “non c’è traccia di alcun pagamento, accredito, linea di finanziamento, che possa ricondurre ad Alemanno con nessuno dei soggetti citati negli atti”. “La sentenza della Cassazione, per il filone principale di ‘Mondo di mezzo’ – ha continuato il legale – ha non solo reso definitive una serie di assoluzioni sul caso che ci riguarda, ma ha anche chiarito che di alcune accuse ad Alemanno non si deve più parlare”.