Il segretario del Pd Enrico Letta ha l’agenda fitta di incontri con i leader di partito. Lo scopo è trovare un accordo per l’elezione del futuro Presidente della Repubblica. Ma è una corsa contro il tempo: il giorno del voto si avvicina e il centrosinistra tentenna sui nomi da avanzare in risposta a quello individuato dal centrodestra. Mentre si attende la rinuncia di Silvio Berlusconi a correre per il Quirinale, i partiti di maggioranza avviano un dialogo per giungere a un compromesso accettabile.

La giornata di Letta è iniziata con un faccia a faccia con il leader di Italia Viva Matteo Renzi a palazzo Giustiniani. Al centro dei colloqui, la trattativa in corso sul futuro capo dello Stato. La quadra trovata tra Renzi e Letta viene comunicata proprio dal leader di Iv. “Letta ha detto una cosa che condivido, ha detto che ci vuole un patto di legislatura. Mettiamoci d’accordo, litigheremo nel 2023” ha detto Renzi a L’Aria che tira su La7, rinnovando l’incontro con il segretario dem. Sintonia ritrovata dopo i vecchi malumori.

E interpellato sul leader di Forza Italia, Renzi ha detto di non aver mai “odiato Berlusconi e mai votato Berlusconi e lui non ha mai votato il mio governo. Il feeling si è rotto sul Quirinale, esattamente 7 anni fa in occasione dell’elezione di Mattarella”, ricorda Renzi, che rilancia una figura istituzionale al governo. “L’arrivo di Draghi al Quirinale, ci sta, allora se lui va, a Palazzo Chigi probabilmente servirebbe non un politico ma una figura istituzionale che va bene a tutti. Se i leader vogliono entrare entrano, sono fatti loro”, ha detto il leader di Iv, non allontanando la possibilità di una sua posizione in un probabile futuro governo.

Ma tra colloqui e incontri, sugellati da ‘patti’ e sguardi amichevoli tra nemici di vecchia data, il segretario del Pd si mantiene fedele alla linea tenuta fino ad oggi, con una postilla che suona come un avvertimento all’area del centrodestra: “Il prossimo presidente della Repubblica deve essere scelto con un accordo ra centrodestra e centrosinistra. E non deve essere di parte”. Letta quindi cerca un nome ‘super partes’, che non sia divisivo. E questo, per il dem, non è riconducibile alla figura del Cavaliere.

Ma come si stanno muovendo gli altri partiti? Nel M5s si registra un’apertura alla candidatura del premier Mario Draghi, dopo l’assemblea dei parlamentari che si è tenuto ieri sera, dopo il faccia a faccia tra Conte e Salvini.

Per i pentastallati la priorità resta la tenuta del governo e, per questo, non vogliono porre veti alla nomine di Draghi al Colle. Tranne che su Berlusconi occorre “mettere meno veti possibile”, Draghi compreso, ha detto il presidente della Commissione politiche Ue Sergio Battelli ed anche l’ex viceministro e responsabile del Comitato M5s per l’economia, Stefano Buffagni.

Ma è stato il capogruppo M5S a Montecitorio Davide Crippa a definire la linea individuata durante l’assemblea. Crippa, che fa parte della “cabina di regia” che viene tenuta costantemente aggiornata dal leader Giuseppe Conte, chiarisce che, al di là delle formali smentite dell’ex premier, il confronto con le altre forze politiche è a uno stato piuttosto avanzato. Senza fornire dettagli sugli incontri Conte-Letta e Conte-Salvini, il capogruppo pentastallato ha asscurato che “i nomi ci sono, ma verranno proposti a tempo debito”.

Nel frattempo i forzisti sono al lavoro per avere una linea comune. Lunedì mattina sono convocati i grandi elettori di Forza Italia, circa 150 fra senatori, deputati e delegati regionali, per coordinare le operazioni in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica e per rafforzare il coordinamento con le altre forze politiche del centrodestra.

E nei giochi di nomine, ruoli e amicizie occasionali, Berlusconi potrebbe fare un passo di lato e svolgere il ruolo di king maker per individuare nell’attuale premier il futuro Capo dello Stato. A presentare i giochi del Cavaliere è Vittorio Sgarbi, che fino a poco tempo fa era impegnato nell”operazione scoiattolo’. “Se va Draghi va al Quirinale, c’è contestualmente un nome già deciso come premier che ha Salvini agli interni e Di Maio agli esteri, come al primo Conte. Con la differenza che questa volta è una maggioranza di centrodestra e M5S senza il PD. Altrimenti, se Draghi impone, anche il PD. Non c’è possibilità che Draghi faccia sciogliere nulla perché la sua indicazione è contestuale all’indicazione del Presidente del Consiglio. È chiarissimo”. Chiarezza ostentata dal deputato questa mattina a RTL 102.5.

“Forza Italia ha varie possibilità – ha detto ancora Sgarbi – Berlusconi potrebbe fare un nome nell’area di Forza Italia rimanendone leader. Quel nome, mettiamo la Casellati, è un nome che è espresso da Forza Italia e contemporaneamente lascia a lui il partito. Se il nome è esterno, come potrebbe essere Draghi, allora si può dire che può uscire perfino una votazione. Mi pare che se lui ragiona riesce ad uscire dalla partita vincitore perché di fatto in questo momento si parla solo di lui. Anche se non si candida ha tenuto fin qui e può decidere. Domani o dopodomani deve dire il nome che propone agli altri. Una volta fatto la partita è chiusa e lui in qualche modo l’ha guidata”, conclude Sgarbi.

 

Redazione

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