Papa Francesco fa un bilancio dei dieci anni di pontificato, ribadendo la sua disposizione a facilitare il negoziato sull’Ucraina, in un’intervista all’emittente svizzera Rsi, anticipata da alcuni quotidiani.

Durante il dialogo, che si è svolto a Casa Santa Marta, è tornato anche sul tema delle dimissioni, una possibilità che al momento però non contempla: “Una stanchezza che non ti fa vedere chiaramente le cose. La mancanza di chiarezza, di sapere valutare le situazioni. Anche il problema fisico, può darsi” spiega Bergoglio.

Riguardo la guerra la posizione del pontefice è sempre stata chiara: “In poco di più di cent’anni ci sono state tre guerre mondiali: ’14-’18, ’39-’45, e questa che è una guerra mondiale. È cominciata in pezzetti e adesso nessuno può dire che non è mondiale. Le grandi potenze sono tutte invischiate. Il campo di battaglia è l’Ucraina. Lì lottano tutti. Questo fa pensare all’industria delle armi. Un tecnico mi diceva: se per un anno non si producessero le armi sarebbe risolto il problema della fame nel mondo. È un mercato. Si fa la guerra, si vendono le armi vecchie, si provano le nuove”.

E se oggi incontrasse Putin, come ha fatto altre volte in passato, “gli parlerei chiaramente come parlo in pubblico. È un uomo colto. Il secondo giorno della guerra sono stato all’ambasciata di Russia presso la Santa Sede a dire che ero disposto ad andare a Mosca a patto che Putin mi lasciasse una finestrina per negoziare”.

“Mi scrisse Lavrov dicendo grazie ma non è il momento – aggiunge il Papa Francesco -, Putin sa che sono a disposizione. Ma lì ci sono interessi imperiali, non solo dell’impero russo, ma degli imperi di altre parti. Proprio dell’impero è mettere al secondo posto le nazioni“.

Il Pontefice ha anche raccontato la sua chiesa per gli ultimi, gli anni che passano e come si immagina l’ora della verità: “È vero che ho una preferenza per gli scartati, ma questo non vuole dire che io scarti gli altri. I poveri sono i prediletti di Gesù. Ma Gesù non manda via i ricchi. La Chiesa non è una casa per alcuni, non è selettiva”.

“Sono vecchio. Ho meno resistenza fisica, quella del ginocchio è stata un’umiliazione fisica, anche se adesso sta guarendo bene – continua Papa Francesco che aggiunge una piccola nota personale sulle sue ultime uscite pubbliche in carrozzina –, mi vergognavo un po’”. L’aldilà “non posso immaginarlo. Non so cosa sarà. Soltanto chiedo alla Madonna che mi stia accanto”.

Infine il ricordo di una giornata che ha fatto la storia, la preghiera solitaria in piazza San Pietro durante il lockdown: “C’era la pioggia e non c’era gente. Ho sentito che il Signore era lì. È stata una cosa che ha voluto il Signore per farci capire la tragedia, la solitudine, il buio, la peste”.

E quello del suo predecessore, Benedetto XVI: “Era un piacere parlare con lui. Gli chiedevo pareri. Lui dava il suo parere, ma sempre equilibrato, positivo, un saggio. L’ultima volta però si vedeva che era alla fine”. Non di secondo piano il suo funerale, unico nella storia della Chiesa: “I cerimonieri si erano ‘rotti la testa’ per fare le esequie di un Papa non regnante. Ho detto di studiare la cerimonia per i funerali dei Papi futuri, di tutti i Papi. Stanno studiando ed anche semplificando un po’ le cose, togliere le cose che liturgicamente non vanno”.

Redazione

Autore