«Se non cominciamo a mettere mano seriamente a una volontà riformatrice, avremo sempre riformucole», afferma l’ex pm Carlo Nordio intervenendo a Napoli al convegno organizzata dalla Camera penale pretendo spunto anche dal suo libro “Giustizia ultimo atto, da Tangentopoli al crollo della magistratura”. La riforma è al centro del grande e più attuale dibattito sulla giustizia. «In questa riforma – aggiunge Nordio a proposito della proposta della ministra Marta Cartabia ci sono anche alcune cose positive, ma finché si approvano riforme che sono pannicelli caldi rispetto alle grandi questioni della giustizia queste non saranno risolte».

Nordio a Napoli cita l’antico filosofo greco Zaleuco per dire che sarebbe il momento di limitare e semplificare le leggi. Zaleuco proponeva che chiunque proponesse una nuova legge lo facesse con una corda intorno al collo in modo che se la legge non fosse stata approvata sarebbe stato impiccato seduta stante. «La ragione era semplice – spiega l’ex pm – Più si corrompe, più si sfornano leggi e più queste leggi sono complicate e contraddittorie e consegnano al pubblico ufficiale una tale discrezionalità che sconfina nell’arbitrio. La produzione normativa andrebbe diminuita, questo avrebbe un impatto sia sull’accelerazione dei processi, ma anche sulle indagini penali, sul problema relativo a discrezionalità e obbligatorietà dell’azione penale». Già, l’azione penale che spesso finisce per diventare arbitraria.

«Non per colpa dei pm – sostiene Nordio – ma perché c’è una tale sproporzione tra i mezzi che abbiamo e i fini che ci proponiamo che alla fine qualcosa resta nel cassetto, qualcosa va in prescrizione, qualcosa no. Depenalizzazione, decriminalizzazione o eliminazione dei reati bagatellari come dir si voglia, sono interventi minimi. La Costituzione deve essere toccata ma da un’altra parte. Ideologicamente, da liberale non amo l’articolo 1 della Costituzione, preferirei che l’Italia fosse una repubblica fondata sulle libertà». L’ex pm affronta quindi le differenze tra la cultura anglosassone e quella italiana in relazione al ruolo e ai poteri del pubblico ministero. «Noi la dobbiamo risolvere questa dicotomia perché non esiste Paese al mondo in cui un pm ha potere sulla polizia giudiziaria e stesse garanzie del giudice. Personalmente sarei per l’esempio britannico: le indagini le fa la polizia e il pm valuta senza avere potere gerarchico e di iniziativa, potere che spesso si risolve in indagini costose, dolorose, infondate, delle quali nessuno rende conto».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).