Una rivolta che porta indietro nel tempo, alle proteste femministe degli anni ’70 sulla rivendicazione delle donne sulla ‘proprietà’ del proprio corpo. È quanto sta accadendo al liceo Socrate di Roma, istituto storico del quartiere popolare che è già alle prese con la difficile riapertura in tempi di emergenza Coronavirus.
Il caso è scoppiato con la denuncia di una rappresentante d’istituto, che ha riferito come la vicepreside avrebbe detto a una sua compagna di non vestirsi con la gonna corta “perché a qualche professore poteva cadere l’occhio”. Il ‘consiglio’ è stato dato ad una studentessa dell’ultimo anno, prendendola in disparte, ma le stesse parole sarebbero state pronunciate anche al cospetto di altre studentesse, sottolineando come la mancanza di banchi e l’indossare la gonna comportino “troppa attenzione da parte dei professori maschi”.
La risposta ‘femminista’ non si è fatta attendere, con l’esposizione di un cartello fuori dalla classe su cui si legge: “Non è colpa nostra se cade l’occhio”, riferendosi così alle parole del vicepreside. La protesta non si è fermata qui, con le ragazze del collettivo Ribalta femminista, nato appena questa estate, che sui social hanno lanciato un appello: “I nostri corpi non possono essere oggettificati: domani (oggi, ndr) siete tutte e tutti invitati a venire a scuola con una gonna, ci vestiamo come vogliamo”.
Una polemica non solo italiana, quello dell’abbigliamento. In Francia pochi giorni fa era scoppiato un caso simile sulla “censura” con protagonista della ‘gaffe’ il titolare dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer.
Per il preside del liceo Socrate, Carlo Firmani, “non era e non è tuttora pervenuto alcun riscontro fattuale o documentale e resto in attesa di ricevere chiarimenti dalle studentesse per poter procedere. Aldilà di ciò – spiega al Corriere – il liceo Socrate è fieramente da sempre attento al rispetto di tutte le individualità e di tutte le opinioni, libere di esprimersi, all’interno del perimetro segnato solo dalla Costituzione e dal codice penale ed è altrettanto attento alle questioni di genere, oggetto peraltro di uno dei tavoli di lavoro permanenti che la scuola, capofila nazionale della Rete scuole Green, ha istituito e nel quale lavorano insieme studentesse, studenti e docenti. Di questa identità la scuola è e vuole essere gelosa custode e nessuna valutazione personale, quale che sia, potrà mai ergersi a criterio discriminatorio nei confronti di chicchessia. L’occasione potrà essere comunque oggetto di un’ampia riflessione collettiva, nel rispetto della funzione eminentemente formativa e culturale che la scuola da sempre incarna”.
Secondo quanto riportato da AdnKronos, il ministero dell’Istruzione tramite l’Ufficio scolastico regionale del Lazio ha chiesto un approfondimento su quanto accaduto.
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