Per diventare procuratore della Repubblica, da adesso in poi, sarà sufficiente aver gestito bene il “proprio ruolo”. L’indicazione, a dire il vero non particolarmente originale, viene dal Csm che la scorsa settimana ha nominato Alessandro Capitozzo, attuale pm a Lucca, nuovo procuratore di Massa. Capitozzo è stato preferito a Giancarlo Dominijanni, pm a Pisa, il quale aveva, come sottolineato anche da Palazzo dei Marescialli, molti più titoli. Che cosa si intenda per gestione corretta del “proprio ruolo” lo scrive il Csm nella delibera che ha dato il via libera a Capitozzo: ad esempio, puntuale “controllo delle notifiche”, “deleghe d’indagine chiare alla pg” dove sono indicati “percorsi investigativi mirati” con lo scopo della sostenibilità dell’accusa in giudizio”, scelta del “rito direttissimo dopo l’arresto in flagranza”, “fattiva collaborazione con il personale amministrativo e la pg”.

Guardando i cv dei due magistrati si apprende che Capitozzo prima di Lucca è stato a Massa, salvo qualche applicazione alla Dda di Genova e Firenze. Lo sfidante, invece, ha prestato servizio al tribunale di Locri dove è stato sia gip che giudice del collegio penale. Come per Capitozzo, anche a Dominijanni vengono riconosciute “eccellenti doti di organizzare i tempi di definizione delle pendenze”.Ma, a differenza del neo procuratore di Massa, il pm pisano è stato referente informatico sia a Pisa che in tutto il distretto della Corte d’Appello di Firenze e ha curato il progetto per collegare con la fibra ottica la Procura, la Questura, il Comando dei cc, il Comune e il Tribunale di Pisa.

Ma non solo: ha elaborato il progetto di informatizzazione e digitalizzazione del fascicolo penale, realizzando pure il sito web della Procura. Componente del gruppo di lavoro ministeriale per la riorganizzazione delle intercettazioni, ha redatto le linee guida utilizzate dal ministero della Giustizia nelle procedure per l’affidamento degli ascolti alle società esterne. Sulla “carta”, dunque, non ci sarebbe stata partita, considerato che da anni il Csm vuole capi degli uffici che, oltre a essere giuristi, sappiano destreggiarsi con le nuove tecnologie. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, poi, è un fan del processo penale telematico. Allora perché la decisione del Csm? Leggendo fra le righe “non scritte”, Dominijanni ha nel cv un grandissimo handicap: è una toga di punta di Magistratura indipendente, la corrente di Cosimo Ferri, travolta dal “Palamaragate” dello scorso maggio.

In questo momento, essere stati legati a Ferri equivale a presentarsi nel castello del conte Dracula con un paletto di legno di frassino in una mano e una corona d’aglio nell’altra. Anche se si hanno le capacità manageriali dello scomparso Sergio Marchionne e le conoscenze informatiche di Bill Gates. Per Dominijanni resta una sola via di uscita: il Tar. Sempre sul fronte delle nomine, la prima settimana di marzo dovrebbe essere decisiva per la Procura di Roma. Molte le sorprese. Piercamillo Davigo inizialmente aveva votato Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, una nomina nel segno della “discontinuità” con la gestione di Giuseppe Pignatone. Scoppiato lo scandalo Palamara e azzerata la votazione di Viola, ha virato su Michele Prestipino, attuale aggiunto e magistrato nel solco della massima continuità con Pignatone, di cui era il più fidato collaboratore. Prima di Roma, i due erano stati sia in Calabria che in Sicilia.

Davigo, in questo suo “ribaltone” rischia però di non essere seguito dai componenti del suo gruppo. A iniziare dal pm antimafia Nino Di Matteo che con Pignatone aveva lavorato a Palermo. La rottura fra Davigo e Di Matteo si è avuta per la votazione di Stefano Pesci ad aggiunto a Roma. Di Matteo voleva un ritorno in Commissione della pratica in quanto Pesci è il marito di Nunzia D’Elia, l’altro aggiunto a piazzale Clodio. Ci sono “delicati profili” in tema di incompatibilità evidenziò, non ascoltato, Di Matteo. La maggioranza al Csm composta dai togati di sinistra di Area e davighiani di Autonomia e indipendenza, più il procuratore generale Giovanni Salvi, avrebbe i numeri per imporre Prestipino anche se, a differenza degli sfidanti Giuseppe Creazzo e Francesco Lo Voi, rispettivamente procuratori di Firenze e Palermo, non ha mai diretto una Procura. Non si escludono però colpi di scena dell’ultimo momento.