Si accende il dibattito intorno alla contestazione contro la ministra Eugenia Roccella, da parte di un gruppo di attiviste di Non una di meno e di Extintion rebel, ieri al Salone del libro, a Torino. “Tutti hanno il diritto di manifestare”, dice in un’intervista la Roccella, ma critica le modalità della protesta contro di lei e l’atteggiamento di Nicola Lagioia che non ha evidenziato quanto fosse “antidemocratico” impedirle di parlare.

“Capisco che Lagioia sia uno scrittore e quindi lavori di fantasia, ma mi sembra un po’ eccessivo cercare di far passare una discussione accalorata con l’onorevole Montaruli per un’aggressione subita da lui, mentre nel Salone da lui diretto veniva impedita la presentazione di un Libro” spiega la ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Roccella.

Non tarda ad arrivare la risposta del direttore del Salone del Libro di Torino, Nicola Lagioia, che commenta ironicamente di non avere poteri taumaturgici e, pur avendo successi strabilianti con il Salone, “governare le folle da solo è un altro discorso, non ne ho facoltà e tutto sommato neppure vorrei averla”. Lagioia presegue – “l’aspetto grave della vicenda è tutto nel fatto di essere stato aggredito da quella che è comunque per il suo stesso ruolo una rappresentante delle istituzioni. Se lo fa Montaruli il livello cambia, e di molto.” Durante la contestazione infatti la parlamentare Augusta Montaruli (Fdi), rimasta accanto alla ministra, ha attaccato il direttore del Salone Lagioia per non aver difeso la Roccella in una situazione del genere.

“Questo considerare un intellettuale che fa un certo lavoro col sostegno delle istituzioni come un loro dipendente, uno che è al loro servizio “per soldi” è grave, è una sgrammaticatura istituzionale – commenta e conclude Lagioia – “rullo di tamburi per quando me ne andrò? Il mandato è già scaduto”

Roccella sull’aborto – “Non c’è nessuna battaglia. C’è una legge che viene rispettata. L’obiezione di coscienza non impedisce affatto l’accesso all’interruzione di gravidanza e infatti il carico di lavoro per i medici non obiettori è di un aborto a settimana”. Dopo 45 anni “è una legge che è stata applicata, quindi non mi sembra necessario intervenire“.

Roccella sui diritti Lgbtq+ “Come governo non abbiamo fatto assolutamente nulla, e non c’è stata neppure un’azione legislativa da parte del Parlamento.” C’è stata una sentenza della Cassazione che ha disegnato un percorso preciso per chi eventualmente torna dopo aver commesso il reato di utero in affitto ma all’estero e questo percorso consente l’adozione in casi particolari, cioè esattamente ciò che veniva chiesto quando ci fu l’approvazione delle unioni civili da parte delle associazioni Lgbtq+”. Il Parlamento “sta discutendo sulla perseguibilità del reato di utero in affitto anche quando commesso all’estero – ricorda -. Ovviamente non si tratta di arrestare le persone che rientrano in Italia ma di rendere efficace la sanzione, perché questa pratica in realtà non è stata mai perseguita”

 

Giulio Pinco Caracciolo

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