Benvenuti a teatro, dove tutto è finto è niente è falso, diceva il grande Gigi Proietti. Vale anche per la telefonata tra Trump e Putin. Meno di due ore di colloquio tra chi parla inglese e chi ne ha una conoscenza assai limitata. È vero che entrambi si avvalgono di interpreti altamente qualificati che garantiscono una corretta traduzione simultanea.

Putin-Trump, negoziato finto

Ma sono i rispettivi staff, cioè il Consiglio di sicurezza nazionale statunitense e il Cremlino, che concordano l’agenda dei temi e coordinano i dettagli tecnici e logistici del confronto. In questo caso, si è trattato di un confronto “ad captandum vulgus” (per accalappiare il pubblico). Un negoziato finto, appunto, con conclusioni prestabilite e tristemente vere.

Kiev bombardata durante telefonata

Non era ancora terminata la telefonata, infatti, e già scattava a Kyiv l’allarme per l’attacco di droni russi (poco dopo verrà perfino colpita una centrale elettrica ucraina). Solo i gonzi, i politici ruffiani e i giornalisti eredi di Mino Pecorelli (copyright del prof. Vittorio Emanuele Parsi) possono sostenere che i leader europei vogliono sabotare la trattativa e la pace.

Per fortuna ci sono statisti in attività come Keir Starmer, Emmanuel Macron, Friedrich Merz e, in Italia, statisti (purtroppo) a riposo come Mario Draghi, che non abboccano all’amo dei duumviri di Washington e Mosca. Ben venga dunque il loro rinnovato sostegno, non solo finanziario, a Zelensky. Agli altri, ai Ponzio Pilato del teatrino domestico che si lavano le mani o addirittura chiedono che si torni a comprare il gas russo, basta ricordare l’ammonimento di Churchill: “La storia non sarà gentile con coloro che non hanno lottato per la libertà”.