Arrestato per primo e subito sbattuto in cella. Sottoposto a continui interrogatori. Infine messo davanti all’arresto della figlia, Silvia, per la quale è stato disposto lunedì il trasferimento in un carcere di Bruxelles. Con queste premesse l’ex eurodeputato Pierantonio Panzeri (ex Pd e poi Articolo 1) ha finito ieri per accettare di collaborare con i giudici belgi. Lo ha indicato la procura di Bruxelles che parla di “importante evoluzione” nell’inchiesta.

Panzeri, che nell’ambito del Qatargate si trova sempre agli arresti per aver partecipato ad una organizzazione criminale in qualità di dirigente, di riciclaggio di denaro e di corruzione pubblica ha firmato un memorandum con il procuratore federale nel quadro delle norme sui pentimenti. In particolare si è impegnato a informare gli inquirenti sulle modalità operative finanziarie seguite, sugli accordi finanziari con stati terzi, sui beneficiari dell’operazione, sul coinvolgimento e sull’identità delle persone che ammetterebbe di aver corrotto. Gli avvocati di Panzeri sono contraddetti: “In 25 anni ho visto raramente come ne ho viste su questo dossier. Ho scoperto leggendo i giornali cose che non sapevamo dagli atti”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.