L'intervista
Referendum Giustizia, Luca Palamara: “Doppio CSM, sorteggio e Alta Corte disciplinare: l’affluenza dipenderà dalla chiarezza con cui si spiegheranno effetti e garanzie”
Luca Palamara, ex magistrato, già presidente dell’ANM e componente del CSM, è autore di saggi che hanno segnato il dibattito sulla giustizia italiana, tra cui Il Sistema e Lobby & Logge (con Alessandro Sallusti). La sua vicenda personale lo ha reso una voce controversa ma centrale nelle discussioni su riforme, correnti e responsabilità disciplinare. Nel ruolo di analista e testimone diretto, interviene spesso nel confronto pubblico. Lunedì si è reso protagonista di un momento di tensione intervenendo in diretta telefonica a Quarta Repubblica, il talk di Nicola Porro.
Perché il suo nome torna sempre quando si parla di riforma della giustizia?
«È inevitabile che si faccia riferimento al mio nome; l’ho messo in conto. Ma oggi la situazione è cambiata: non sono più sottoposto ad alcuna vicenda giudiziaria e parlo da cittadino libero. Non accetto che, nella magistratura o in politica, si usi il mio nome senza consenso. È finita l’epoca in cui si poteva evocarmi per costruire narrazioni altrui».
A chi continua a tirarla in ballo: come reagirà concretamente?
«Questa operazione non la consento più. Mi tutelerò in tutte le sedi e chi lo fa dovrà confrontarsi con me, pubblicamente e nelle aule. L’ho detto dopo l’intervento di Calenda: prima di parlare, ci si informi su come sono andate le cose nella magistratura. Anche nel mio mondo, certe posizioni non rispecchiano più il sentire di molta parte dei magistrati».
È disponibile al contraddittorio in TV e nei comitati del Sì/No?
«Ovviamente sì. Sono curioso di vedere chi accetterà un confronto vero. La mia vicenda è stata segnata da ipocrisia e disinformazione; ai cittadini va spiegato con chiarezza. Il mio racconto non è contro la magistratura: serve a mostrare perché il sistema delle correnti ha fatto il suo tempo e come ne abbia inceppato il funzionamento».
Correnti e CSM: il sorteggio è davvero la misura giusta?
«È una misura estrema, ma necessaria. Spezza il predominio delle correnti: non si andrà al CSM solo perché indicati da una corrente e la sezione disciplinare non ne sarà influenzata. Così nasce una nuova classe dirigente. I sorteggiati sono magistrati di lungo corso: se trattano la vita delle persone, possono valutare anche la carriera dei colleghi».
Separazione delle carriere: perché oggi dice Sì?
«Mai una riforma contro autonomia e indipendenza della magistratura. Ma nei fatti le carriere sono già separate: i passaggi sono rari e le traiettorie sono orientate verso requirente o giudicante. Come ricorda l’art. 111 e insegnava Franco Cordero, parità tra chi accusa e chi difende davanti a chi giudica tutela meglio il diritto di difesa. Per questo il Sì risponde all’esigenza reale».
Un sondaggio dà il 55% per il Sì: la sorprende?
«Non mi sorprende, ma serve prudenza: mancano ancora dei mesi. Bisogna capire come verranno compresi gli altri pilastri della riforma: doppio CSM, sorteggio e soprattutto l’Alta Corte disciplinare. La tenuta del consenso dipenderà dalla chiarezza con cui se ne spiegheranno effetti e garanzie».
Perché un’Alta Corte disciplinare esterna al CSM?
«Per evitare che le tensioni correntizie si scarichino sull’ANM e sui procedimenti disciplinari. C’è un video in cui un dirigente ANM dice “lo abbiamo cacciato” sulla mia vicenda: viene da chiedersi se correnti e ANM influiscano sul disciplinare. La riforma prevede un’Alta Corte esterna: sei componenti indicati da Parlamento e Presidente della Repubblica e nove magistrati sorteggiati, fuori dal CSM. È una garanzia in più per tutti».
In tre parole, la priorità della riforma?
«Fine del correntismo, parità delle parti, responsabilità».
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