Interrogazione parlamentare bipartisan
Per Draghi scoppia il caso McKinsey: bufera per la consulenza sul Recovery Plan

Una prima, forte polemica politica per Mario Draghi. Il presidente del Consiglio, che fino ad oggi ha agito “nell’ombra”, come dimostrato anche dalla conferenza stampa sul Dpcm affidata ai ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, viene chiamato direttamente in causa dall’opposizione ma anche all’interno della stessa maggioranza per l’affidamento di una consulenza agli americani di McKinsey per la stesura del Recovery Plan.
Una consulenza, con la notizia riportata inizialmente da Radio Popolare, che secondo Repubblica dovrebbe portare alla società americana “solo una sorta di rimborso spese”. Una collaborazione che sarebbe stata chiesa dal ministero dell’Economia guidato da Daniele Franco, piazzato sulla poltrona ‘scottante’ proprio da Draghi, visti i tempi stretti a disposizione per portare il Recovery Plan in Europa. La McKinsey dovrebbe, secondo i retroscena, valutare costi e impatto dei diversi progetti inseriti nel Recovery ed esaminare quelli già realizzati in altri Paesi.
Il Mef ha parzialmente confermato nel pomeriggio la notizia, facendo sapere che il contratto con la società statunitense “ha un valore di 25mila euro +Iva ed è stato affidato ai sensi dell’articolo 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti sotto soglia”.
Il Ministero ha però sottolineato che McKinsey “non è coinvolta nella definizione dei progetti del Pnrr. Gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia”, precisa il Mef.
Da sinistra arriva quindi la bordata di Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana che ha rotto con LeU sull’appoggio al goveno Draghi. Visto che il precedente governo è stato “lapidato” sulla governance che espropriava il Parlamento, la cosa sarebbe piuttosto grave. Oltre che grottesca. Intanto, in attesa che qualcuno risponda alle domande poste da Barca, – spiega Fratoianni – presenterò una interrogazione parlamentare”.
Da destra invece è Fratelli d’Italia con il deputato Federico Mollicone ad annunciare una interrogazione parlamentare: “E’ un esproprio di sovranità nazionale affidarsi a una società straniera. Presenterò un’interrogazione per chiedere chiarezza sulla governance e sull’attribuzione di questa consulenza a McKinsey. E’ possibile che con tutti i ministri, viceministri, sottosegretari, capi dipartimento, capi uffici legislativi, task force, dirigenti, tecnici e funzionari dello Stato che abbiamo, il Governo Draghi debba affidare la stesura del Recovery Plan ad una società privata di consulenza?”.
CALENDA DIFENDE LA CONSULENZA – Chi invece non vede problemi nella consulenza di McKinsey è il leader di Azione Carlo Calenda, secondo cui “i consulenti McKinsey o altro, si usano per scrivere piani strategici straordinari. Quando hai bisogno di elaborazioni veloci e verifica di fattibilità su progetti. Ma se la guida rimane saldamente nelle mani dei Ministri non vedo alcun problema, anzi. No polemiche inutili”.
LE ACCUSE A MCKINSEY – Il nome della società di consulenza americana è effettivamente legato a diversi casi spinosi. La McKinsey ha dovuto infatti pagare quasi 600 milioni di dollari di risarcimenti per il proprio ruolo nell’alimentare l’epidemia di dipendenze da oppiacei negli Stati Uniti. L’azienda, che per questo ha poi silurato il suo ex numero uno Kevin Sneader, aveva lavorato con la casa farmaceutica Purdue Pharma, riconosciuta poi colpevole di tre reati federali, per aumentare le vendite del farmaco oppioide Oxycontin.
Ma ‘a sinistra’ la McKinsey è nel mirino anche per aver collaborato con l’amministrazione di Donald Trump nelle politiche repressive contro l’immigrazione, avendo lavorato per migliorare l’efficacia dell’ICE nel respingere i migranti.
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