Prima la pandemia, poi l’invasione dell’Ucraina e il conflitto in Medio Oriente, infine l’elezione di Donald Trump: il terzo decennio del terzo millennio non è iniziato sotto i migliori auspici, per usare un eufemismo. E ne stiamo pagando il prezzo nel discorso pubblico. “El sueño de la razón produce monstruos”, recita il titolo dell’acquaforte di Francisco Goya. È così. Dietro al successo dell’astrologia, dello spiritismo, del cospirazionismo, del complottismo, delle più strampalate teorie scientifiche, del pacifismo disarmato, si cela la tendenza ad alienare una libertà considerata troppo pesante e generatrice di angoscia.

I movimenti sovranisti e xenofobi

Nei primi decenni del Novecento, in Europa, la rabbia e la paura delle classi medie in difficoltà vennero sfruttate e controllate da regimi totalitari. Oggi, invece, vengono alimentate da movimenti sovranisti e xenofobi. Passando all’Italia, spicca la convergenza tra il populismo leghista e quello pentastellato, cementata da un antieuropeismo che strizza l’occhio a Putin e Trump. Del resto, il populismo non è un’ideologia, ma una pratica demagogica che si esercita nel laboratorio del vittimismo sociale, delle partite Iva e dei “poveri” raggirati, ingannati, perseguitati dalla “cricca di Bruxelles” e da potenze oscure. Sul fuoco del populismo, poi, soffia la Rete: grazie al web, vengono lanciate le crociate contro gli infedeli, i signori della Terra che tessono incessantemente i loro complotti per meglio dominare il mondo degli umili e dei deboli. E che importa se mancano le prove? La loro assenza, in fondo, è la migliore conferma che il Male agisce di nascosto.

Il Pd balbetta

Nel frattempo, il Pd balbetta con le sue prediche moraleggianti sull’Europa dei valori e contro la guerra. Non per caso, secondo un recente sondaggio, oggi meno di un italiano su tre sostiene l’Ucraina. Una delle regole fondamentali della democrazia parlamentare è non soltanto che esista un’opposizione, ma che questa sia vista come una possibile alternativa di governo. Nulla di tutto ciò è attualmente all’orizzonte. Nel gioco per il potere, le due dispensatrici della vittoria sono – per usare le celebri categorie di Machiavelli – la fortuna o la virtù. Dalle parti di Largo del Nazareno latitano entrambe. Ma il partner di un gioco non può essere un perdente per predestinazione, che tutt’al più è un giocato da altri.

Cosa vogliano fare i dem da grandi

Emanuele Macaluso amava ripetere che il Pd non era un partito, ma un agglomerato politico-elettorale. Aveva ragione, ma non è solo questo il punto. La verità è che ancora non si capisce cosa vogliano fare i dem da grandi: rilanciare la propria vocazione maggioritaria con un progetto riformatore – e con un gruppo dirigente saldamente alleato con le forze del socialismo europeo – che sappia parlare a tutti gli italiani, o acconciarsi mestamente alla riedizione di un Ulivo in sedicesimo con i resti di una sinistra dispersa e in disarmo?