Si scrive “contenimento”. Si legge razionamento. Siamo al momento nella fase di “misure volontarie di riduzione della domanda” che i 27 stati europei, tra cui l’Italia, devono realizzare e mantenere tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023 con l’obiettivo di “ridurre i consumi nazionali di gas di almeno il 15% rispetto alla media calcolata negli stessi otto mesi negli ultimi cinque anni”. In pratica siamo a meno riscaldamento e a docce più corte più altri dettagli di comportamento che avremmo fatto bene ad assumere anche prima. Comportamenti virtuosi, “interrompibilità volontaria” nel settore industriale deciso in base al confronto con le categorie produttive. E, ancora, più carbone e più gas nazionale senza per questo, precisa il governo, “mettere in discussione gli impegni di decarbonizzazione per il 2030 che anzi assumano in questa fase un’ulteriore rilevanza ai fini strategici dell’aumento dell’indipendenza energetica”.

La crisi del gas diventa insomma l’occasione per fare prima e meglio la transizione energetica. Non siamo ancora alla fase “obbligatoria” di riduzione della domanda. Che sarebbe lo step successivo, quello previsto dallo stato di “Allerta Ue”. Grazie agli stoccaggi, ad altre fonti di energia e ad un sistema di mutua assistenza, non è previsto che l’Europa entri nella fase di allerta quand’anche Gazprom interrompesse del tutto i rifornimenti. Sono quindici pagine che dovrebbero stare appese in cucina o nella sala in tutte le case italiane, pronte alla consultazione veloce di giovani, meno giovani e piccini. Sono scritte in modo abbastanza semplice, comprensibile da chiunque. O quasi. E sono le nuove regole di civile convivenza ai tempi della guerra del gas che la Russia ha dichiarato all’Europa e alle democrazie occidentali. Si tratta del “Piano nazionale del contenimento dei consumi di gas naturale” che ieri mattina il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ha presentato al governo che poi lo ha diffuso.

È un documento necessario, che fa chiarezza e consente al governo di affrontare con i “quaderni” in ordine la settimana cruciale per provare a contenere e poi spezzare, finalmente, la spirale speculativa che prima la ripartenza dopo il Covid, poi i piani del Cremlino per destabilizzare l’Europa proprio lavorando sui mercati delle materie prime e infine l’invasione dell’Ucraina, rischia di uccidere la brillante ripresa economica dei paesi europei. Tra oggi, venerdì 9 e mercoledì 14, infatti, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen chiarirà quali strumenti Bruxelles è pronta a mettere in atto per spezzare il ricatto di Mosca. Si parla di “tetto al prezzo del gas” in almeno due diverse modalità; di disaccoppiamento del prezzo della corrente elettrica da quello del gas (attualmente sono equiparati ma l’elettricità, grazie alle rinnovabili, costa meno) e di un fondo europeo, un nuovo Recovery fund, per fare fronte all’emergenza. Il Piano nazionale dà conto in premessa di alcune buone notizie: al primo settembre gli stoccaggi italiani sono riempiti all’83,7%, in linea con l’obiettivo del 90% entro ottobre; la diversificazione di fonti e mezzi per affrancarci dai 30 miliardi di mc di gas russo e avviata nei primi mesi dell’anno, già prima della guerra, arriverà a sostituire 25 miliardi di mc entro il 2025. Ma già nel 2024 saremo al sicuro. C’è da tirare la cinghia per un anno. Vediamo come.

I pilastri del Piano nazionale sono, appunto, la riduzione dei riscaldamenti, una serie di comportamenti virtuosi da parte dei cittadini (che saranno raggiunti da una corposa campagna di informazione e comunicazione) e il ritorno a pieno regime delle centrali a carbone e olio ancora attive. In totale si punta a risparmiare 8,2 miliardi di metri cubi di gas come richiesto dall’Europa che ha previsto in tutti i paesi europei un taglio del 15% dei consumi. Con gli stoccaggi che hanno superato 83,7%, e in attesa dei rigassificatori di Ravenna e Piombino che il governo vuole in azione uno nei primi mesi del 2023 e l’altro entro l’anno successivo, e che sono considerati “fondamentali” per l’autunno 2023-2024, il governo punta sull’accelerazione delle rinnovabili e sulla massimizzazione della produzione di energia elettrica, spingendo al massimo le centrali a carbone (a Fusina, Brindisi, Torrevaldaliga e Portovesme sono di Enel, a Fiumesanto di Ep produzione e a Monfalcone di A2A) e quella a olio di San Filippo Del Mela, sempre di A2A.

Il riscaldamento sarà acceso 8 giorni dopo e spento 7 giorni prima in tutta Italia, con una riduzione di un’ora giornaliera per tutto il periodo sia nelle case (dove la temperatura non dovrà fermarsi a 19 anziché a 20) che negli uffici e locali commerciali (termostati bloccati a 17 gradi). Sono esclusi ovviamente ospedali, Rsa e altre utenze sensibili. Non ci saranno, e non ci possono essere, controlli. Il tutto sarà affidato al senso di responsabilità di cittadini e cittadine. Sui social si trovano già brillanti esempi di civismo (delle serie “io in casa mia faccio come mi pare e voglio vedere”). Peggio per loro e per le loro bollette. Nel piano di Cingolani, si parla di “attuare controlli a campione e di monitorare a livello di reti di distribuzione la risposta degli utenti utilizzando i dati orari di prelievo”. Si scommette insomma sul senso di responsabilità. Che è molto più alto di quello che si possa immaginare. Il governo suggerisce anche alcune misure da adottare a costo zero: docce meno calde e meno lunghe, l’utilizzo anche in inverno delle pompe di calore elettriche dei condizionatori, abbassare il fuoco dopo l’ebollizione dell’acqua della pasta, ridurre l’accensione del forno, utilizzare lavatrici e lavastoviglie a pieno carico, staccare le spine se gli elettrodomestici non sono in funzione, spegnere o inserire la funzione a basso consumo del frigorifero quando in vacanza, non lasciare in stand by TV, decoder, DVD, e tenere le luci meno accese.

Ulteriori risparmi possono conseguirsi con comportamenti che richiedono investimenti anche piccoli da parte degli utenti, ad esempio per la sostituzione di elettrodomestici più efficienti, installazione di pannelli solari termici per produrre acqua calda, sostituzione lampadine tradizionali con quelle a led. Sono quattro categorie di misure. Tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023 tra massimizzazione di produzione di carbone e olio combustibile, il grado, l’ora e le due settimane in meno di accensione, le misure comportamentali a costo zero e quelle con piccoli investimenti, possono portare ad un risparmio di 8,2 miliardi di mc di gas. L’obiettivo richiesto. Il mercato e le misure che deciderà Bruxelles su “tetto” e “disaccoppiamento” dovrebbe agire sul prezzo del gas. Che non è a caso è in discesa. Nonostante la minaccia della “grande tempesta globale” che il Cremlino ha annunciato in arrivo sull’Europa.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.