La crisi Dem
“Nessun ripensamento e non mi candido a Roma”, Zingaretti ribadisce le dimissioni: cosa succede ora nel PD
Ha prima spiazzato i suoi compagni di partito, dalla minoranza interna degli ex renziani di Base Riformista ai suoi ‘alleati’ come il vice Andrea Orlando o l’amico Gianni Cuperlo, e adesso rilancia. Nicola Zingaretti non torna indietro sulle dimissioni annunciante nel pomeriggio di giovedì su Facebook, in cui ha lanciato bordate contro il suo stesso partito accusato di pensare “alle poltrone” e di rilanciare “attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto”.
Il segretario dimissionario quindi non molla sul tema delle dimissioni e stamattina, l’inaugurazione di un playground di Torre Gaia alla periferia di Roma, ribadisce le sue intenzioni: “Il tema non è un mio ripensamento. Ma mi auguro che il mio gesto aiuti il PD a ritrovare la voglia di discutere anche con idee diverse ma con più rispetto e efficacia”, ha detto il governatore del Lazio ai giornalisti presenti.
“Qualsiasi scelta farà l’assemblea la rispetterò”, ha aggiunto Zingaretti, stoppando l’ipotesi che l’assemblea del Pd prevista il 13 e 14 marzo prossimo possa rigettare le dimissioni, come sottolineato da diversi ‘big’ del partito già nel pomeriggio di giovedì. “Leggetevi lo Statuto, non è previsto”, è stato il commento di Zingaretti.
Quanto al futuro politico, il messaggio è chiaro: “Io ce l’ho messa tutta ma non c’è l’ho fatta a cambiare questo clima. Ho fatto un passo di lato, non scompaio”. Ma il governatore stoppa le voci di un suo possibile impegno per le prossime elezioni nella Capitale, rinviate causa Covid al prossimo ottobre: “Faccio il presidente di Regione”, ha chiosato Zingaretti.
LE IPOTESI NEL PD – Se quindi il ritiro delle dimissioni da parte di Zingaretti appare al momento improbabile, diverse sono le ipotesi in ballo in vista dell’Assemblea Pd della prossima settimana. Lo Statuto del Pd infatti, in caso di dimissioni del segretario, può eleggerne uno ‘nuovo’ oppure sciogliersi.
Altra ipotesi è la scelta di affidare il partito ad un reggente, il nome forte in questo caso è l’ex ministra della Difesa Roberta Pinotti, o se partire subito con la sfida politica ‘vera’ tra Stefano Bonaccini, che riunirebbe le anime del partito contrarie alla gestione Zingaretti, dal ‘partito dei sindaci’ ai renziani di Base Riformista, e dall’altra parte la continuità del ministro del Lavoro Andrea Orlando, leader della corrente Area Dem e vicesegretario con Zingaretti.
A chiedere però ancora una volta un ripensamento da parte del segretario dimissionario è Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci Pd. “Ieri lo stesso Bonaccini nel comitato politico si è espresso dicendo che Zingaretti deve ritirare le dimissioni, il comitato politico si è espresso all’unanimità. È stata una reazione importante, perché tutti hanno chiesto a Zingaretti di restare in sella e all’assemblea di respingere le sue dimissioni, per aprire una discussione nel merito delle questioni. Si può fare questa cosa o ogni volta, per aprire una discussione sulle cose da fare, dobbiamo cambiare un leader eletto da milioni di elettori e simpatizzanti del Pd? Questa è la domanda”, ha spiegato intervenendo a SkyTg24.
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