Da una parte i 17 milioni di italiani ancora indifesi davanti al virus e il dibattito sul Green Pass obbligatorio sul ‘modello francese’, dall’altra la destra sovranista che strizza l’occhio all’universo no-vax. È il livello del dibattito politico in Italia, che di fronte al rischio concreto di un ritorno forte dell’epidemia di Coronavirus a causa della variante Delta si divide tra chi spinge per l’obbligo del vaccino, come il segretario del PD Enrico Letta, e chi al contrario si improvvisa virologo e ribatte sconsigliando il vaccino agli under 40.

È il caso di Matteo Salvini e di Francesco Lollobrigida, rispettivamente leader della Lega e capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Partiamo proprio da quest’ultimo, che in una intervista concessa domenica a Repubblica si traveste da virologo e spiega: “Non consiglierei a nessuno sotto i 40 anni di farlo, perché la letalità è inesistente”.

Nonostante sia l’unica arma contro il Coronavirus, Lollobrigida dice di consigliare il vaccino “agli over 50”, mentre “tra i 40 e 50 bisogna riflettere bene, io stesso ho riflettuto moltissimo. Le vaccinazioni non garantiscono dall’infezione”. Sembra paradossale, ma il capogruppo alla Camera di FdI non sa che la vaccinazione di massa, anche dei giovani, diminuisce la possibilità di ‘nascita’ di nuovi varianti del virus, che potrebbero essere ancora più aggressive di quella Delta e ‘respingere’ gli effetti del vaccino.

Lollobrigida almeno ammette di essersi vaccinato “con Johnson, dopo avere preso il Covid”, mentre si aspetta ancora un cenno in questo senso da parte della sua leader Giorgia Meloni, sempre molto attiva sui social network nel commentare ogni tipo di notizia ma che ad oggi non ha dato notizie della sua vaccinazione.

Il capogruppo meloniano si dice contrario anche al ‘modello francese’ sul Green Pass perché “contro le logiche segregazioniste”, posizione che condivide con l’altro leader della destra sovranista. Anche Matteo Salvini non ha timori nello strizzare l’occhio ai no-vax e nel farlo tira in ballo addirittura il figlio 18enne: “Mi rifiuto di vedere qualcuno che lo insegue con un tampone o una siringa. Prudenti sì terrorizzati no”.

In una intervista a Repubblica anche l’ex ministro dell’Interno si dice contrario al vaccino ai giovani: “Mettiamo in sicurezza dai 60 in su, da 40 a 59 scelgano, per i giovani non serve. Per di più, se vogliamo il Green Pass per tutti, al momento finiremmo a ottobre, facendo saltare la stagione e le vacanze. Sarebbe devastante. E inutile”.

Una posizione motivata da una lettura particolare dei numeri da parte di Salvini: “L’85 per cento dei deceduti ha più di 70 anni. E sotto i 60, il tasso di mortalità è inferiore all’1 per cento. Va insomma completata l’opera egregia del generale Figliuolo, ma non se ne parla di imporre obblighi, specie ai più giovani. Dall’inizio della pandemia di Coronavirus, i morti tra i 10 e i 29 anni sono stati 85, vale a dire lo 0,1 per cento”. Anche in questo caso Salvini non sa, o fa finta di non sapere, che la circolazione del virus rischia di creare nuove varianti che potrebbero avere effetti ignoti sull’efficacia del vaccino. Ieri lo stesso Salvini aveva detto che il Green Pass per ristoranti e bar sarebbe “il casino totale, è una cazzata pazzesca”.

A rispondere indirettamente a Lollobrigida e Salvini è, dalle colonne de La Stampa, l’ex direttore dell’Ema Guido Rasi, che sottolinea come la variante Delta sia creando qualche problema proprio tra le fasce più giovani della popolazione. “Non possiamo permetterci che il virus continui a circolare tra i ragazzi – spiega Rasi – Qualche leader esita pure a vaccinarsi mentre aiuterebbero i buoni esempi. In ogni caso, per la scienza fino a 12 anni i bambini vanno vaccinati”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia