Solo un Paese poco serio può prendere sul serio il “lodo Conte” sulla prescrizione. Di quale mediazione staremmo parlando? Il disegno di legge del Partito Democratico è inconfutabilmente abrogativo della riforma Bonafede della prescrizione, perché ripristina, con qualche minima e non influente variazione, il sistema normativo vigente, introdotto dalla riforma Orlando del 2017, che la riforma Bonafede ha -appunto- abrogato. Reintrodurre la prescrizione solo per le sentenze di assoluzione sarebbe il punto mediano tra le due posizioni? Auguro di cuore al Partito Democratico di avere una idea meno suicida della nozione di mediazione.

In presenza di due proposte concettualmente inconciliabili tra di loro, l’unica mediazione possibile sarebbe stata un nuovo rinvio della entrata in vigore della sciagurata norma, in attesa di definire, varare e testare in concreto una riforma che riduca drasticamente la durata dei processi. Tutto il resto è melina, gioco delle parti in attesa di un esito già scritto da tempo: la resa incondizionata a questa ossessione paranoide dei populisti nostrani. Una ossessione che vale tuttavia per il 25% delle prescrizioni (tante sono quelle che intervengono dopo la sentenza di primo grado) ma non per il restante 75% determinato dalle scelte di priorità (si usa chiamare così le scelte di politica giudiziaria) operate ab origine dagli uffici di Procura di tutta Italia. Per questi due terzi del fenomeno prescrizionale, dove non hai modo di insolentire gli avvocati sabotatori del processo, chissenefrega delle famose aspettative di Giustizia delle parti offese.

Per sovrappiù, il lodo prevede una soluzione palesemente incostituzionale, perché – in barba alla presunzione di non colpevolezza- considera i soli imputati condannati in primo grado meritevoli di una seconda e più grave condanna: la pendenza sine die del processo. Invece, gli appelli dei Pubblici Ministeri contro le sentenze di assoluzione, grazie alla benefica pressione della reintrodotta prescrizione godrebbero di un canale privilegiato di fissazione e celebrazione. Comprendo dunque bene che l’Associazione Nazionale Magistrati, che è in realtà, come è a tutti noto, l’associazione nazionale dei Pubblici Ministeri, esulti per il prestigioso Lodo, asseverandone la sicura costituzionalità.

E tuttavia c’è una buona notizia, che i festanti populisti di vecchio e di nuovo conio farebbero bene a tenere nella giusta considerazione. Parlo dei risultati del sondaggio di Nando Pagnoncelli. Il 40% degli intervistati esprime contrarietà alla abrogazione della prescrizione.  Nonostante il vergognoso monopolio disinformativo assicurato soprattutto dalle tv Rai e La7 ai monologanti propagandisti della legge Bonafede (Davigo, Travaglio, Giannini e compagnia di giro annessa e connessa), siamo riusciti a far crescere intorno ad un tema molto tecnico e sconosciuto ai più, prima curiosità, poi comprensione ed infine consenso. Faccia bene i suoi conti, segretario Zingaretti, prima di assicurare la firma sua e del suo partito alla più sgangherata e sciagurata legge partorita in questa livida stagione del trionfante populismo giustizialista.

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