La commozione davanti alle bare
Perché Mattarella è andato a Cutro, umanità contro l’indifferenza del governo
Il volto serio, addolorato, di chi non accetta, non può accettare quello che è accaduto a Steccato di Cutro. Sergio Mattarella è andato al posto dei ministri che danno la colpa a chi è morto, non ci sta a farsi rappresentare da coloro che, anche davanti alla strage di sabato scorso, fanno a gara a chi la spara più grossa, più disumana. È lì anche perché del governo a Cutro da giorni non c’è traccia.
Ieri il presidente della Repubblica era solo. “Quando programma viaggi in Italia non dobbiamo mica chiamare palazzo Chigi”, fanno sapere piccati dal Quirinale. Mattarella, al palazzetto dello sport di Crotone, si è fermato davanti alle 67 bare, destinate purtroppo ad aumentare. Poi si è recato all’ospedale dove sono ricoverati i 16 superstiti, di cui sei minori, uno dei quali rimasto senza alcun parente. Mattarella gli ha portato dei giochi, si è commosso. È lui il volto buono, bello, costituzionale dello Stato. “Grazie presidente – ha scritto Stefano Bonaccini – La sua presenza è un gesto di profonda umanità che restituisce dignità al nostro Paese”.
Il presidente ha ascoltato le parole dei parenti che chiedono di verificare che cosa sia davvero accaduto e di poter riportare le salme nei Paesi di origine o dove vivono le famiglie. Ieri anche Elly Schlein si è recata a Crotone: “Un dovere esserci”. Con lei Matteo Orfini e Nico Stumpo, con cui poi ha visitato anche il Cara. La segretaria Pd ha visitato il palazzetto con la fila di bare, ha ascoltato i racconti dei profughi, a cui ha offerto aiuto per i permessi, ha parlato con i volontari che li stanno assistendo. Schlein, che mercoledì aveva chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno Piantedosi, ha detto: “Un dovere essere qui”. Un dovere che chi governa non sente.
La visita di Mattarella non può che essere letta come uno schiaffo (ulteriore) a Palazzo Chigi. La presidente del Consiglio è in India, un viaggio programmato da tempo ma che in questo momento le fa comodo per levarsi da una brutta grana. Su quello che è accaduto a Cutro ha fatto una dichiarazione solo il primo giorno. Poi niente. Se l’è presa con il gender ed è partita. Il governo in Calabria non c’è, non si sente. È anche il grido del sindaco di Crotone. “Solo Mattarella c’è stato vicino. Il governo – si chiede – dove è? Ci siamo sentiti abbandonati perché da domenica ci sono stati quattro giorni, a parte la presenza di Piantedosi, durante i quali non si è visto nessuno”. La gente di Calabria sta con il capo dello Stato. L’applaude e mostra vicinanza con le vittime, rabbia per quello che è accaduto. “Le persone in balia del mare si salvano. Assassini”, “Se la nostra spiaggia di Steccato non ha accolto i vostri figli per la Vita, ma per la morte, perdonateci”. “Si potevano salvare”. Sono solo alcuni dei cartelli esibiti e la richiesta rivolta a Mattarella di fare luce sui fatti.
La decisione della Procura di Crotone di indagare sul mancato soccorso in mare crea un ulteriore problema per l’esecutivo. Da una parte ci sono le dichiarazioni disumane del ministro dell’Interno, dall’altra c’è la necessità di chiarire il perché non sia intervenuta la Guardia costiera, nonostante – ormai è chiaro – sapesse delle difficoltà in cui versava l’imbarcazione carica di esseri umani. Frontex l’aveva avvisata in tempo e dopo le prime claudicanti ricostruzioni la dinamica temporale è stata definita. La guardia costiera sapeva, si potevano salvare. Il problema è nella catena di comando e nelle ormai famigerate regole di ingaggio. Una pista che porta al ministero delle Infrastrutture e trasporti, guidato da Matteo Salvini, che in questi giorni ha avuto una posizione molto defilata.
La Guardia costiera fa capo a lui. L’indagine è in corso. Oggi restano le responsabilità politiche. Non si è ancora spenta l’eco delle frasi di Piantedosi che altri esponenti della destra ne ripetono l’intollerabile leitmotiv: “Non dovevano partire”. Secondo il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (FdI) “visto che nelle nazioni da cui provengono gli immigrati ci sono le parabole e i telefonini, potremmo raggiungere tutte le popolazioni in difficoltà e fargli presente che quei viaggi non sono come vengono dipinti dai trafficanti”. Avete letto bene. Non una parola diversa da quella che ha detto. Vittorio Feltri in un tweet ha sintetizzato questa posizione: «Partire è un po’ morire, state a casa vostra». Un messaggio che ha suscitato indignazione e proteste. Pd e Movimento 5 stelle chiedono che il giornalista, eletto con Fratelli d’Italia alla regione Lombardia, non presieda la prima seduta.
Difficile che questa volta il governo non abbia un contraccolpo da quello che sta accadendo. Lo sdegno popolare, anche delle persone che lo hanno votato, impone una verifica e una scelta politica. Da Fratelli d’Italia che vorrebbero cavalcare la strage per mettere in un angolo la Lega, minimizzano lo scontro interno. Il ministro dell’Agricoltura ha fatto sapere che sono “totalmente prive di fondamento” alcune ricostruzioni di stampa secondo le quali palazzo Chigi starebbe valutando una cambio al Viminale, sostituendo Piantedosi proprio con il cognato di Meloni. Le prossime ore aiuteranno a capire le reali responsabilità dei ministri. Ma oggi una cosa è certa: il governo ha lasciato sole le istituzioni calabresi in un momento di grande cordoglio e necessità. La visita di Mattarella e quella della capa dell’opposizione sono un segnale inequivocabile di chi ha davvero a cuore il Paese.
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